Bruxelles avverte Orbán dopo invito in Ungheria per Netanyahu: deve rispettare i mandati della Cpi
La Commissione europea ha lanciato un avvertimento a Viktor Orbán dopo che il primo ministro ungherese ha annunciato di voler invitare il suo omologo israeliano, Benjamin Netanyahu, ignorando il mandato di arresto della Corte penale internazionale (Cpi).
Ignorare l'ordine violerebbe gli obblighi internazionali e comporterebbe un danno di reputazione, ha dichiarato a Euronews la vicepresidente della Commissione Věra Jourová.
Giovedì la Corte ha emesso mandati di arresto per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il suo ex ministro della Difesa Yoav Gallant e i leader di Hamas, accusandoli di crimini di guerra e crimini contro l'umanità per la guerra a Gaza e gli attacchi dell'ottobre 2023 che hanno scatenato l'offensiva di Israele nel territorio palestinese.
Il tribunale ha anche emesso un mandato nei confronti di Mohammed Deif, l'attuale capo di Hamas: le accuse sono di omicidio, tortura, stupro e presa di ostaggi per l'attacco di Hamas in territorio israeliano del 7 ottobre 2023. il più alto comandante dell'ala militare di Hamas. (Israele afferma di aver ucciso Deif, ma Hamas non lo ha confermato).
La sfida di Orbán alla Corte penale internazionale: inviterò Netanyahu a Budapest
Attraverso il suo portavoce Orbán ha definito la decisione "sfacciata e cinica" e "un'interferenza" con "motivazioni politiche".
Mentre la maggior parte dei Paesi dell'Ue ha dichiarato di voler rispettare il mandato d'arresto, Orbán ha invitato Netanyahu a visitare l'Ungheria senza subire ripercussioni.
"Non abbiamo altra scelta che sfidare questa decisione. Inviterò" Netanyahu "a venire in Ungheria, dove posso garantirgli che la sentenza della Corte penale internazionale non avrà alcun effetto", ha dichiarato in un'intervista alla radio statale.
"I politici responsabili sono consapevoli dei loro impegni internazionali", ha dichiarato in un'intervista a Euronews Věra Jourová, vicepresidente della Commissione europea responsabile per coordinare le politiche sui valori e la trasparenza
L'Ungheria, come tutti gli Stati membri dell'Ue, è parte dello Statuto di Roma, il trattato del 1998 che ha stabilito i compiti e la giurisdizione della Corte penale internazionale. Ad oggi, 125 Stati sono parte del trattato. Tra le assenze di rilievo figurano Israele, Stati Uniti, Russia, Cina e India.
Tutti i firmatari del trattato sono tenuti a rispettare i mandati di arresto emessi dal tribunale con sede all'Aia, nei Paesi Bassi. La Corte non ha però i mezzi per far rispettare le sue decisioni e si affida agli Stati per fornire le risorse necessarie, anche mettendo agli arresti qualsiasi sospetto che metta piede sul loro territorio.
Mandato di arresto della Cpi nei confronti di Netanyahu: le reazioni di altri Paesi Ue
Ignorare il mandato sarà una "evidente violazione dell'accordo", ha avvertito Jourová.
"Le parti devono rispettare le decisioni del tribunale. Si tratta quindi di una decisione vincolante della Corte penale internazionale per tutti coloro che sono ancora firmatari, compresa l'Ungheria", ha aggiunto, facendo eco alle parole dell'Alto rappresentante Josep Borrell.
"Ogni volta che un Paese viola i suoi impegni in queste istituzioni internazionali, danneggia la sua reputazione. Quindi non posso fare previsioni procedurali ma penso che l'immagine dell'Ungheria potrebbe essere in qualche modo intaccata".
L'Ungheria, tuttavia, non è l'unico Paese dell'Ue ad aver messo in dubbio il mandato di arresto spiccato nei confronti di Netayanhu. Anche l'Austria e la Repubblica Ceca, due dei principali sostenitori di Israele all'interno del blocco, hanno espresso reazioni critiche, anche se meno provocatorie.
"Conto di incontrare presto esponenti del governo israeliano e se Netanyahu venisse in Italia sarebbe il benvenuto. I criminali di guerra sono altri", ha detto venerdì il vicepremier Matteo Salvini a margine dell'assemblea Anci.
La Germania, invece, ha inviato segnali contrastanti: Annalena Baerbock, ministra degli Affari esteri, ha dichiarato che il Paese rispetterà la legge "a livello europeo e internazionale", ma ha evitato di entrare in scenari "teorici". Steffen Hebestreit, il principale portavoce del governo federale, è stato più categorico e ha dichiarato ai giornalisti: "Trovo difficile immaginare che faremo arresti su questa base".
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