Come è regolamentata l'attività di lobbying al Parlamento europeo

Lobbismo istituzionale sfuggito di mano: questo sembra essere il cuore dello scandalo di corruzione che sta scuotendo il Parlamento europeo. Eppure, le attività di lobbying dovrebbero essere regolamentate da norme volte a prevenire tali eccessi.
Cosa si intende per lobbying
L'Unione europea non usa il termine "lobbista", ma piuttosto "rappresentante di interessi", e lo definisce come "qualsiasi persona fisica o giuridica, gruppo formale o informale, associazione o rete, che si impegna in [...] attività con l'obiettivo di influenzare la formulazione o l'attuazione della politica o della legislazione, o i processi decisionali", negli accordi interistituzionali redatti nel 2021.
La maggior parte delle campagne di lobbying di alto profilo coinvolgono aziende tecnologiche, farmaceutiche o agroalimentari, ma tutti i settori sono interessati: dalla protezione dell'ambiente all'industria cinematografica, fino ai produttori di caffè.
Questa attività è legale - è persino menzionata nel trattato dell'Ue - ma il potenziale di corruzione si presenta quando la persuasione avviene in cambio di denaro. Il Codice di condotta degli eurodeputati specifica che è vietato "sollecitare, accettare o ricevere qualsiasi beneficio diretto o indiretto o altra ricompensa, anche in denaro o in natura, in cambio di un comportamento specifico nell'ambito del lavoro parlamentare del deputato", e che essi "devono cercare consapevolmente di evitare qualsiasi situazione che possa implicare corruzione, concussione o influenza indebita".
Gli eurodeputati sono inoltre tenuti a dichiarare i doni ricevuti in qualità di europarlamentari per un valore pari o superiore a 150 euro, per i quali viene tenuto un registro pubblico.
Attualmente, 13.762 organizzazioni e più di cinquantamila persone sono ufficialmente riconosciute come rappresentanti di interessi dall'Ue, e il numero cresce di giorno in giorno. Ma non è chiaro quanti di questi siano attivamente impegnati in attività di lobbying e quanti invece si sono accreditati una tantum al Parlamento europeo.
Per entrare nel Parlamento europeo, infatti, i rappresentanti di interessi devono essere iscritti in un registro per la trasparenza, il catalogo che indicizza i lobbisti e che riporta informazioni come gli obiettivi dell'organizzazione, il suo bilancio e gli incontri con i legislatori e i funzionari della Commissione europea.
Gli iscritti accettano di rispettare un Codice di condotta che prevede il divieto di cercare di ottenere informazioni o decisioni in modo disonesto o utilizzando pressioni indebite o comportamenti scorretti. Se il Codice non viene rispettato, le aziende possono incorrere in un divieto di accesso al Parlamento europeo.
Come vengono applicate le regole
La registrazione è obbligatoria per accedere al Parlamento europeo, ma non può essere applicata a tutti i lobbisti che operano al di fuori della sede fisica. Le conferenze organizzate da think tank, gruppi politici o media, ad esempio, potrebbero offrire opportunità di lobbying che non sono regolamentate.
Ci sono anche dubbi sulle modalità di aggiornamento del registro, dal momento che il Parlamento non può obbligare le aziende a effettuare gli aggiornamenti.
Il fatto che l'applicazione delle norme sul lobbismo sia nelle mani del Parlamento europeo e di altre istituzioni europee significa che esiste un sistema di autocontrollo, ha dichiarato in un'intervista a Euronews Alberto Alemanno, professore di Diritto dell'Ue alla Hec di Parigi.
"Il sistema non funziona ed è progettato per non funzionare, perché non ci sono incentivi politici per il presidente del Parlamento europeo, che è anche membro di un partito politico, per far rispettare queste regole, perché se vengono applicate, una, potrebbero essere applicate anche contro il loro partito politico. E credo che questo sia il vero motivo per cui l'attuale sistema etico europeo non è adeguato", ha detto.
Secondo Alemanno gli eurodeputati in carica e gli ex eurodeputati sono ancora in grado di esercitare influenza nell'ambiente attuale.
"I membri del Parlamento europeo oggi sono ancora autorizzati ad avere lavori secondari, cosicché sono membri del Parlamento europeo, ma anche avvocati, lobbisti e sostenitori di diversi tipi di cause nella società che li pongono in una situazione di conflitto di interessi", ha affermato.
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