Il flirt dell'Ue con la Libia di Haftar per la gestione dei flussi migratori

La Commissione europea è da tempo impegnata a "livello tecnico" con i leader della Libia orientale, compresi i militari guidati da Khalifa Haftar, per discutere della gestione della migrazione, secondo quanto ha dichiarato un funzionario a Euronews.
La Commissione e l'Agenzia europea per la guardia di frontiera e costiera (Frontex) ospiteranno una delegazione libica sulla migrazione per due "visite tecniche" questa settimana, ha confermato la Commissione durante una conferenza stampa, dopo che Irpi Media aveva riportato la notizia. Gli incontri si terranno a Bruxelles e presso la sede di Frontex a Varsavia.
L'incontro riunirà nella stessa stanza "tutte le parti" della Libia e i funzionari dell'Ue. È stata confermata la presenza del governo della Libia orientale e del suo braccio militare, entrambi non riconosciuti a livello internazionale.
Tuttavia, un funzionario dell'Ue ha descritto la presenza nella stessa stanza del governo non riconosciuto e del suo esercito operativo come un fatto non nuovo. "Negli ultimi anni abbiamo avuto diversi incontri a livello tecnico a Bruxelles e in Libia", ha dichiarato il funzionario.
Le discussioni tecniche sono definite tali perché non sono coinvolte figure politiche, ma solo funzionari della Commissione. In questo caso riguarderanno, tra l'altro, "la limitazione delle partenze e dei flussi attraverso la Libia in linea con gli standard dei diritti umani", ha dichiarato un secondo funzionario.
Gli incontri arrivano poco dopo che le autorità libiche hanno annunciato piani per organizzare i rimpatri volontari di persone migranti, dai centri sotto il loro controllo verso i Paesi di origine.
La Libia rimane un Paese chiave per Bruxelles nella gestione dei flussi migratori. Secondo gli ultimi dati di Frontex, la rotta marittima che dalla Libia porta a Creta ha registrato un'impennata a settembre, con un aumento degli attraversamenti irregolari del 280 per cento rispetto al 2024.
Le partenze complessive dalla Libia sono aumentate invece del 50 per cento rispetto all'anno scorso.
I rapporti tra Haftar e la Russia di Putin
Dalla fine del governo di Muammar Gheddafi nel 2011, il Paese è stato politicamente frammentato, con diversi contendenti al potere impegnati in una guerra civile e diverse milizie sparse in tutto lo Stato nordafricano.
Nel corso degli anni, Khalifa Haftar e suo figlio, Saddam, hanno rafforzato i legami politici e militari con la Russia, culminati nella visita ufficiale del generale a Mosca nel maggio di quest'anno.
La Russia ha stabilito la sua presenza militare in parti chiave della Libia, tra cui la base aerea di Al-Khadim vicino a Bengasi e il porto di Tobruk, snodo frequente per le partenze dei migranti e città dove si trova la principale base del governo orientale e del suo esercito.
In questa parte del Paese opera anche la brigata marittima Tariq Bin Ziyad, guidata da Saddam Haftar, che ha già intercettato imbarcazioni cariche di persone migranti in acque internazionali, in coordinamento con le autorità europee.
Haftar ha inoltre mantenuto buoni rapporti con l'Egitto e gli Emirati Arabi Uniti e ha forti legami con Washington, avendo trascorso decenni in esilio dal regime di Gheddafi negli Stati Uniti.
È la prima volta che funzionari della Libia orientale si recano a Varsavia, sede di Frontex.
"C'è molta pressione da Bruxelles per impegnarsi con la Libia in questo momento. Frontex lo farà, ma sempre con un messaggio chiaro: qualsiasi cooperazione deve rispettare i diritti umani e lo stato di diritto", hanno confermato a Euronews due funzionari di Frontex.
A differenza della Commissione europea, questo per Frontex è il "primo incontro con funzionari libici da anni" ed è probabilmente la prima volta in assoluto che avvengono contatti con il governo della parte orientale del Paese, secondo quanto riferito da uno dei due funzionari di Frontex.
"Non sono a conoscenza di contatti precedenti", ha confermato la fonte.
"La visita tecnica darà alla delegazione libica la possibilità di familiarizzare con il lavoro di Frontex e con il suo ruolo di supporto ai Paesi dell'Ue alle frontiere esterne".
Amnesty: "Cooperazione Ue-Libia equivale a complicità"
L'Ue ha una lunga tradizione di cooperazione con le autorità libiche in materia di migrazione che risale al 2013, quando è stata avviata la missione di assistenza alle frontiere in Libia (Eubam).
Finora, però, questa cooperazione ha comportato un partenariato con il governo di Unità Nazionale, quello con sede a Tripoli.
Tuttavia, in una lettera del 2025 ai leader dei 27 Paesi dell'Ue, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dichiarato esplicitamente che è necessario lavorare "con le autorità dell'ovest e dell'est del Paese" per rafforzare la gestione delle frontiere e combattere il traffico di migranti.
Da allora, la Commissione ha avviato un'attività diplomatica, sostenuta da alcuni Paesi dell'Ue, con le autorità dell'est. Ma non senza ostacoli.
A luglio, una visita a Bengasi del commissario per gli Affari interni Magnus Brunner con i ministri di Italia, Grecia e Malta si è conclusa con un incidente diplomatico: Brunner e i rappresentanti europei sono stati espulsi.
Secondo un funzionario sentito da Euronews al tempo, la delegazione europea si era rifiutata di posare per una foto con il governo libico orientale prima di un incontro con i militari di Haftar.
Per tutta risposta, i rappresentanti del governo hanno dichiarato il commissario e i ministri "persona non grata", chiedendo loro di lasciare il Paese.
Le agenzie delle Nazioni unite, le organizzazioni della società civile e diverse inchieste giornalistiche hanno costantemente denunciato abusi sistematici, torture e detenzione di migranti in molte parti della Libia e nelle acque internazionali antistanti al Paese, con incidenti che hanno coinvolto anche soccorritori e pescatori.
A luglio, Amnesty International ha definito "moralmente fallimentare" l'impegno complessivo Ue-Libia.
"La cooperazione dell'Ue con le autorità libiche in materia di migrazione, moralmente fallimentare, equivale alla complicità in orribili violazioni dei diritti umani. I tentativi di fermare le partenze a ogni costo mostrano un totale disprezzo per la vita e la dignità dei migranti e dei rifugiati", ha dichiarato l'organizzazione.
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