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I dazi di Trump spaventano l'economia dell'Ue: Volkswagen e Stellantis in calo

Business • Nov 26, 2024, 3:30 PM
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Nella tarda mattinata di martedì, le azioni del gruppo tedesco Volkswagen sono scese del 2,26 per cento a 80,40 euro, mentre quelle di Stellantis sono calate del 4,54 per cento a 12,24 euro, dopo che la proposta di Donald Trump di imporre dazi su Cina, Messico e Canada potrebbe colpire gli affari in Europa.

Lunedì, il presidente eletto ha scritto sul social media Truth di voler imporre una tassa del 25 per cento su tutti i prodotti che entrano nel Paese da Canada e Messico e un'ulteriore tariffa del 10 per cento sulle merci provenienti dalla Cina.

Gli Stati Uniti sono il più grande importatore di beni al mondo, con Messico, Cina e Canada come primi tre fornitori, secondo gli ultimi dati.

I dazi minacciati, se applicati, rischiano di far salire i prezzi dei generi alimentari, delle auto e di altri beni negli Stati Uniti.

Anche le azioni della francese Valeo, produttrice di componenti per auto, sono scese del 2,54 per cento, mentre il titolo Bmw ha subito un calo dell'1,36 per cento dopo il post di Trump.

"Il 20 gennaio, come uno dei miei primi ordini esecutivi, firmerò tutti i documenti necessari per imporre a Messico e Canada dazi del 25 per cento su tutti i prodotti che entrano negli Stati Uniti e sui suoi ridicoli confini aperti", ha scritto.

Come i piani di Trump possono impattare negativamente sull'economia europea

Tra gli analisti, c'è un ampio consenso sul fatto che la tariffa universale del 10 per cento proposta da Trump su tutte le importazioni statunitensi possa turbare in modo significativo la crescita europea, intensificare le divergenze della politica monetaria e mettere a dura prova i settori chiave che dipendono dal commercio con gli Stati Uniti, come quello automobilistico e chimico.

Gli effetti a lungo termine sulla tenuta economica dell'Europa potrebbero rivelarsi ancora più significativi se i dazi dovessero portare a conflitti commerciali prolungati, spingendo la Banca centrale europea (Bce) a rispondere con tagli aggressivi dei tassi per attutire l'impatto.

I dati della Commissione europea mostrano che l'Ue ha esportato 502,3 miliardi di euro di beni negli Stati Uniti nel 2023, rappresentando un quinto di tutte le esportazioni non europee.

In testa tra le esportazioni europee verso gli Stati Uniti ci sono macchinari e veicoli (207,6 miliardi di euro), seguiti da prodotti chimici (137,4 miliardi di euro) e da altri manufatti (103,7 miliardi di euro), che insieme rappresentano quasi il 90% delle esportazioni transatlantiche del blocco.

Come già riportato da Piero Cingari su Euronews, gli analisti della banca olandese Abn Amro, tra cui il responsabile della ricerca macro, Bill Diviney, hanno avvertito che i dazi "causerebbero un crollo delle esportazioni verso gli Stati Uniti", con le economie orientate al commercio come la Germania e i Paesi Bassi che potrebbero essere le più colpite.

Secondo l'istituto di credito olandese, i dazi di Trump ridurrebbero la crescita europea di circa 1,5 punti percentuali, il che si tradurrebbe in una potenziale perdita economica di 260 miliardi di euro sulla base di un Pil europeo stimato per il 2024 di 17mila e 400 miliardi di euro.

Se la crescita europea dovesse vacillare a causa dei dazi di Trump, la Banca centrale europea potrebbe essere costretta a reagire in modo aggressivo, riducendo i tassi di interesse a un livello prossimo allo zero entro il 2025.

Al contrario, la Federal Reserve (Fed) statunitense potrebbe continuare ad aumentare i tassi, portando a "una delle più grandi e durature divergenze di politica monetaria" tra la Bce e la Fed dalla nascita dell'euro nel 1999.

Il risultato sarebbe un euro più debole, che potrebbe contribuire a compensare alcuni svantaggi competitivi per gli esportatori europei, ma aumenterebbe anche i costi delle importazioni.

Dirk Schumacher, responsabile della ricerca macro europea di Natixis corporate & investment banking Germania, suggerisce che un aumento delle tariffe del 10 per cento potrebbe ridurre il Pil di circa lo 0,5 per cento in Germania, dello 0,3 in Francia, dello 0,4 in Italia e dello 0,2 in Spagna.

Schumacher avverte che "l'area dell'euro potrebbe scivolare in recessione in risposta all'aumento delle tariffe".