Vertice Trump-Netanyahu: il piano Usa per la fine della guerra nella Striscia di Gaza

Stati Uniti e Israele hanno annunciato un piano in 20 in punti per "porre fine alla guerra a Gaza", dopo l'incontro alla Casa Bianca lunedì tra il presidente Donald Trump e il primo ministro Benjamin Netanyahu, ma resta da vedere nelle mosse che seguiranno alla proposta se quella che è stata definita una "giornata storica" da Trump sarà veramente tale.
Netanyahu, alla sua quarta visita a Washington dall'inizio della guerra a Gaza, ha dichiarato che Israele accetterà questo piano, specificando che conserverà la responsabilità della sicurezza intorno alla Striscia.
Quello della chiusura del perimetro terrestre e marino intorno alla Striscia, un sistema di barriere e attività di sorveglianza costruito a partire dal 2007 e che viene ritenuto dalla comunità internazionale equivalente a un'occupazione militare, è uno dei temi non toccati dal piano al pari del diritto dei palestinesi a uno Stato.
Hamas ha reagito condannando l'assenza del diritto all'autodeterminazione dei palestinesi, e giudicando il piano troppo spostato verso le richieste israeliane
Quali sono i 20 punti inclusi nel piano di Usa e Israele per Gaza
Il piano prevede la fine immediata della guerra, l'entrata degli aiuti e il rilascio di tutti gli ostaggi entro 72 ore dall'accettazione della proposta. In cambio Israele rilascerà 250 ergastolani, 1700 cittadini di Gaza detenuti dopo il 7 ottobre 2023 e 15 resti di palestinesi deceduti in cambio di ogni corpo degli ostaggi morti.
A differenza di quanto ipotizzato da Trump in passato, non figura il trasferimento all'estero della popolazione palestinese, che rimarrebbe invece in una Gaza ricostruita e senza la guida di Hamas, che dovrà deporre le armi e vedere la partenza di leader e miliziani verso Paesi disposti ad accoglierli.
Inoltre, il punto 16 stabilisce che "Israele non occuperà né annetterà Gaza", un'ipotesi temuta in quasi due anni di guerra. La clausola non menziona però i piani analoghi degl ultranazionalisti israeliani per la Cisgiordania.
Per il futuro la proposta è dunque l'istituzione di un consiglio di governo temporaneo, un Board of Peace supervisionato dallo stesso Trump e comprendente l'ex primo ministro britannico Tony Blair.
A garantire la sicurezza ci sarebbe da subito una forza di stabilizzazione internazionale, che "addestrerà e darà supporto alle forze di polizia palestinesi" e si consulterà con Giordania ed Egitto, oltre a coordinarsi nelle fasi iniziali con l'esercito israeliano che si ritirerà progressivamente fino a mantenere "un perimetro di sicurezza finché Gaza non sarà adeguatamente protetta da qualsiasi minaccia terroristica».
Quanto agli aiuti tornerebbero a essere gestiti completamente dalle agenzie delle Nazioni Unite e dalla Mezzaluna Rossa e ad altre istituzioni internazionali non associate a nessuna delle parti in causa, dopo la disastrosa esperienza della Gaza Humanitarian Foundation.
"Penso che siamo molto vicini" alla pace, ha detto il presidente Usa all'inizio della conferenza stampa congiunta con Netanyahu, che si è conclusa senza che i due leader abbiano accettato domande dai giornalisti.
L'alternativa al buon esito del piano, tuttavia, non saranno nuovi negoziati. Trump ha dichiarato che, in caso di rifiuto da parte del gruppo armato palestinese, Israele avrebbe il "pieno appoggio" degli Stati Uniti per intraprendere azioni per sconfiggere Hamas.
A tal proposito, Netanyahu ha minacciato che "Israele finirà il lavoro da solo. Questo si può fare nel modo più facile, o nel modo più difficile. Ma si farà". Il premier israeliano ha anche ribadito la sua "opposizione a uno Stato palestinese" e un ruolo dell'"Autorità Nazionale Palestinese a Gaza senza subire cambiamenti radicali".
Hamas: "Termini del piano vicini alla visione israeliana"
Un funzionario di Hamas ha detto che il gruppo è stato informato del piano solo al suo annuncio.
Mahmoud Mardawi ha detto all'emittente qatarina Al Jazeera che "non siamo stati informati del piano di Trump prima del suo annuncio, e i suoi termini sono vicini alla visione israeliana".
"Quello che è successo è stato un tentativo di reprimere lo slancio internazionale e il riconoscimento dello Stato palestinese", ha aggiunto Mardawi, denunciando il contenuto del piano come "vago e non garantito", nonostante Trump abbia detto di avere sentito che "anche Hamas vuole che questo sia fatto".
La milizia palestinese ha anche rifiutato il coinvolgimento di Tony Blair, considerato "una figura inaccettabile per il nostro popolo", ha dichiarato alla Reuters un altro funzionario di Hamas, Taher al-Nunu.
Dal 2007 al 2015 Blair ha guidato il Quartetto per il Medio Oriente, un gruppo incaricato da Onu, Ue, Usa e Russia di trovare una soluzione al conflitto israelo-palestinese, senza risultati significativi.
"Abbiamo accettato la formazione di un comitato che non rappresenti alcuna fazione palestinese per gestire gli affari di Gaza dopo la guerra, ma non accetteremo l'imposizione di una tutela straniera sul nostro popolo", ha aggiunto al-Nunu, secondo cui la "resistenza armata è un diritto del popolo palestinese finché esiste l'occupazione".
"Se il popolo palestinese sarà liberato e verrà creato uno Stato palestinese, allora non ci sarà più bisogno né di resistenza né di armi, e ciò farà parte dell'entità palestinese" ha concluso il funzionario.
Netanyahu si scusa per l'attacco in Qatar
Per arrivare a questo punto, il presidente Usa e il premier israeliano hanno avuto una telefonata con l'emiro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, in cui Netanyahu ha presentato scuse ufficiali per avere ucciso a inizio settembre un suo cittadino durante l'attacco aereo su Doha che ha preso di mira una delegazione di Hamas.
"Come primo passo, il primo ministro Netanyahu ha espresso il suo profondo rammarico per il fatto che l'attacco missilistico di Israele contro obiettivi di Hamas in Qatar abbia involontariamente ucciso un militare", si legge in un comunicato della Casa Bianca reso noto in giornata.
"Ha inoltre espresso rammarico per il fatto che, prendendo di mira la leadership di Hamas durante i negoziati per gli ostaggi, Israele abbia violato la sovranità del Qatar e ha affermato che Israele non condurrà di nuovo un attacco del genere in futuro", si legge ancora nel comunicato.
L'attacco, accolto con indignazione dalla comunità internazionale, è stato il primo di Israele contro il Qatar, un mediatore chiave negli sforzi per il cessate il fuoco.
Le reazioni al piano di Trump per Gaza
L'Autorità Nazionale Palestinese ha accolto con favore gli "sforzi sinceri e determinati" del presidente degli Stati Uniti. Arabia Saudita, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Indonesia, Pakistan, Turchia, Qatar ed Egitto hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui accolgono con favore gli sforzi di Donald Trump per porre fine alla guerra a Gaza, dicendosi pronti a "cooperare positivamente" con gli Usa per finalizzare l'accordo e garantirne l'attuazione.
Giudizi positivi anche dall'Italia e dall'Europa. L'Italia è impegnata "a collaborare per portare pace e stabilità in Medio Oriente", ha dichiarato la premier Giorgia Meloni in una nota congiunta con Salman bin Hamad Al Khalifa, principe ereditario e primo ministro del Bahrein, ricevuto a Palazzo Chigi.
“La Germania è pronta a dare un contributo concreto all'attuazione del piano”, ha dichiarato un portavoce del governo tedesco. Il cancelliere Friedrich Merz afferma che la proposta di pace a Gaza avanzata dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump "offre la migliore opportunità per porre fine alla guerra nell'enclave".
"Tutte le parti devono cogliere questo momento per dare alla pace una possibilità concreta. La situazione a Gaza è intollerabile. Le ostilità devono cessare e tutti gli ostaggi devono essere rilasciati immediatamente", ha scritto su X Antonio Costa.
"I popoli israeliano e palestinese meritano di vivere fianco a fianco, in pace e sicurezza, liberi dalla violenza e dal terrorismo", ha concluso il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa a cui ha fatto eco sempre sui social la presidente della Commissione von der Leyen.
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