Romania: partiti filoccidentali in testa, estrema destra si rafforza nelle ultime elezioni
Per le strade di Bucarest i cittadini reagiscono con cautela all'esito delle elezioni parlamentari di domenica.
I risultati finali di lunedì mostrano che i socialdemocratici di stampo filoccidentale hanno ottenuto il maggior numero di voti e cercheranno probabilmente di formare una coalizione.
Ma al contempo la Romania ha registrato un'enorme ondata di consensi per i nazionalisti di estrema destra.
L'Alleanza per l'Unione dei Romeni, gruppo nazionalista di estrema destra, è arrivata seconda, davanti al Partito Nazionale Liberale. Il partito riformista Unione Salvate la Romania è arrivato quarto. Anche due partiti nazionalisti minori di estrema destra hanno ottenuto voti sufficienti per entrare in Parlamento.
Il prossimo turno delle elezioni presidenziali dovrebbe "chiarire" la situazione politica del Paese, ha dichiarato l'analista politico Ion M. Ionita.
Secondo l'esperto l'aumento dei seggi parlamentari per l'estrema destra renderà difficile la formazione di una maggioranza di governo per i partiti filoccidentali, che sono storicamente partiti di opposizione e potrebbero faticare a raggiungere accordi.
"Siamo ancora in una fase molto complicata. Molte cose non sono ancora chiare. Alcune importanti sono state chiarite, ma ci sono cose che diventeranno più chiare", ha detto.
"Sarà decisiva la scelta del nuovo primo ministro".
Le elezioni hanno rivelato un diffuso sentimento anti-establishment nel Paese membro dell'Unione europea e della Nato. L'8 dicembre si terrà un ballottaggio presidenziale tra il populista di estrema destra Calin Georgescu ed Elena Lasconi dell'Usr.
Il primo turno ha gettato la Romania nel caos politico e ha portato ad accuse di violazioni elettorali e interferenze russe.
Sentimenti anti-establishment: "momento spartiacque" per il Paese
George Simion, il leader 38enne dell'Aur e sostenitore del presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, ha dichiarato che i successi anti-establishment di domenica rappresentano un "momento spartiacque" per la Romania.
"È un momento in cui, grazie alla nostra volontà comune, la Romania rinasce", ha dichiarato.
"Siamo qui, generazione dopo generazione, a dimostrare che nulla può sconfiggere una nazione unita".
Nel 2020, l'Aur è passato da una relativa oscurità a guadagnare il 9 per cento in un voto parlamentare, consentendogli di entrare in Parlamento. Il partito - che proclama di essere a favore della "famiglia, della nazione, della fede e della libertà" e che ha ottenuto la quota maggiore di voti tra i romeni residenti all'estero - ha raddoppiato il suo sostegno nel voto di domenica, raggiungendo il 18,2 per cento.
Cristian Andrei, consulente politico con sede a Bucarest, sostiene che l'aumento dei seggi parlamentari per l'estrema destra renderà difficile la formazione di una maggioranza di governo per i partiti filo-occidentali, che sono storicamente partiti di opposizione e potrebbero faticare a raggiungere accordi.
"Non è una maggioranza unificata, è molto frammentata e piena di odio tra i partiti", ha detto. "La parte europea ha conquistato la maggioranza, ma una maggioranza è molto difficile da costruire, perché tutti i partiti pro-europei non sono nemici, ma hanno combattuto molto in passato".
Le presidenziali
Al primo turno delle presidenziali Calin Georgescu - filorusso, sovranista e no-vax, praticamente sconosciuto fino alla sua candidatura e presentatosi come indipendente - ha ottenuto il 22,9% delle preferenze, rispetto al 19,1% di Elena Lasconi, dallo scorso giugno leader di Unione Salvate la Romania (Usr), una formazione moderata di centrodestra che alle elezioni legislative di ieri ha ottenuto il 12,3% dei voti.
Lasconi, che è giornalista, è attualmente anche sindaca del Comune di Campulung, località a poco più di 150 km a nord di Bucarest. Nei pochi giorni che restano di campagna elettorale i due sfidanti dovranno dare il massimo per portare dalla propria parte gli elettori ancora indecisi.
Il blocco dell'ultradestra, come emerso dalle parlamentari di ieri, può contare su tre partiti entrati in parlamento e che insieme superano il 31% - Aur con il 17,9%, Sos Romania che ha ottenuto il 7,3% e la formazione giovanile Pot con il 6,4%.
Lasconi da parte sua potrebbe contare su una larga alleanza fra le forze democratiche e moderate per fare fronte comune contro la destra estrema - oltre al suo Usr (12,3%), il Partito socialdemocratico (Psd) che ha vinto le legislative con il 22,1%, i liberali del Pnl che ieri ha ottenuto il 13,2%, e l'Udmr, il partito della minoranza ungherese, che ha il 6,4%.
Sulla carta ci sarebbero i numeri per battere l'estremista di destra Georgescu, ma bisognerà poi vedere in concreto come si comporteranno le varie forze politiche. Il risultato sorprendente del primo turno aveva visto la clamorosa uscita di scena dei due favoriti dai sondaggi - il premier socialdemocratico Marcel Ciolacu e l'altro candidato dell'estrema destra sovranista George Simion, giunti rispettivamente terzo e quarto.
La Corte ha convalidato i risultati del primo turno
La Corte costituzionale aveva ordinato il riconteggio dei voti espressi nel primo turno per le proteste relative al ruolo avuto dalla piattaforma TikTok nella campagna elettorale di Georgescu e per presunte ingerenze straniere nel voto, in particolare della Russia.
La Corte ha convalidato i risultati del primo turno delle elezioni presidenziali. La decisione, definitiva e unanime, è arrivata dopo aver chiesto all'Ufficio elettorale di ricontare e verificare tutti i 9,4 milioni di voti espressi al primo turno delle elezioni presidenziali che si sono tenute il 24 novembre.
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