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Umanizzare la tecnologia: dallo shopping online all'intelligenza artificiale

• Mar 31, 2021, 2:00 PM
4 min de lecture

I lockdown dovuti alla pandemia hanno messo in luce quanto siamo dipendenti dalla tecnologia. Il che ha spinto le aziende a pensare a nuovi modi di interagire con i consumatori che fanno acquisti in remoto.

​​Un approccio più umano per gli acquisti online

In Medio Oriente le interazioni online sono in crescita. Nonostante questo, le vendite del settore dell'abbigliamento sono calate drasticamente dall'inizio del 2020. Secondo alcuni, questo è dovuto alla necessità di un approccio più umano. Un'idea sfruttata da GetBEE, fornitore di servizi software con sede a Dubai. GetBEE ha creato la prima piattaforma personalizzata per le aziende in grado di farle di interagire meglio con i clienti, che possono visualizzare il prodotto, valutarlo e ricevere consigli personalizzati in incontri individuali on line.

L'ad dell'azienda, Thea Myhrvold, un'ex insegnante convertitasi al mondo dell'impresa, ci informa che per i quasi 20 marchi che utilizzano la loro piattaforma le vendite al dettaglio online sono aumentate in media del 28 per cento nel giro di pochi mesi, in netta controtendenza nel settore della moda: "Fare acquisti online può essere un'esperienza molto solitaria, ma dopo tutto sono persone che comprano da persone. L'86 per cento dei clienti preferisce avere a che fare con una persona piuttosto che con un chatbot. Ed è per questo che la personalizzazione funziona".

Chalhoub Middle East rappresenta rivenditori al dettaglio di lusso, tra cui Lancôme e Faces. Anche per loro l'umanizzazione delle piattaforme online è la via da seguire, soprattutto in epoca di pandemia, sostiene la digital project manager Aleksandra Harciarek: "Ci ha aiutati a sopravvivere e a generare risultati che non ci sarebbero stati se fossimo rimasti ad aspettare che i nostri tecnici mettessero in piedi delle piattaforme di e-commerce".

Un'intelligenza artificiale più umana

Data la necessità di creare tecnologia che abbia un output umano più riconoscibile che ispiri fiducia, gli sviluppatori ritengono che sia altrettanto fondamentale inserire del valore umano in tecnologie più complesse - come l'intelligenza artificiale e il machine learning.

Ma la tecnologia può mentire? La risposta è "sì". Tutto dipende dalla componente umana, dai dati che inseriamo per guidare l'apprendimento automatico. Nel 2015 l'intelligenza artificiale del software di reclutamento di Amazon decise che i curriculum contenenti la parola "donna" erano meno interessanti. Da uno studio dell'Mit è risultato che nel 2018 gli algoritmi per il riconoscimento facciale facevano più errori con i neri che con i bianchi. È per problemi di questo genere che nel 2020 Microsoft, Ibm e Amazon si sono rifiutati di vendere il loro software di riconoscimento facciale alla polizia americana, anche per timore che potesse condurre a casi di profilazione razziale e sorveglianza di massa.

Ma solo un quarto delle aziende considera le implicazioni etiche prima di investire nell'intelligenza artificiale, secondo Price Waterhouse Coopers.

La startup DatumCon addestra le reti neurali del suo software d'intelligenza artificiale per garantire trivellazioni petrolifere sicure, verificare il rispetto delle misure di protezione dal Covid, e rilevare le emozioni umane. L'amministratore delegato, Cesar Andres Lopez, afferma che l'intelligenza artificiale è superiore agli esseri umani nello svolgimento di compiti specifici, ma ha bisogno di una guida umana per compiti più complessi, come il rilevamento delle emozioni.

DatumCon utilizza 30 mila volti diversi per insegnare al software a rilevare tutte le emozioni di base, sotto la supervisione di uno psicologo. Il tutto nel tentativo di creare una tecnologia più cosciente dell'umano, con una coscienza quasi umana.