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Israele valuta il reinsediamento dei palestinesi di Gaza in Sud Sudan: colloqui in corso

• Aug 12, 2025, 7:12 PM
8 min de lecture
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Israele avrebbe avviato colloqui con il Sud Sudan per esplorare la possibilità di reinsediare migliaia di palestinesi provenienti da Gaza nel Paese dell’Africa orientale, teatro di una delle crisi umanitarie e politiche più gravi del mondo. Lo riferiscono sei fonti informate, secondo cui i negoziati, pur non giunti a uno stadio avanzato, sono reali e in corso.

L’ipotesi rientra in un più ampio progetto promosso dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che punta a facilitare l’emigrazione di massa da Gaza in seguito all’offensiva militare israeliana, iniziata 22 mesi fa, contro Hamas. Un piano che si rifà alla visione del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di una “migrazione volontaria” dei palestinesi.

Oltre al Sud Sudan, Israele avrebbe sondato anche altri Paesi africani come Somalia e Sudan, ma senza ottenere finora risultati concreti. Il ministero degli Esteri israeliano non ha commentato, mentre da Juba non è giunta risposta ufficiale alle richieste di chiarimenti. Gli Stati Uniti, interpellati dall’Associated Press, hanno dichiarato di non voler discutere conversazioni diplomatiche riservate.

Una fotografia aerea scattata da un drone mostra delle tende tra le macerie causate dall'offensiva aerea e terrestre israeliana a Jabaliya, il 29 gennaio 2025
Una fotografia aerea scattata da un drone mostra delle tende tra le macerie causate dall'offensiva aerea e terrestre israeliana a Jabaliya, il 29 gennaio 2025 AP Photo

Secondo Joe Szlavik, a capo di una società di lobbying statunitense che collabora con il Sud Sudan, funzionari sudsudanesi gli avrebbero confermato i contatti. Szlavik sostiene che una delegazione israeliana avrebbe in programma una visita nel Paese per valutare l’allestimento di campi per accogliere i palestinesi — un progetto per cui Israele, secondo le indiscrezioni, si farebbe carico dei costi. Tuttavia, non esistono al momento date ufficiali per la visita.

Anche Edmund Yakani, figura di spicco della società civile sudsudanese, ha confermato di essere stato messo a conoscenza dei colloqui. Altri quattro funzionari, due dei quali egiziani, hanno chiesto l’anonimato ma hanno confermato all’AP che Israele ha cercato per mesi un Paese terzo disposto ad accogliere i palestinesi. L’Egitto, che condivide il confine con Gaza, si è espresso apertamente contro ogni ipotesi di reinsediamento, temendo un afflusso incontrollato di rifugiati verso il proprio territorio.

Sudsudanesi seduti fuori un centro di transito a Renk, 16 maggio 2023
Sudsudanesi seduti fuori un centro di transito a Renk, 16 maggio 2023 AP Photo

L’opposizione al piano è forte e diffusa. I palestinesi, i gruppi per i diritti umani e gran parte della comunità internazionale considerano la proposta un tentativo di espulsione forzata, in violazione del diritto internazionale. Sebbene molti gazawi cerchino disperatamente una via di fuga dalla guerra e dalla fame — la situazione alimentare nella Striscia è al limite della carestia —, qualsiasi reinsediamento permanente è visto come un pericoloso precedente. Temono che una partenza massiccia darebbe a Israele il pretesto per annettere la Striscia e favorire il ritorno degli insediamenti ebraici, come auspicato da diversi esponenti dell’estrema destra nel governo Netanyahu.

Ma anche l’idea di trovare rifugio in Sud Sudan appare poco realistica. Il Paese, indipendente dal 2011, è ancora profondamente segnato da una devastante guerra civile che ha causato quasi 400.000 morti e lasciato milioni di persone senza accesso a cibo e cure. L’economia, pur ricca di risorse petrolifere, è afflitta da corruzione cronica e dipendenza dagli aiuti esteri, in diminuzione dall’epoca Trump.

A complicare ulteriormente la questione ci sono i delicati equilibri etnici e religiosi all’interno del Sud Sudan. La lunga guerra per l’indipendenza contro il nord sudanese — prevalentemente arabo e musulmano — ha lasciato un’eredità di tensione nei confronti di popolazioni percepite come arabe. Yakani ha espresso preoccupazione su come la popolazione sudsudanese potrebbe accogliere i rifugiati palestinesi, soprattutto se la loro presenza venisse percepita come indefinita o imposta.

Un aereo di soccorso Fogbow viene caricato in un aeroporto di Juba, il 9 giugno 2025
Un aereo di soccorso Fogbow viene caricato in un aeroporto di Juba, il 9 giugno 2025 AP Photo

"Il Sud Sudan non deve diventare una discarica per persone che altri Paesi non vogliono", ha detto Yakani. "E non dovrebbe accettare di accogliere persone in cambio di vantaggi diplomatici o economici. La popolazione deve sapere chi sta arrivando, perché e per quanto tempo resterà."

Resta da vedere se i colloqui porteranno a un accordo concreto. Ma per ora, l’idea di reinsediare civili gazawi in uno dei Paesi più instabili al mondo solleva interrogativi morali, politici e logistici di difficile soluzione.