In Europa sotto stress la metà dei lavoratori, un terzo vuole cambiare impiego
Secondo un'indagine di Manpower Group, la metà dei lavoratori di dieci Paesi europei ha dichiarato di soffrire quotidianamente di stress legato al lavoro e un terzo di non ritenere che vi siano sufficienti opportunità per raggiungere i propri obiettivi di carriera. Un terzo sta pensando di cambiare impiego entro i prossimi sei mesi e il 58% confida di poter trovare un altro lavoro che soddisfi le proprie esigenze.
Il Barometro globale dei talenti, pubblicato da ManpowerGroup, fornisce informazioni sul benessere, la soddisfazione lavorativa e la fiducia della forza lavoro in sedici nazioni, di cui appunto dieci europee. Euronews Business offre un'analisi approfondita dei risultati specifici dei Paesi europei analizzati.
Stress sul posto di lavoro: una sfida diffusa in tutta Europa
L'indagine rivela che lo stress sul posto di lavoro è molto diffuso in tutta Europa, con una media del 48% dei lavoratori nei Paesi analizzati, che riferisce di sentirsi quotidianamente stressato sul posto di lavoro, con livelli che variano però significativamente tra i vari Stati.
Più della metà dei lavoratori dichiara di soffrire di stress in quattro Paesi europei, con la Spagna in testa con il 58%. Seguono a ruota la Svezia e l'Italia, entrambe al 53%, e la Polonia al 51%.
I lavoratori dei Paesi Bassi hanno riportato invece i livelli più bassi di stress (34%), seguiti dalla Norvegia (40%) e dalla Svizzera (46%). In tre delle altre principali economie europee - Regno Unito, Germania e Francia - i dati si allineano infine alla media europea del 48%.
Nonostante tali livelli significativi, due terzi (65%) dei lavoratori si sentono supportati nel mantenere l'equilibrio tra lavoro e vita privata e il benessere personale. La Francia ha riportato la quota più bassa in questo senso (59%), seguita da vicino da Germania e Svizzera (60%). Nei Paesi Bassi, invece, si è registrato il livello più alto di sostegno percepito, pari al 73%.
La grande maggioranza trova il proprio lavoro significativo
La maggior parte dei lavoratori in Europa (82%) ritiene che l'impiego che svolge sia significativo e utile. L'Italia presenta il valore più basso per questo indicatore, anche se rimane relativamente alto (75%), mentre Germania e Polonia sono in testa con l'87%.
I Paesi Bassi hanno registrato il più alto benessere complessivo della forza lavoro (73%), sulla base di un indice derivato da quattro variabili chiave riportate nel grafico. Al contrario, Italia (60%) e Francia (61%) hanno registrato i livelli più bassi di benessere della forza lavoro.
Un terzo sta pensando di cambiare lavoro
Alla domanda: "Quanto è probabile che cambierai impiego di tua iniziativa nei prossimi sei mesi?", il 34% dei lavoratori in Europa ha risposto "probabile" o "molto probabile", indicando una bassa soddisfazione attuale. Il dato è in linea con la media europea nella maggior parte dei Paesi, che varia da un minimo del 28% in Norvegia a un massimo del 37% in Polonia.
Mentre l'82% ritiene che il proprio lavoro abbia un significato e un'utilità, un terzo sta pensando di cambiare lavoro e la metà è vittima dello stress lavorativo. Si tratta di un paradosso? "Non crediamo che questi diversi fattori legati ai sentimenti dei lavoratori si escludano a vicenda. Secondo la nostra esperienza, la maggior parte dei nostri dipendenti trova un significato nel proprio lavoro, anche quando è stressante", ha dichiarato il Global Insights Team di ManpowerGroup a Euronews Business.
Il rapporto tra dipendenti e datori di lavoro "a un bivio".
Becky Frankiewicz, chief commercial officer di ManpowerGroup, ritiene che il rapporto tra dipendente e datore di lavoro sia a un bivio: "Le persone si aspettano che il lavoro offra loro di più. Più equilibrio. Più opzioni. Più umanità. Più di una semplice busta paga".
Ha sottolineato poi che lo scopo da solo non è sufficiente a trattenere i talenti: "I dipendenti votano con i piedi, cercando luoghi di lavoro che offrano risultati su più fronti, dal supporto per la salute mentale e l'equilibrio tra vita privata e lavoro allo sviluppo della carriera e alla formazione delle competenze".
Un quarto teme di perdere il lavoro
Il 71% dei lavoratori dei dieci Paesi europei è convinto di non essere costretto a lasciare il proprio posto di lavoro nei prossimi sei mesi. Tuttavia, un quarto (25%) esprime preoccupazione per la perdita del posto di lavoro, mentre il restante 4% è neutrale sulla questione.
Il timore di perdere il lavoro è più basso in Norvegia, dove solo il 18% dei lavoratori esprime preoccupazione. Al contrario, tre lavoratori su 10 in Spagna e Polonia (entrambi al 29%) riportano i livelli più alti di inquietudine.
Circa sei persone su dieci (58%) ha invece fiducia nella ricerca di un nuovo lavoro: si tratta della percentuale di persone che ritiene di poter trovare un altro impiego che soddisfi le proprie esigenze entro i prossimi sei mesi. Tuttavia, anche in questo caso esistono notevoli differenze tra i vari Paesi. La fiducia è più bassa in Italia (48%), seguita dalla Svezia (49%), mentre i livelli più alti si registrano nei Paesi Bassi (66%) e nel Regno Unito (65%).
Un terzo ritiene di non avere opportunità di carriera
Un terzo (35%) degli intervistati ritiene che non ci siano sufficienti opportunità di promozione o di movimento all'interno della propria organizzazione per raggiungere i propri obiettivi di carriera. Per questo indicatore i dati migliori sono quelli della Norvegia (41%), seguita da Svizzera (39%) e Svezia (38%). Al contrario, solo il 27% dei lavoratori olandesi vede un limite nel proprio attuale posto di lavoro, citando le insufficienti opportunità di raggiungere gli obiettivi di carriera.
Spiegando le potenziali ragioni di questo divario, il team di Insights ha osservato che la soddisfazione dei dipendenti nei Paesi Bassi è la più alta, mentre la Norvegia si è classificata più in basso. "Crediamo che il fattore chiave sia rappresentato dalle best practice dei datori di lavoro. Ad esempio, il 42% dei lavoratori olandesi ha dichiarato di aver ricevuto una formazione negli ultimi sei mesi, rispetto al 37% dei loro colleghi norvegesi", hanno spiegato.
Il rapporto si basa su dati raccolti da oltre 12mila lavoratori. Oltre ai dieci Paesi europei, la media globale comprende dati provenienti da altri sei Paesi: Australia, Canada, Giappone, Messico, Singapore e Stati Uniti.