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Secondo i sindacati, questi sette Paesi non rispettano le regole Ue sul salario minimo

Business • Oct 22, 2024, 4:30 PM
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A poche settimane dalla scadenza di una scadenza legislativa fondamentale, sette Paesi dell'Unione europea non hanno nemmeno iniziato a legiferare per le nuove tutele salariali minime dell'Ue, secondo una nuova ricerca della Confederazione europea dei sindacati (Ces).

Le nuove leggi dell'Ue, concordate nel giugno 2022 sulla scia di una grave crisi del costo della vita, devono essere integrate nelle legislazioni nazionali per entrare in vigore, ma Francia, Italia, Portogallo, Cipro, Estonia, Lituania e Malta non hanno ancora iniziato a farlo, ha dichiarato la Ces.

"I lavoratori hanno già atteso due anni per l'attuazione di questa direttiva e non dovrebbero essere costretti ad aspettare ancora", ha dichiarato il Segretario Confederale della Ces Tea Jarc in un comunicato. "La maggior parte dei governi nazionali dovrebbe smetterla di tirarla per le lunghe e trasformare finalmente queste promesse in realtà", ha aggiunto.

La Ces sostiene che la direttiva potrebbe andare a beneficio di circa venti milioni di lavoratori, ma ritiene che il salario minimo, definito come proporzione del salario medio, sia sufficientemente alto solo in due Paesi dell'Ue.

Quando sono state approvate dai legislatori e dai governi nel giugno 2022, le nuove norme dell'Ue sono state accolte con favore dal commissario europeo Nicolas Schmit, che ha affermato che "contribuiranno a garantire che i lavoratori con salario minimo possano permettersi una vita dignitosa" in un periodo di forti preoccupazioni per il costo della vita.

Le proposte si sono scontrate con l'opposizione di Danimarca e Svezia, che hanno una contrattazione collettiva diffusa ma non un salario minimo, e delle imprese che temono costi aggiuntivi.

I salari minimi lordi nell'Ue variano notevolmente, da 477 euro al mese in Bulgaria a 2571 euro in Lussemburgo.

Le norme finali non impongono ai Paesi di avere salari minimi, ma quelli che lo fanno devono garantire di avere un metodo valido per fissarli e aggiornarli, ad esempio facendo riferimento al potere d'acquisto.

La Commissione europea è responsabile dell'applicazione del diritto dell'Ue e può portare in tribunale i governi che non adottano le misure necessarie, anche se di solito ciò avviene solo dopo che la scadenza, in questo caso il 15 novembre, è passata.

In alcuni casi, come quello della Germania, il governo ha sostenuto di non aver bisogno di agire in quanto le leggi esistenti sono già conformi alle norme di Bruxelles.

Un portavoce della Commissione europea non ha risposto immediatamente a una richiesta di commento.