Siria, perché la Turchia è la chiave di accesso al nuovo regime di Damasco anche per l'Ue
Il futuro della Siria post-Assad sembra passare per ora dalla Turchia, uno degli attori che più ha guadagnato dalla caduta del regime a Damasco a inizio mese, avendo una significativa presenza militare nel vicino meridionale e un rapporto di lungo corso con i ribelli che hanno preso il potere.
Non a caso diversi leader internazionali, dal segretario di Stato americano uscente Antony Blinken alla presidente della Commissione europea Ursula von Der Leyen, si sono recati ad Ankara dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan per ottenere un accesso con il nuovo governo siriano o perlomeno per discutere i prossimi sviluppi della situazione.
Perché tutti si rivolgono alla Turchia per discutere del futuro della Siria
“Non c'è dubbio che il presidente turco sia una figura politica piuttosto pragmatica e che abbia rapporti con tutti gli attori regionali, compreso Vladimir Putin", spiega Jacob Funk Kirkegaard, senior fellow del think tank Bruegel di Bruxelles.
"Pertanto, le sue vere motivazioni possono essere molto difficili da decifrare. D'altra parte, dal punto di vista dell'Unione europea e della presidente von der Leyen, che scelta c'è?”, prosegue l'analista.
Secondo Kirkegaard “la realtà è che oggi la Turchia è il principale mediatore di potere in Siria. E se si vuole avere una qualche influenza sugli eventi nel Paese, bisogna lavorare attraverso la Turchia”.
Lunedì l'Ue ha incaricato un alto diplomatico di contattare direttamente il governo provvisorio istituito a Damasco da Hayat Tahrir al-Sham (Hts), il principale dei gruppi che hanno combattuto il regime siriano.
Tuttavia, Bruxelles intende ricorrere all'influenza di Ankara per facilitare una transizione agevole che garantisca l'unità della Siria e il rispetto dei diritti delle minoranze.
“La Turchia sta giocando un ruolo importante nel mezzo della crisi siriana. La situazione è completamente nuova. Il regime di al-Assad è scomparso per sempre", dice a Euronews Marc Pierini, senior fellow di Carnegie Europe.
"Tuttavia ci sono molte incertezze riguardo alla tolleranza verso le varie componenti della società siriana” spiega Pierini, secondo cui la Turchia è pronta a svolgere un ruolo importante e a sostenere al pari dell'Ue la pace e l'integrità territoriale in Siria.
“Ma ricordiamoci che la Turchia ha molte truppe nella parte settentrionale della Siria" prosegue Pierini "quindi non sappiamo ancora come evolverà la situazione. E in Siria ci sono i resti dello Stato Islamico. Quindi la situazione dell sicurezza è molto importante".
L'Ue teme un nuovo scontro tra ribelli filo-turchi e i curdi in Siria
Ci sono due questioni principali per l'Ue riguardo alla Siria e che passano per la Turchia.
“La prima, ovviamente, è quella di cercare di istituire un vero e proprio governo di unità a Damasco", spiega ancora Kirkegaard dell'istituto Bruegel "in secondo luogo di evitare che la Turchia, e in particolare le milizie ribelli allineate all'interno della Siria, perseguano aggressivamente il confronto militare con le milizie curde", che secondo l'analista potrebbe proseguire, oltre che all'interno della Turchia, anche in Iraq e appunto in Siria.
Seppure gli obiettivi della visita di von der Leyen ad Ankara siano chiari, le relazioni dell'Ue con la Turchia sono sempre state caute a causa dell'imprevedibilità di Erdogan che, secondo molti diplomatici europei, ha spesso creato incertezze a Bruxelles.
Tra i temi di confronto c'è anche il destino dei profughi siriani causati da tredici anni di guerra civile. La Turchia ha ricevuto assistenza finanziaria dall'Ue per ospitare 3,5 milioni di rifugiati, un importo che Ankara ha considerato “non sufficiente”.
Ora la Turchia vuole rimandare indietro i siriani, ma ciò richiede stabilità e alcune garanzie per coloro che torneranno.
“Il primo problema è legale, ovvero che sotto il regime di al-Assad tutti coloro che sono fuggiti dalla Siria per rifugiarsi in Turchia o in Europa o nel Golfo erano dei terroristi" spiega ancora Pierini di Carnagie Europe. "Inoltre, ci sono grosse sanzioni in vigore sulla Siria. Saranno abrogate? Al momento non lo sappiamo”.
Pierini ritiene che la seconda questione sia legata alle infrastrutture siriane, essendo il Paese ancora distrutto per buona parte. In questo scenario, l'Ue ha promesso alla Turchia un altro miliardo di euro per ospitare i rifugiati siriani nel 2025, denaro che secondo lo studioso potrebbe essere utilizzato anche per facilitare i rimpatri.