Guerra a Gaza: mandato di arresto internazionale per Netanyahu, Gallant e leader di Hamas
La Corte penale internazionale (Cpi) ha emesso giovedì mandati di arresto per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il suo ex ministro della Difesa Yoav Gallant e i leader di Hamas, accusandoli di crimini di guerra e crimini contro l'umanità per la guerra a Gaza e gli attacchi dell'ottobre 2023 che hanno scatenato l'offensiva di Israele nel territorio palestinese.
Con la decisione, Netanyahu e gli altri accusati vengono dichiarati ricercati a livello internazionale e rischiano di essere arrestati se viaggiano all'estero. Ma le implicazioni pratiche della decisione potrebbero essere limitate, dal momento che Israele e il suo principale alleato, gli Stati Uniti, non sono membri del tribunale e che i funzionari di Hamas raggiunti dal mandato potrebbero essere stati tutti uccisi.
Ismail Haniyeh è stato assassinato da Israele in un attacco aereo a Teheran il 31 luglio, Yahya Sinwar è stato ucciso il 17 ottobre in uno scontro a sorpresa con le forze israeliane nella Striscia di Gaza e l'Idf dice di aver ucciso lo scorso luglio anche l'attuale capo di Hamas, Mohammed Dief, ma il gruppo non ha mai confermato la sua morte.
Il procuratore capo del tribunale Karim Khan aveva richiesto i mandati di arresto a maggio, affermando che c'erano ragionevoli motivi per ritenere che Netanyahu e Gallant avessero responsabilità penali per aver "intenzionalmente e consapevolmente privato la popolazione civile di Gaza di oggetti indispensabili alla sua sopravvivenza", che costituisce crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Per quanto riguarda Deif, le accuse sono di omicidio, tortura, stupro e presa di ostaggi per l'attacco di Hamas in territorio israeliano del 7 ottobre 2023.
Il mandato d'arresto potrebbe aumentare la pressione esterna sul governo di Netanyahu mentre gli Stati Uniti cercano di mediare un cessate il fuoco tra Israele e Hamas, ma potrebbe anche rafforzare la posizione politica interna del primo ministro nel breve termine, dato che la maggior parte degli israeliani respinge la giurisdizione della Corte penale internazionale come un'interferenza negli affari interni del Paese.
Le reazioni ai mandati di arresto emanati dalla Cpi
Già nei mesi precedenti i leader israeliani avevano bollato la Corte penale internazionale come antisemita per il perseguimento di Netanyahu e Gallant. Anche gli Stati Uniti si erano schierati dalla parte di Tel Aviv, ribadendo il loro sostegno al diritto di Israele di difendersi da Hamas.
Nella sua prima risposta alla decisione della Cpi, l'ufficio di Benjamin Netanyahu ha descritto la sentenza come “assurda e falsa menzogna” e ha detto che la Corte è un "organo politico di parte e discriminatorio" guidato da un procuratore "corrotto" e da giudici spinti "dall'odio antisemita verso Israele".
L'ufficio del premier ha dichiarato di rifiutare categoricamente le accuse mosse e che il Paese “non cederà alle pressioni, non si lascerà scoraggiare e non si ritirerà” fino a quando non saranno raggiunti tutti gli obiettivi di guerra.
Il presidente Isaac Herzog ha parlato di "un giorno buio per la giustizia e per l'umanità" e di una decisione "oltraggiosa" e "presa in mala fede", insinuando un coinvolgimento nel "cinico sfruttamento delle istituzioni legali internazionali" di un "impero iraniano del male".
"La decisione ha scelto il lato del terrore e del male rispetto alla democrazia e alla libertà, e ha trasformato il sistema stesso della giustizia in uno scudo umano per i crimini di Hamas contro l'umanità”, ha scritto Herzog sui social media.
Il neo ministro degli Esteri Gideon Saar ha scritto sui social media che il mondo dovrebbe respingere con "disgusto" i mandati di arresto in quanto sono "un'ingiustizia" e un "attacco al diritto di Israele - il Paese più attaccato e minacciato del mondo - a difendersi". Anche Saar ha parlato della decisione in termini etici: "Un'aberrazione che trasforma il bene in male e serve il male".
Anche i leader dell'opposizione israeliana hanno condannato la Cpi.
Secondo quanto riporta Reuters, con un comunicato Hamas ha affermato di accogliere con favore la decisione del tribunale e ha chiesto "di estendere la portata delle responsabilità a tutti i leader dell'occupazione criminale", senza commenti in merito alla sentenza che riguarda il gruppo.
L'Alto rappresentante per gli Affari esteri dell'Unione europea Josep Borrell ha dichiarato che i mandati di arresto della Corte penale internazionale non sono “politici" e che le decisioni della Cpi dovrebbero essere rispettate e attuate.
Su tutt'altra posizione Washington. Il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale degli Stati Uniti ha dichiarato: "Rimaniamo profondamente preoccupati dalla fretta con cui il procuratore ha chiesto i mandati di arresto e dai preoccupanti errori di procedura che hanno portato a questa decisione. Gli Stati Uniti sono stati chiari sul fatto che la Corte penale internazionale non ha giurisdizione su questa vicenda".
Anche il rappresentante repubblicano statunitense Mike Waltz, scelto dal presidente eletto Donald Trump come consigliere per la sicurezza nazionale nella prossima amministrazione, ha dichiarto che "a gennaio, quando Trump entrerà in carica, potrete aspettarvi una forte risposta al pregiudizio antisemita della Corte penale internazionale e delle Nazioni Unite". Waltz ha aggiunto che la Cpi "non ha alcuna credibilità" e che queste accuse "sono state smentite dal governo statunitense".
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