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Vertice di Washington: il ruolo dell’Italia e la controproposta europea per la pace in Ucraina

• Aug 19, 2025, 7:08 PM
4 min de lecture
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In attesa del bilaterale Zelensky-Putin, il vertice di Washington convocato nella giornata di lunedì dal Presidente statunitense Donald Trump, con i leader europei e il Presidente ucraino, ha messo in chiaro le condizioni messe sul tavolo da entrambe le parti, per arrivare alla pace.

Centrale il tema delle garanzie di sicurezza richieste da Kiev, su cui l’Italia, con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha avuto un ruolo chiave proponendo un meccanismo simile a quello previsto dall’articolo 5 della Nato, che prevede l'intervento di tutti i Paesi signatari dell'Alleanza in difesa di un membro attaccato.

La proposta sarà discussa nella prossima riunione tra la “coalizione dei volenterosi” e gli Stati Uniti. Ne abbiamo parlato con Raffaele Marchetti, Direttore del Centro Studi per gli Affari Internazionali e Strategici della Luiss di Roma.

Il ruolo diplomatico dell’Italia

Le parole di Trump, che ha definito Meloni “una grande leader e fonte d’ispirazione”, hanno di fatto ufficializzato il suo ruolo di mediatrice tra Stati Uniti ed Europa.

A rafforzarne la posizione anche l’idea di un sistema di garanzie di sicurezza ispirato all’articolo 5 Nato, pur senza l’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza Atlantica. Una proposta che sembra aver trovato consenso tra diversi partner europei presenti al summit della Casa Bianca.

“Il punto forte di Meloni” sottolinea Marchetti, “è stato dire: teniamo insieme Stati Uniti ed Europa. Dove ci sono gli europei in Ucraina ci devono essere anche gli statunitensi”. E aggiunge: “Fin dall’inizio, a differenza di Macron che proponeva l’invio di truppe europee a prescindere, Meloni ha insistito sul fatto che non si potessero mandare militari senza gli Stati Uniti. Un punto di realismo positivo”.

Il vertice è stato un successo per Trump?

Sul ruolo di Trump, Marchetti osserva: “Sarà un vero successo per il presidente Usa se la pace arriverà. Ma anche solo l’aver creato un tavolo negoziale è già un merito. Il fatto che i due incontri si siano tenuti negli Stati Uniti è un segnale di prestigio: avere i leader europei a Washington significa riaffermare che quello è il centro del mondo”.

Secondo l’analista, però, l’iniziativa di Trump ha anche messo in luce gli errori del passato: “Se questa pace si farà, emergerà che gli europei hanno puntato a respingere i russi dall’Ucraina piuttosto che cercare un compromesso. È come se Trump dicesse: avete sbagliato, bisognava trovare un accordo prima, avremmo risparmiato vite, distruzione e denaro”.

Un cambiamento di prospettiva

Per Marchetti, il fatto che le garanzie di sicurezza abbiano dominato il vertice rappresenta una svolta significativa: “Fino a pochi mesi fa gli europei insistevano sull’idea che la Russia dovesse essere sconfitta e che tutti i territori fossero riconquistati. Oggi non si discute di questo, ma delle condizioni di sicurezza per Kiev”.

"Questo punto rafforza la posizione europea: si è posto l’accento sul fatto che la presenza di truppe europee e americane in Ucraina sia parte delle condizioni di sicurezza per arrivare alla pace. Un aspetto che Mosca rifiuta”.

La controproposta europea

Il vertice è stato anche l’occasione per valutare una controproposta alle richieste di Putin spiega Marchetti: “Alla condizione del Cremlino di tenersi i territori occupati, gli europei hanno risposto con la possibilità di inviare truppe a sostegno di Kiev. La Russia ha però chiarito di non voler forze Nato sul terreno, né dispositivi simili all’articolo 5”.

Quanto ai margini di negoziazione di Zelensky, l’ordine degli incontri è indicativo: “Trump prima è andato a parlare con Putin e solo dopo con Zelensky e gli europei. Non il contrario. Questo è fondamentale per capire l’andamento del negoziato. L’incontro con gli europei ha permesso di chiarire meglio quali siano i limiti e le possibilità della trattativa”.