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Nel carcere di Rebibbia entra lo sport con la mini Olimpiade dei Giochi della Speranza

• Aug 30, 2025, 4:19 AM
10 min de lecture
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Un pallone che rotola su un campo di calcetto, tra un detenuto e un magistrato. Una partita di pallavolo tra agenti penitenziari e rappresentanti della società civile. Qualcuno gioca con l'agonismo riservato a una finale, altri sorridono. Nessuno sta solo a guardare.

È l'iniziativa inedita, andata in scena nel cuore del carcere di Rebibbia a Roma, nel Nuovo Complesso “Raffaele Cinotti”, dove si è tenuta la prima edizione dei Giochi della Speranza: una mini Olimpiade che ha rivoluzionato per una mezza giornata la routine dell'istituto di pena - 1550 detenuti, 28 dei quali hanno gareggiato contro le rappresentative della polizia penitenziaria, degli esponenti della società civile e dei magistrati.

In maglia gialla detenuti, in pettorina rossa rappresentanti della società civile - carcere di Rebibbia
In maglia gialla detenuti, in pettorina rossa rappresentanti della società civile - carcere di Rebibbia Euronews

Per un giorno, tra le mura di uno dei penitenziari più affollati d’Italia, si è aperto uno spazio inatteso: non una fuga, ma una sospensione. Non una festa, ma un gesto di fiducia.

Quattro squadre – detenuti, agenti, magistrati, società civile – hanno condiviso il campo, superando le linee che ogni giorno li separano. È stato un piccolo evento, ma carico di senso.

L'“Olimpiade carceraria”, organizzata dalla Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport, dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) e dalla rete di magistrati “Sport e legalità”, è nata come lascito del Giubileo degli sportivi e si è subito rivelata una delle iniziative più significative in ambito penitenziario degli ultimi anni.

I Giochi della Speranza dove il Papa ha aperto la Porta Santa

E non è un caso che l'evento sia stato organizzato a Rebibbia, dove lo scorso 26 dicembre, Papa Francesco aprì la Porta Santa, in segno di speranza e inclusione per i detenuti, segnando un momento storico nella storia dei Giubilei ordinari.

I Giochi della Speranza hanno visto scendere in campo quattro rappresentative sportive (detenuti, polizia penitenziaria, magistrati ed esponenti della società civile) che si sono confrontati in varie discipline sportive: calcio a 5, pallavolo, atletica leggera, tennis tavolo, calcio balilla e scacchi.

"Come tutte le idee folli, quella dei Giochi della Speranza è nata durante le Olimpiadi di Parigi, dove presentammo il libro Padre Henri Didon - Un dominicano alle origini dell’olimpico. È a lui che dobbiamo il motto olimpico "Citius Altius Fortius”. Abbiamo pensato di portare i valori olimpici là dove si fa più fatica a entrare, in carcere"* ha commentato Daniele Pasquini, presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport.

Ma cosa significa davvero organizzare un evento del genere in un luogo come Rebibbia?

Rebibbia, la cittadella della detenzione nella banlieue romana

Nel quadrante nord-est di Roma, tra le periferie di Pietralata e Casal de’ Pazzi, Rebibbia si presenta come un’isola a sé. Non è solo un carcere, ma un’intera cittadella della detenzione. La sua forma moderna nasce nel 1971, come risposta all’affollamento dell'istituto di pena Regina Coeli. Oggi ospita circa 2.700 persone, rendendolo uno dei poli penitenziari più grandi e complessi d’Italia.

La struttura è suddivisa in quattro sezioni principali: il Nuovo Complesso “Raffaele Cinotti”, la Terza Casa, la Casa di Reclusione e l’Istituto Femminile “Germana Stefanini”. In totale, circa 1.927 uomini e 352 donne, con una percentuale di detenuti stranieri che sfiora il 13 per cento tra gli uomini e supera il 40 per cento tra le donne. Numeri che parlano di una popolazione carceraria frammentata, spesso segnata da marginalità sociale e fragilità personali.

Reati, dipendenze, esclusione

Più della metà dei detenuti è in carcere per reati contro il patrimonio: furti, rapine, truffe. Circa il 40 per cento per reati contro la persona, comprese aggressioni e omicidi. Ma uno dei dati più significativi riguarda la tossicodipendenza: il 30–35 per cento è recluso per reati legati alla droga o presenta una storia di dipendenze che ha influenzato scelte e destino giudiziario.

Dietro ogni statistica, una storia: piccoli spacciatori condannati come grandi trafficanti, donne entrate per proteggere un partner violento o colpevole, giovani senza alternative reali alla strada. Per molti, il carcere non è un’eccezione, ma un passaggio già previsto nel copione della propria vita.

Anche Rebibbia sconta il sovraffollamento che affligge l’intero sistema penitenziario italiano. A livello nazionale, a fronte di una capienza regolamentare di circa 51.000 posti, i detenuti superano i 62.000. Nelle celle promiscue manca lo spazio vitale, le attività sono ridotte, l’accesso alle cure spesso ostacolato.

Sport come antidoto e speranza

In questo contesto, i Giochi della Speranza sono stati molto più che un evento sportivo. Il presidente del Coni (Comitato olimpico nazionale italiano), Giovanni Malagò, che non si è negato qualche minuto di tennis tavolo, ha commentato: "Iniziativa strepitosa ed è stato importanti esserci, toccare con mano, guardare con i propri occhi, al di là di qualsiasi aspettativa. Mi è piaciuta molto l’idea di questo torneo multidisciplinare"

Sembra un'idea provocatoria ma è eccellente. Qui in carcere c'è grande rispetto per gli arbitri e per le regole

Tra l'altro, il Comitato Olimpico è sempre stato vicino agli emarginati, agli immigrati, ai carcerati, a chi ha avuto meno fortuna. Noi siamo qui per questo
Giovanni Malagò
presidente CONI

Il presidente del Coni Giovanni Malagò assiste a una partita di scacchi nell'abito dei Giochi della Speranza - carcere di Rebibbia
Il presidente del Coni Giovanni Malagò assiste a una partita di scacchi nell'abito dei Giochi della Speranza - carcere di Rebibbia Euronews

Recidiva e riscatto

Oggi in Italia oltre il 60 per cento delle persone che escono dal carcere, ci rientra. Ma per chi riesce ad avere un lavoro stabile, la recidiva crolla fino all’1 per cento. Ecco perché momenti come i Giochi della Speranza hanno un valore che va ben oltre la giornata in sé: offrono occasioni reali di responsabilità, relazioni, dignità.

"I Giochi della Speranza rappresentano un momento di incontro tra le istituzioni, il mondo carcerario e la società civile e l'inizio di un percorso da fare insieme" ha detto il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Velletri, Fabrizio Basei, fondatore della rete magistrati "Sport e Legalità"

Non una fuga, ma una vittoria

Rebibbia è un luogo che concentra i contrasti del nostro tempo: giustizia e vendetta, punizione e possibilità, disperazione e umanità. È stato il carcere del boss di Cosa Nostra Totò Riina, ma anche la prigione-laboratorio della scrittrice Goliarda Sapienza. Dentro, le ombre sono tante, ma non manca la luce.

Si comincia con una mezza giornata di sport.

Di seguito le graduatorie nelle varie discipline:

Pallavolo

  1. Società civile
  2. Magistrati
  3. Polizia penitenziaria
  4. Detenuti

Calcio a 7

  1. Detenuti
  2. Polizia penitenziaria
  3. Magistrati
  4. Società civile

Atletica - Gara velocità 60 m.

  1. Polizia penitenziaria
  2. Detenuti
  3. Magistrati

Atletica - Staffetta 4x800

  1. Polizia Penitenziaria
  2. Società civile
  3. Magistrati
  4. Detenuti

Tennis Tavolo

  1. Detenuti
  2. Magistrati
  3. Società Civile
  4. Polizia penitenziaria

Scacchi

  1. Magistrati
  2. Detenuti

Calcio balilla

  1. Polizia penitenziaria
  2. Detenuti
  3. Società Civile
  4. Magistrati

Questa la classifica generale dei Giochi della Speranza:

Polizia penitenziaria - punti 14

Magistrati - punti 11

Detenuti - punti 10

Società civile - punti 7


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