Golfo 2025: l’Italia di Meloni in prima linea con Francia e Germania nella corsa agli investimenti
La partecipazione di Giorgia Meloni al 46esimo vertice del Consiglio di Cooperazione del Golfo (Gcc), in programma a Manama, capitale del Bahrein, segna un momento strategico per la politica estera italiana.
Invitata dal re Hamad bin Isa Al Khalifa, la premier è il primo leader europeo ad accedere ufficialmente al summit di quest’anno, un riconoscimento che conferma la fiducia dei paesi del Golfo nell’Italia come interlocutore credibile e partner affidabile. L’invito non è solo simbolico, ma offre a Roma un’opportunità concreta per rafforzare il ruolo del Paese come ponte tra Europa e Medio Oriente.
Cos’è il Gcc e perché è rilevante
Il Gcc comprende Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Oman e Qatar ed è il principale organismo di cooperazione regionale nel Golfo Persico. Il summit annuale dei Capi di Stato è riservato ai soli membri, e la partecipazione di leader esterni rappresenta un’eccezione rara, concessa in passato solo a Cina, Regno Unito, Turchia e Francia.
Le decisioni del Gcc hanno impatti diretti su sicurezza regionale, energia, commercio e investimenti, settori in cui l’Europa e in particolare l’Italia possono rafforzare partnership strategiche. Nel 2025, il Segretario Generale del Gcc ha ribadito l’intenzione di espandere le collaborazioni con partner mediterranei, puntando su sviluppo economico, sicurezza condivisa e stabilità regionale.
Opportunità strategiche per l’Italia
Per l’Italia, il vertice rappresenta un’occasione unica per consolidare vantaggi energetici, economici e diplomatici. Sul fronte energetico, i Paesi del Golfo restano centrali per il mercato globale e un dialogo rafforzato consente a Roma di garantire forniture stabili e negoziare progetti di transizione energetica e infrastrutture.
In campo commerciale, le relazioni tra Italia e Gcc sono in rapida crescita, con esportazioni in aumento e forte domanda di prodotti industriali, tecnologie, infrastrutture e servizi.
Dal punto di vista diplomatico, l’Italia si posiziona come interlocutore europeo strategico, capace di mediare tra Europa e Medio Oriente.
Settori chiave per l’Italia nel Golfo
Negli ultimi anni, l’Italia ha consolidato la propria presenza nei settori industriali e tecnologici della regione.
Tra il 2024 e il 2025 le esportazioni italiane di tecnologie per petrolio e gas verso gli Emirati Arabi Uniti sono cresciute del 45,9 per cento, superando i 292 milioni di euro.
Attualmente l’Italia copre circa il 10 per cento del mercato degli equipaggiamenti oil & gas degli UAE, dimostrando la competitività del “Made in Italy” anche nel comparto tecnologico. Molte aziende italiane offrono già soluzioni per impianti LNG, infrastrutture e tecnologie sostenibili, rispondendo alla crescente domanda energetica dei paesi del Golfo.
Export e presenza diretta delle imprese italiane
Il 2024 ha segnato un record anche per le esportazioni italiane verso gli Emirati, con un valore di circa 7,9 miliardi di euro, in crescita del 19,4 per cento rispetto all’anno precedente, e un avanzo commerciale di circa 6 miliardi. I settori principali includono meccanica, macchinari, tecnologie industriali, moda, gioielli, arredamento e agroalimentare.
La presenza diretta delle aziende italiane nella regione è significativa: centinaia di imprese operano negli Emirati e negli altri Paesi del Gcc attraverso joint venture, filiali e investimenti, favorendo sia l’export sia la produzione locale e il rafforzamento del brand italiano.
Infrastrutture, energia pulita e sostenibilità
I paesi del Golfo stanno inoltre investendo massicciamente in infrastrutture, energia pulita e progetti di modernizzazione, ambiti in cui le aziende italiane possono offrire tecnologie, know-how e prodotti competitivi.
Il dialogo con il Gcc può facilitare accordi industriali e infrastrutturali, creando nuove opportunità per le Pmi italiane in settori ad alto valore aggiunto. Rafforzare la cooperazione con la regione significa anche diversificare mercati e approvvigionamenti, riducendo la dipendenza dell’Italia da shock esterni e instabilità geopolitica.
Francia, Germania e Italia: competizione e opportunità nel Golfo
Francia, Germania e Italia sono oggi i principali paesi Ue a competere per rafforzare i rapporti economici e diplomatici con il Gcc.
La Francia ha un ruolo di primo piano: nel 2024 il commercio bilaterale con il Golfo ha superato i 21 miliardi di euro, supportato da una rete di oltre 17.000 esportatori e da una presenza consolidata in settori come energia, aerospazio, infrastrutture e tecnologia.
La Germania, pur affrontando una concorrenza crescente da Cina e Paesi asiatici, rimane un partner industriale tradizionale e strategico, con investimenti significativi in tecnologia, macchinari e infrastrutture nella regione.
L’Italia, dal canto suo, sfrutta l’iniziativa diplomatica della premier Meloni e la presenza diretta delle imprese per accrescere la propria competitività nei settori industriali, energetici e infrastrutturali.
La sfida tra questi tre Paesi riguarda non solo l’export di prodotti e servizi, ma anche la capacità di costruire partnership a lungo termine, esercitare influenza diplomatica e attrarre investimenti dal Golfo. La competizione è intensa, ma anche stimolo per rafforzare l’integrazione industriale e tecnologica europea nell’area.
Il ruolo dell’Ue e la strategia collettiva
Parallelamente agli sforzi dei singoli Stati, l’Unione europea ha adottato una “Strategia per il Golfo” per rafforzare cooperazione su energia, clima, innovazione, digitalizzazione, sicurezza e commercio.
Nel 2025 sono iniziati negoziati tra Ue e Emirati Arabi Uniti per un accordo di libero scambio volto a liberalizzare commercio, investimenti e cooperazione in settori strategici come energie rinnovabili, idrogeno verde e materie prime critiche.
Queste iniziative mostrano come il Gcc rappresenti per i paesi europei sia un’opportunità economica collettiva sia una sfida competitiva per ottenere la quota più rilevante del mercato del Golfo.
Per Italia, Francia e Germania, il successo nella regione dipenderà dalla capacità di combinare presenza industriale, diplomazia efficace e networking strategico.
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