Bce: Lagarde, possibile impatto su crescita Ue con svolta protezionistica Usa
"Se gli Stati Uniti, il nostro principale mercato di esportazione, prendono una piega protezionistica, è probabile che la crescita dell'area dell'euro ne risenta". Così la presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde durante un discorso a Vilnius, in Lituania in occasione del 10esimo anniversario dell'introduzione dell'euro.
"I nostri esportatori sono inoltre specializzati in beni strumentali che altri Paesi utilizzano per la produzione di esportazioni, il che li rende particolarmente sensibili ai cambiamenti di fiducia nel commercio mondiale", ha aggiunto Lagarde per la quale "i principali rischi che vediamo in futuro riguardano anche gli shock esterni". In particolare, "un aumento delle tensioni geopolitiche potrebbe far lievitare i prezzi dell'energia e i costi di trasporto nel breve periodo, mentre eventi climatici estremi potrebbero far salire i prezzi dei prodotti alimentari".
"L'effetto netto della frammentazione del commercio e delle tariffe sull'inflazione rimane incerto, poiché implica ipotesi impossibili da anticipare con precisione. Queste includono potenziali azioni di ritorsione e movimenti dei tassi di cambio e dei prezzi delle materie prime", ha concluso la presidente della Bce.
Bce annuncia nuovi tagli dei tassi di interesse
Da Vilnius Lagarde ha inoltre annunciato che la Banca centrale europea prevede nuovi tagli dei tassi di interesse, in linea con l'allentamento monetario già avviato da diversi mesi. "Se i dati in arrivo continueranno a confermare il nostro scenario di base", che prevede un ritorno dell'inflazione nell'area euro all'obiettivo del 2 per cento entro il 2025, "la direzione è chiara: intendiamo ridurre ulteriormente i tassi d'interesse", ha dichiarato Lagarde. La presidente ha sottolineato che il contesto economico nell'area euro è profondamente cambiato rispetto all'autunno del 2022, quando l'inflazione aveva superato il 10 per cento. Due anni dopo, le preoccupazioni si concentrano su "prospettive di crescita più deboli del previsto e un'incertezza crescente legata agli eventi geopolitici", ha affermato Lagarde. Giovedì scorso la Bce ha abbassato il tasso di riferimento per la quarta volta da giugno, portandolo al 3 per cento.
Come i piani di Trump possono impattare negativamente sull'economia europea
Tra gli analisti, c'è un ampio consenso sul fatto che la tariffa universale del 10 per cento proposta da Trump su tutte le importazioni statunitensi possa turbare in modo significativo la crescita europea, intensificare le divergenze della politica monetaria e mettere a dura prova i settori chiave che dipendono dal commercio con gli Stati Uniti, come quello automobilistico e chimico.
Gli effetti a lungo termine sulla tenuta economica dell'Europa potrebbero rivelarsi ancora più significativi se i dazi dovessero portare a conflitti commerciali prolungati, spingendo la Banca centrale europea (Bce) a rispondere con tagli aggressivi dei tassi per attutire l'impatto.
I dati della Commissione europea mostrano che l'Ue ha esportato 502,3 miliardi di euro di beni negli Stati Uniti nel 2023, rappresentando un quinto di tutte le esportazioni non europee.
In testa tra le esportazioni europee verso gli Stati Uniti ci sono macchinari e veicoli (207,6 miliardi di euro), seguiti da prodotti chimici (137,4 miliardi di euro) e da altri manufatti (103,7 miliardi di euro), che insieme rappresentano quasi il 90 per cento delle esportazioni transatlantiche del blocco.
Come già riportato da Piero Cingari su Euronews, gli analisti della banca olandese Abn Amro, tra cui il responsabile della ricerca macro, Bill Diviney, hanno avvertito che i dazi "causerebbero un crollo delle esportazioni verso gli Stati Uniti", con le economie orientate al commercio come la Germania e i Paesi Bassi che potrebbero essere le più colpite.
Secondo l'istituto di credito olandese, i dazi di Trump ridurrebbero la crescita europea di circa 1,5 punti percentuali, il che si tradurrebbe in una potenziale perdita economica di 260 miliardi di euro sulla base di un Pil europeo stimato per il 2024 di 17mila e 400 miliardi di euro.
Se la crescita europea dovesse vacillare a causa dei dazi di Trump, la Bce potrebbe essere costretta a reagire in modo aggressivo, riducendo i tassi di interesse a un livello prossimo allo zero entro il 2025.
Al contrario, la Federal Reserve (Fed) statunitense potrebbe continuare ad aumentare i tassi, portando a "una delle più grandi e durature divergenze di politica monetaria" tra la Bce e la Fed dalla nascita dell'euro nel 1999.
Il risultato sarebbe un euro più debole, che potrebbe contribuire a compensare alcuni svantaggi competitivi per gli esportatori europei, ma aumenterebbe anche i costi delle importazioni.
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