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Regno Unito: non sono tutte straniere le opere in mostra al British Museum di Londra

• Dec 16, 2024, 1:14 PM
8 min de lecture
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Un recente incontro tra i primi ministri britannico e greco ha riacceso un dibattito di lunga data sull'opportunità che il Regno Unito restituisca le sculture del Partenone, note anche come Marmi di Elgin.

In seguito all'incontro tra Keir Starmer e Kyriakos Mitsotakis, avvenuto all'inizio di dicembre, è emerso che il governo greco ritiene che la controparte britannica non bloccherà più la restituzione delle antiche sculture ad Atene.

Downing Street ha tuttavia dichiarato che la sua posizione sulla restituzione delle sculture non è cambiata. Per il governo inglese la questione è di competenza del British Museum, dove sono conservate le opere, affermando che non ci sono le intenzioni di cambiare la legge che ne consentirebbe la rimozione permanente.

Le sculture sono una collezione di decorazioni in marmo provenienti dal Tempio di Atena, o Partenone, sull'Acropoli di Atene risalenti al 447 a.C.

All'inizio del 1800 Lord Elgin, ambasciatore britannico presso l'Impero Ottomano, affermò di aver ottenuto dalle autorità locali il permesso di rimuovere circa la metà delle sculture rimanenti del Partenone, indicando una certa preoccupazione per loro conservazione.

Le sculture furono poi trasferite al British Museum e da allora sono state un importante punto di contesa tra il Regno Unito e la Grecia.

Alcuni sostengono che Lord Elgin fosse un onesto amante della cultura ellenica che cercava di salvare le sculture dal deterioramento e dalla distruzione, mentre altri sostengono che il nobile scozzese fosse un avido aristocratico che rubò i marmi dalla loro legittima patria, sintomo delle più ampie ambizioni coloniali della Gran Bretagna dell'epoca.

Il dibattito spesso porta a una discussione più ampia su se e cosa il Regno Unito dovrebbe restituire ai Paesi d'origine. Inoltre si crede che non rimarrebbe nulla al British Museum se il museo restituisse tutto ciò che il Regno Unito avrebbe rubato.

Tuttavia, l'affermazione è esagerata perché la stragrande maggioranza degli oggetti presenti nel museo proviene dal Regno Unito.

Visitors look at sculptures that are part of the Parthenon Marbles at the British Museum in London, Tuesday, Nov. 28, 2023.
Visitors look at sculptures that are part of the Parthenon Marbles at the British Museum in London, Tuesday, Nov. 28, 2023. AP Photo/Kirsty Wigglesworth

La maggior parte delle opere proviene dall'Inghilterra

Effettuando una ricerca sulle opere presenti al British Museum tramite il suo catalogo online, si scopre che più di 650mila manufatti provengono da Inghilterra, Scozia, Galles o Irlanda del Nord - e la maggior parte di essi proviene proprio dall'Inghilterra.

In effetti, l'Inghilterra è il maggior donatore di oggetti al British Museum al mondo. Il suo contributo è quattro volte superiore a quello di Iraq e Italia, che occupano la posizione immediatamente successiva.

Secondo il database online, circa 66mila manufatti provengono dalla Grecia.

Il British Museum ha dichiarato che, nonostante siano stati registrati oltre 2 milioni di manufatti, ha catalogato online solo circa la metà della sua collezione. Il museo ha dichiarato inoltre circa 80mila oggetti sono esposti al pubblico presso il British Museum di Bloomsbury, a Londra, in ogni momento.

"In molti casi le ricerche più recenti non sono ancora state aggiunte", ha dichiarato il museo. Ci saranno errori e omissioni, ma il Museo ha scelto di pubblicare i dati, piuttosto che trattenerli fino a quando non saranno 'completi', poiché ci saranno sempre nuove informazioni su un ogni oggetto. Solo le informazioni personali e sensibili sono state trattenute".

Vale la pena sottolineare che per "manufatti" si può intendere qualsiasi cosa, da foto, banconote e piccoli pezzi di ceramica a sculture e gioielli più grandiosi. Anche il modo in cui il British Museum se n'è impossessato varia.

I pezzi più grandi del museo provengono da altri paesi

In effetti, se l'Inghilterra è il maggior donatore del museo in termini di volume, è vero che i pezzi più notevoli del museo sono i più controversi e tendono a provenire da oltreoceano.

Tra i pezzi più importanti del museo ci sono le statue del Mausoleo di Halikarnassos (dall'odierna Bodrum, in Turchia), il Busto di Ramses il Grande (Egitto) e la Stele di Rosetta (Egitto), la famosa lastra con inciso un decreto in due lingue e tre scritture.

Il decreto è scritto in geroglifico, in demotico egiziano e in greco antico. La scoperta della pietra è stata così rivoluzionaria perché le diverse scritture e lingue hanno aiutato gli studiosi a decifrare il significato dei geroglifici.

Si ritiene che la Stele di Rosetta sia stata trovata alla fine del 1700, durante la campagna di Napoleone Bonaparte in Egitto. I soldati francesi scoprirono la lastra per caso mentre scavavano e fu poi consegnata agli inglesi con il Trattato di Alessandria del 1801, dopo la sconfitta di Napoleone.

Gli attivisti egiziani ne hanno chiesto la restituzione, affermando che il possesso della Stele da parte del British Museum è un simbolo della "violenza culturale occidentale contro l'Egitto".

Anche la Nigeria ha chiesto la restituzione dei Bronzi del Benin, un gruppo di sculture che comprende teste commemorative, oggetti di regalia e ornamenti personali.

Risalgono al XVI secolo e furono portati via da Benin City dopo l'invasione delle forze britanniche nel 1897.

I funzionari nigeriani hanno affermato che i manufatti "sono oggetto di saccheggio" e che, indipendentemente dalla loro sicurezza al British Museum, dovrebbero essere restituiti alle "comunità a cui appartengono".

Il British Museum afferma di avere "relazioni positive" con il Palazzo Reale di Benin City e di essere aperto alle discussioni con la Nigeria.

L'Etiopia vuole riavere la Collezione Maqdala, che comprende oggetti liturgici come calici, armi, gioielli e tabot (tavolette d'altare consacrate).

Alcuni oggetti sono già stati restituiti all'Etiopia, ma altri saccheggiati dai soldati britannici nel 1868 rimangono nel Regno Unito.

Il British Museum afferma che la sua ambizione a lungo termine per quanto riguarda i tabot è di "prestarli a una chiesa ortodossa etiope in Gran Bretagna, dove possano essere custoditi dal clero secondo le proprie tradizioni".

La questione della restituzione dei manufatti al loro Paese d'origine non è un'esclusiva del Regno Unito. Da tempo i musei di tutta Europa sono chiamati a restituire molti dei loro reperti, per le accuse di essere stati sottratti illegalmente dalle loro case ancestrali durante il periodo coloniale.

Il British Museum ha dovuto affrontare ulteriori polemiche l'anno scorso, quando si è scoperto che circa duemila oggetti, tra cui gioielli e pietre semi-preziose, erano scomparsi, e alcuni di essi sono apparsi su eBay. Da allora sono stati rintracciati centinaia di manufatti.