L'Egitto lavora a un piano per ricostruire Gaza senza sgomberare i Palestinesi
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Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha dichiarato che il suo Paese sta sviluppando un piano per ricostruire Gaza senza costringere i palestinesi ad abbandonare la Striscia. Un annuncio in contrasto con la proposta del presidente Donald Trump di sfollare milioni di persone lasciando il controllo dell'area agli Stati Uniti.
Secondo il quotidiano statale egiziano Al-Ahram, la proposta prevede la creazione di "aree sicure" all'interno di Gaza dove i palestinesi possano vivere inizialmente mentre le imprese di costruzione egiziane e internazionali rimuovono le macerie e ricostruiscono le infrastrutture della striscia.
Secondo fonti egiziane ed occidentali, i funzionari del Cairo hanno discusso il piano con diplomatici europei e con Arabia Saudita, Qatar ed Emirati Arabi Uniti. Stando a quanto riferito, stanno anche discutendo i modi per finanziare la ricostruzione, compresa una conferenza internazionale sulla ricostruzione di Gaza.
I funzionari e i diplomatici hanno parlato a condizione di anonimato perché la proposta è ancora in fase di negoziazione.
La proposta di Trump di sgomberare Gaza
La proposta arriva dopo il clamore internazionale suscitato dalla richiesta di Trump di sgomberare la popolazione di Gaza, composta da circa due milioni di palestinesi. Trump ha detto che gli Stati Uniti avrebbero preso il controllo della Striscia e l'avrebbero ricostruita in una "Riviera del Medio Oriente", senza chiarire sul futuro dei suoi abitanti.
I palestinesi hanno fermamente affermato che non lasceranno la loro patria, mentre l'Egitto e la Giordania - sostenuti dall'Arabia Saudita - hanno rifiutato l'invito di Trump ad accogliere la popolazione di Gaza.
I gruppi per i diritti umani hanno ampiamente affermato che il piano equivale a una pulizia etnica, un potenziale crimine di guerra. Anche i Paesi europei hanno ampiamente denunciato il piano di Trump. Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha elogiato l'idea e ha dichiarato che Israele si sta preparando ad attuarla.
Il Segretario di Stato Usa Marco Rubio, che lunedì si è recato in Arabia Saudita per un tour nella regione, ha dichiarato che gli Stati Uniti sono pronti ad ascoltare proposte alternative. "Se i Paesi arabi hanno un piano migliore, allora è fantastico", ha detto Rubio giovedì al programma radiofonico statunitense "Clay and Buck Show".
I piani di ricostruzione dipendono dalla seconda fase del cessate il fuoco
Il quotidiano egiziano Al-Ahram ha dichiarato che la proposta è stata concepita per "confutare la logica del presidente americano Trump" e contrastare "qualsiasi altra visione o piano che miri a cambiare la struttura geografica e demografica della Striscia di Gaza".
Gaza si sta avvicinando a un momento critico, con la prima fase del cessate il fuoco che scadrà all'inizio di marzo. Israele e Hamas devono ancora negoziare una seconda fase che dovrebbe portare al rilascio di tutti gli ostaggi ancora detenuti dai militanti, al ritiro completo di Israele da Gaza e a un arresto a lungo termine della guerra.
Qualsiasi piano di ricostruzione sarà impossibile da attuare senza un accordo sulla seconda fase, compreso un accordo su chi governerà Gaza a lungo termine. Israele esige l'eliminazione di Hamas come forza politica o militare nel territorio, ed è improbabile che i donatori internazionali contribuiscano alla ricostruzione se Hamas è al comando.
Secondo i funzionari egiziani che hanno parlato del piano, la proposta egiziana prevede l'istituzione di un'amministrazione palestinese non allineata con Hamas o con l'Autorità Palestinese per gestire la Striscia e supervisionare gli sforzi di ricostruzione.
Si chiede inoltre una forza di polizia palestinese composta principalmente da ex poliziotti dell'Autorità Palestinese rimasti a Gaza dopo che Hamas ha preso il controllo dell'enclave nel 2007, con il rinforzo di forze egiziane e occidentali addestrate.
Alla domanda sulla possibilità di dispiegare una forza araba a Gaza, un funzionario egiziano e un diplomatico arabo hanno risposto che i Paesi arabi sarebbero d'accordo solo se ci fosse un "percorso chiaro" per la creazione di uno Stato palestinese indipendente.
Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha rifiutato la creazione di qualsiasi Stato palestinese e qualsiasi ruolo per Hamas o per l'Autorità Palestinese sostenuta dall'Occidente nel governare Gaza, anche se non ha proposto alcuna alternativa chiara.
Hamas ha dichiarato di essere disposto a rinunciare al potere a Gaza. Il portavoce di Hamas, Abdul Latif al-Qanou, ha dichiarato che il gruppo ha accettato o un governo di unità palestinese senza la partecipazione di Hamas o un comitato di tecnocrati per gestire il territorio. L'Autorità Palestinese, che governa parti della Cisgiordania, si è finora opposta a qualsiasi piano per Gaza che la escluda.
Zone sicure designate a Gaza
Il diplomatico occidentale sentito ha dichiarato che Francia e Germania hanno appoggiato l'idea che i Paesi arabi sviluppino una controproposta al piano di Trump e che il presidente egiziano Abdel Fattah el-Sissi ha discusso gli sforzi del suo governo con il presidente francese in una telefonata all'inizio del mese.
Il ministro degli Esteri egiziano Badr Abdelatty ha anche informato il ministro degli Esteri tedesco e altri funzionari dell'Ue a margine della conferenza sulla sicurezza di Monaco della scorsa settimana, ha dichiarato uno dei funzionari egiziani.
I funzionari di Egitto, Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Giordania discuteranno la proposta egiziana durante un incontro a Riyadh questa settimana, prima di presentarla al vertice arabo di fine mese.
Il piano egiziano prevede un processo di ricostruzione in tre fasi che durerà fino a cinque anni senza rimuovere i palestinesi da Gaza, hanno detto i funzionari egiziani.
Il piano designa tre "zone sicure" all'interno di Gaza per trasferire i palestinesi durante un primo "periodo di recupero iniziale" di sei mesi. Le zone saranno attrezzate con case mobili e rifugi, con aiuti umanitari in arrivo.
Più di venti di aziende egiziane e internazionali parteciperanno alla rimozione delle macerie e alla ricostruzione delle infrastrutture della Striscia. La ricostruzione offrirà decine di migliaia di posti di lavoro alla popolazione di Gaza, hanno dichiarato i funzionari.
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