Donald Trump attacca Beyoncé e Kamala Harris: "A noi non servono star"
Dopo mesi di campagna elettorale, gli Stati Uniti sono ormai giunti al giorno delle elezioni. E per la sera delle vigilia di questo appuntamento che tiene tutti col fiato sospeso si sono tenuti gli ultimi eventi previsti sia da Kamala Harris che da Donald Trump. Quest'ultimo sembra però aver faticato ad aggiudicarsi il sostegno di molte celebrità di spicco. E ha mostrato segni di invidia per questo.
Mentre infatti star come Lady Gaga, Ricky Martin e Jon Bon Jovi si sono presentate in forze al fianco di Kamala Harris a Philadelphia per il suo comizio finale - che ha visto anche la partecipazione di Oprah Winfrey - Trump ha dovuto accontentarsi del suo ex segretario di Stato Mike Pompeo, dell'ex conduttrice di Fox News e podcaster conservatrice Megyn Kelly e del figlio della stella del baseball Roberto Clemente. Così, ha scelto la strada della critica aperta nei confronti della kermesse della sua rivale.
Durante il suo comizio a Pittsburgh, che si è sovrapposto all'evento della Harris in città, l'ex presidente ha criticato Harris soprattutto per aver avuto al fianco una persona: Beyoncé, che si è presentata sul palco con la candidata democratica durante un comizio a Houston il mese scorso. "Tutti si aspettavano un paio di canzoni e invece non ci sono state: non c'era felicità", ha osservato Trump.
Beyoncé non si è in effetti esibita all'evento, ma è stata raggiunta sul palco da Kelly Rowland, sua compagna di band delle Destiny's Child, e ha tenuto un discorso appassionato, accolto da applausi.
In precedenza, Beyoncé aveva permesso alla campagna di Harris di utilizzare il suo brano "Freedom" come inno - una canzone che anche la campagna di Trump aveva tentato di utilizzare, il che aveva portato l'etichetta discografica della cantante a inviare una lettera di diffida. Trump ha aggiunto sprezzante che Harris avrebbe dovuto imparare la lezione da Hillary Clinton e far parlare Beyoncé dopo di lei: "Così la gente sarebbe rimasta".
Nel 2016, Beyoncé si era esibita a Cleveland in un evento per la campagna elettorale della candidata democratica Clinton, proprio nei giorni che precedettero le elezioni. "Sono piovuti fischi, ma la stampa non ha dato peso alla cosa", ha aggiunto Trump nella sua descrizione dell'apparizione di Beyoncé all'evento di Harris.
Ha quindi insistito sul fatto che la sua campagna elettorale non ha bisogno di celebrità per fare il pieno di pubblico, aggiungendo: "Non abbiamo bisogno di star perché abbiamo la nostra politica. Ua grande politica". Assieme alla citata Megyn Kelly, che ha tenuto un discorso infuocato durante il comizio di chiusura di Trump, che ha rappresentato anche un dietrofront a dopo che l'ex presidente l'aveva definita "cattiva" nel 2016.
Quando Kelly era conduttrice di Fox News, infatti, durante il primo dibattito delle primarie repubblicane aveva chiesto a Trump se avesse il temperamento adatto per diventare presidente. Trump aveva in gran parte eluso la domanda durante il confronto, ma in seguito se l'era presa direttamente con lei: "Non è molto acuta", aveva dichiarato il miliardario americano in un'intervista concessa alla Cnn, nel corso della quale aveva aggiunto: "Non merita il mio rispetto come giornalista".
Riferendosi in particolare alle domande di Kelly poste durante il dibattito, aveva spiegato: "C'era sangue che le usciva dagli occhi, usciva ovunque". Un commento che era stato da molti considerato come un riferimento sessista al ciclo mestruale. In seguito Trump aveva perfino boicottato un altro dibattito su Fox proprio perché Kelly era tra i moderatori.
Fatti che sembrano però ormai acqua passata, visto che ieri Kelly ha difeso Trump dalle recenti polemiche, compresa quella legata alla sua opposizione agli atleti transgender che partecipano alle competizioni sportive: "Proteggerà le donne ed è per questo che voterò per lui", ha detto Kelly. "Chiuderà i confini e terrà i maschi fuori dagli sport femminili". Kelly ha lasciato la Fox per la NBC News ed è stata poi allontanata dalla trasmissione che le era stata affidata in seguito al clamore suscitato da una sua affermazione giudicata irrispettosa su bianchi e neri.
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