La nave Libra arrivata in Albania dall'Italia con a bordo otto migranti
La nave Libra è giunta nel porto di Shengjin portando in Albania altri otto migranti, intercettati quattro giorni fa a sud di Lampedusa, per trasferirli nel centro di Gjader.
Il numero di persone da inviare a Tirana doveva essere di nove inizialmente, ma un cittadino del Bangladesh è stato giudicato troppo anziano e in cattive condizioni di salute.
Il primo fallimentare viaggio della nave Libra per portare i migranti in Albania
In precedenza, la stessa nave della Marina aveva trasferito in Albania i primi 16 migranti provenienti dal Bangladesh e dall'Egitto. Quattro di loro, identificati come minori o individui con problemi di salute, sono stati riportati in Italia lo stesso giorno.
Altri dodici sono stati riportati in Italia tre giorni dopo, in seguito a una sentenza del tribunale di Roma che ha respinto la loro detenzione in Albania perché i loro Paesi di origine, Bangladesh ed Egitto, non erano sufficientemente sicuri per essere rimandati indietro.
La premier Giorgia Meloni ha criticato la sentenza del tribunale di Roma, affermando che ritenere non sicuri Paesi come il Bangladesh e l'Egitto significa che praticamente tutti i migranti sarebbero esclusi dal programma per l'Albania, rendendolo inattuabile.
Il decreto del governo Meloni per ampliare la lista dei Paesi sicuri
Il 21 ottobre, il governo Meloni ha approvato un nuovo decreto volto a superare gli ostacoli giudiziari che rischiavano di far deragliare il controverso accordo quinquennale sull'immigrazione con l'Albania, firmato nel 2023 dalla Meloni e dal suo omologo albanese Edi Rama.
In base all'accordo, fino a tremila migranti intercettati ogni mese dalla Guardia costiera italiana in acque internazionali potranno essere accolti in Albania e sottoposti a controlli per ottenere asilo in Italia o essere rimandati nei loro Paesi.
L'Italia ha accettato di accogliere i migranti a cui viene concesso l'asilo, mentre quelli la cui domanda viene respinta rischiano l'espulsione direttamente dall'Albania.
Le critiche al modello Albania
Numerosi gruppi per i diritti umani e organizzazioni non governative attive nel Mediterraneo hanno definito l'accordo un pericoloso precedente in contrasto con le leggi internazionali.
Il modello Albania ha però ricevuto le lodi di molti Stati membri dell'Ue, suscitando il timore che esternalizzare le richieste di asilo in Paesi exta Ue possa diventare una pratica diffusa, in particolare dopo la lettera inviata dalla presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen ai leader europei in occasione del Consiglio d'Europa del 17 ottobre scorso.
Von der Leyen ha infatti invitato gli Stati membri a "esplorare le possibili strade da percorrere per quanto riguarda l'idea di sviluppare hub di rimpatrio al di fuori dell'Ue", per accelerare le espulsioni.
Ma se da un lato si teme per i diritti umani dei migranti, c'è anche chi nell'Ue ha criticato il modello per i suoi limiti pratici. Nel corso dell'audizione di conferma alla Commissione Affari esteri del parlamento Ue, la commissaria europea per l'Allargamento Marta Kos ha sottolineato che il modello Albania "per ora non sta funzionando bene, e la vedo solo come un’opportunità per valutare come può funzionare se viene fatto in modo diverso“.
“Si tratta di dignità, di diritti umani e l’Ue sta dando soldi affinché la gestione di questi centri di rimpatrio rispetti davvero i diritti umani” ha affermato Kos rispondendo alla domanda dell'eurodeputata Ilaria Salis in merito all'accordo tra Rama e Meloni. “Ciò che abbiamo deciso di fare nell’Ue è un patto per la migrazione e l’asilo ed è su questo che lavorerò. Per me questa è la priorità“, ha dichiarato la commissaria.
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