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L'Ue discute il "muro anti-droni" russi: di cosa si tratta e quali Paesi partecipano

• Sep 26, 2025, 3:22 PM
5 min de lecture
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L'Unione Europea ha formalmente lanciato un'iniziativa per la creazione di un "muro anti-droni" lungo il fianco orientale del blocco, un passo che segue le recenti violazioni dello spazio aereo di diversi Paesi Ue da parte della Russia.

La riunione inaugurale del progetto si è svolta venerdì pomeriggio e ha riunito dieci Stati membri: Bulgaria, Danimarca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia e Finlandia. La Commissione europea ha presieduto i colloqui e la Nato era presente come osservatore.

Anche l'Ucraina è stata invitata a partecipare. Il Paese ha sviluppato infatti una tecnologia avanzata nel settore e si stima che abbia la capacità di produrre quattro milioni di droni all'anno.

Questa settimana, il presidente Volodymyr Zelensky ha annunciato che l'Ucraina inizierà a esportare armi di produzione nazionale, eliminando una restrizione della legge marziale.

Di cosa si compone il muro dell'Ue contro i droni russi

"La Russia sta mettendo alla prova l'Ue e la Nato e la nostra risposta deve essere ferma, unita e immediata. Nell'incontro di oggi abbiamo deciso di passare dalle discussioni ad azioni concrete", ha dichiarato Andrius Kubilius, Commissario europeo per la Difesa, in una conferenza stampa in Finlandia dopo i colloqui online.

Le difese contro i droni sono uno dei tre pilastri di una più ampia "sorveglianza del fianco orientale", con gli altri due che sono un muro di terra e un muro marittimo, ha spiegato Kubilius, secondo cui il "muro" avrà il duplice scopo di rilevamento e intervento di droni ostili.

Il commissario ha indicato di cosa dovrebbe comporsi tale barriera difensiva, elencando radar, sensori acustici, disturbatori di segnale, intercettori e artiglieria tradizionali.

"Dobbiamo capire che tipo di sistemi dobbiamo sviluppare per essere più efficaci", ha detto Kubilius, "e riconoscere che al momento la nostra efficacia nel combattere i droni non è al livello necessario".

Quanto all'orizzonte temporale del progetto, Kubilius ha parlato di un anno sulla base dell'analisi degli esperti, anche se ha avvertito di non essere convinto della stima. La Commissione intende lavorare con gli Stati membri, i rappresentanti dell'industria e l'Ucraina per sviluppare una tabella di marcia più specifica.

Le discussioni dovrebbero proseguire la prossima settimana durante un vertice informale dei leader dell'Ue a Copenaghen, dove l'argomento dovrebbe figurare in cima all'ordine del giorno.

L'Ucraina ha sviluppato un vantaggio nella produzione di droni.
L'Ucraina ha sviluppato un vantaggio nella produzione di droni. AP Photo

Quali sono state le risposte finora alle incursioni russe nell'Ue

La prima incursione si è verificata in Polonia due settimane fa, quando 19 droni russi hanno sorvolato il territorio nazionale, provocando un'azione di abbattimento. Poi, in Romania, un drone russo e, in Estonia, tre caccia MiG-31 russi.

Lunedì di questa settimana, tre droni di grandi dimensioni sono stati avvistati all'aeroporto di Copenaghen, causando l'interruzione totale delle operazioni per quasi quattro ore. Mercoledì, l'attività dei droni ha costretto a interruzioni all'aeroporto di Aalborg. I media svedesi hanno poi riferito di un avvistamento altrettanto misterioso nella regione meridionale di Karlskrona.

La successione degli episodi ha sollevato domande sulla mancanza di preparazione del blocco ad affrontare la guerra con i droni, che l'invasione russa dell'Ucraina ha elevato a una nuova dimensione.

La Polonia, ad esempio, ha fatto ricorso a missili da svariati miliardi di dollari per abbattere droni a basso costo, mentre la Danimarca ha ammesso di non avere un sistema di difesa aerea terrestre.

Un'altra questione cruciale per il muro dei droni è la sua compatibilità con la Nato. Per anni, i tentativi dell'Ue di formare una vera e propria Unione Europea di Difesa sono stati ostacolati dall'Alleanza Atlantica, ma difronte alle aggressioni russe l'Ue ha lanciato Readiness 2030, un programma di spese militari con una dotazione di 150 miliardi di prestiti agevolati per i Paesi membri.


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