Gaza, l'Idf attacca il campo profughi di Nuseirat, nel centro della Striscia: almeno tre morti
Nella tarda serata di domenica l'esercito israeliano ha sferrato un attacco sul campo profughi urbano di Nuseirat, nella parte centrale della Striscia di Gaza. I funzionari medici hanno dichiarato che una bomba ha colpito una tenda che ospitava una famiglia di sfollati uccidendo almeno tre persone, tra cui i genitori di due fratelli gemelli di dieci anni, rimasti feriti come almeno altre venti persone.
Secondo quanto riportato da Al Jazeera, l'area occidentale del campo è stato sottoposta a un pesante fuoco di artiglieria e a bombardamenti aerei e molte famiglie sono intrappolate dall'assedio dei carri armati israeliani.
Nel nord della Striscia, sempre più isolato a causa della massiccia offensiva di Israele, domenica mattina un attacco israeliano ha completamente distrutto un edificio nel campo profughi urbano di Jabaliya, uccidendo almeno 24 membri di una stessa famiglia. L'esercito israeliano ha dichiarato di aver preso di mira un sito in cui operava un gruppo di militanti di Hamas.
L'agenzia di stampa statale siriana ha parlato di un attacco israeliano contro l'area di Chenchar, nella campagna meridionale di Homs, nella Siria centrale.
Nel frattempo le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno riferito che nelle ultime ore sono stati lanciati circa cinquanta razzi dal Libano verso il nord di Israele. Ci sarebbe una donna ferita. L'Idf ha inoltre affermato di aver intercettato un missile lanciato dallo Yemen prima che entrasse in territorio israeliano.
I ribelli Houthi ne hanno rivendicato la responsabilità con un messaggio video pre-registrato del loro portavoce militare, che ha parlato di un missile balistico Palestina 2 - descritto come "ipersonico", lanciato verso una base militare israeliana.
Israele parla di "progressi" per una tregua ma continua a bombardare il Libano
Domenica il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar ha dichiarato che ci sono "progressi" su un accordo di cessate il fuoco con il Libano e che Israele sta "lavorando con gli americani sulla questione".
Saar ha dichiarato ai giornalisti a Gerusalemme che Israele accetterà un accordo se Hezbollah accetterà di ritirarsi oltre il fiume Litani, come stabilito dalla risoluzione 1701 delle Nazioni Unite.
Intanto però non si fermano i bombardamenti israeliani sul Libano. Lunedì è stata riportata la morte di cinque persone nel distretto di Hermel, nella valle di Bekaa, nel nord del Paese. Domenica un attacco aereo ha ucciso almeno 23 persone, tra cui sette bambini, nel villaggio di Aalmat, a nord di Beirut.
L'esercito israeliano ha parlato di un piano per colpire un sito di Hezbollah usato per immagazzinare armi. Il legislatore libanese Raed Berro ha risposto affermando che nell'edificio preso di mira "non c'erano beni o personale di Hezbollah e che l'attacco ha ingiustamente preso di mira i civili".
Da parte sua lunedì Hezbollah ha affermato di non aver ricevuto alcuna proposta di cessate il fuoco. "Finora, secondo le mie informazioni, nulla di ufficiale ha raggiunto il Libano o noi a questo proposito”, ha detto il capo dell'ufficio stampa del gruppo in una conferenza stampa nella periferia meridionale di Beirut.
Netanyahu e Trump si parlano
Lunedì per la prima volta il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha riconosciuto di aver dato il via libera all'operazione del settembre scorso che ha provocato l'esplosione di migliaia di cercapersone e walkie-talkie in Libano e Siria.
“L'operazione cercapersone e l'eliminazione di Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, sono state effettuate nonostante l'opposizione di alti funzionari dell'establishment della difesa e dei responsabili politici”, ha dichiarato Netanyahu in una riunione di gabinetto, secondo quanto riportato dai media locali.
Dopo l'uccisione di Nasrallah gli Stati Uniti hanno rinnovato gli appelli per un cessate il fuoco nella regione, ma sono caduti nel vuoto. Domenica il Qatar - un mediatore chiave nel conflitto - ha dichiarato di aver sospeso i suoi sforzi e di voler riprendere le discussioni quando le parti mostreranno la loro “volontà e serietà di porre fine alla brutale guerra”.
L'elezione di Trump alla Casa Bianca potrebbe segnare un cambiamento nell'approccio degli Stati Uniti al conflitto, ma il presidente eletto non è ancora entrato nello specifico di come intende fermare la guerra.
Domenica Netanyahu ha dichiarato che lui e Trump hanno parlato tre volte dopo l'esito delle elezioni e che la vedono “allo stesso modo”, in particolare sulla minaccia dell'Iran, sostenitore chiave di Hezbollah in Libano.
Nel suo primo mandato, Trump ha ritirato gli Stati Uniti dall'accordo nucleare del 2015 tra l'Iran e Washington ed è stato un convinto sostenitore di Israele. Tuttavia, ha anche promosso l'isolazionismo statunitense sulla scena globale, dichiarando in campagna elettorale di voler “porre fine a tutte le guerre”, che considera un salasso per le risorse statunitensi.
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