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A Lisbona il ricordo dei 18mila bambini uccisi nella Striscia di Gaza

• Aug 8, 2025, 10:43 AM
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Si è tenuta giovedì 7 agosto una commemorazione a Lisbona per rendere omaggio ai bambini palestinesi uccisi a Gaza. I nomi delle vittime del conflitto sono stati letti ad alta voce nella piazza del Rossio, nell'ambito di un'iniziativa durata tutto il giorno.

"Non possiamo rimanere in silenzio"

Turisti e residenti hanno potuto conoscere alcune delle storie di coloro le cui vite sono finite troppo presto a causa della guerra tra Israele e Hamas, nell'ambito di un evento promosso da diverse organizzazioni e gruppi della società civile.

Tra i partecipanti, molti sostengono che occorra fare di più, al di là delle reazioni sui social media, per far comprendere quanto sta succedendo nella Striscia: "Ciò che sta accadendo a Gaza, perpetrato da Israele, è un genocidio, è un'emergenza globale. È nostro dovere non rimanere in silenzio, la società civile deve fare qualcosa. Non possiamo limitarci a un like sui social media, dobbiamo andare oltre", ha affermato João Pico, uno dei partecipanti.

Quella di Lisbona è stata solo una delle numerose iniziative che si sono svolte in Portogallo per protestare contro l'azione militare israeliana nella Striscia di Gaza. A giugno, come riportato da Euronews, centinaia di persone si erano riunite a Largo do Chiado, sempre a Lisbona, per chiedere al governo di riconoscere lo Stato di Palestina.

300mila i bambini a rischio malnutrizione acuta

Secondo l'Unicef, più di 18mila bambini hanno perso la vita nell'enclave negli ultimi 22 mesi e più di 300mila sono a rischio di malnutrizione acuta, in una fase in cui l'accesso al cibo e ad altri beni di prima necessità è molto difficile.

Secondo un rapporto recentemente consultato da Euronews, distribuito dal Servizio europeo per l'azione esterna agli Stati membri, la situazione umanitaria a Gaza è "molto grave" e la portata della distruzione "senza precedenti". E ciò malgrado alcuni minimi miglioramenti registrati nelle ultime settimane, come la ripresa delle forniture di carburante e una "tendenza all'aumento" del numero di camion che entrano a Gaza ogni giorno.