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Mutilazioni genitali femminili, una barbarie che "può capitare anche in Europa"

• Feb 11, 2025, 7:34 PM
3 min de lecture
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Le mutilazioni genitali femminili (Mgf) sono una realtà in Europa: 600.000 ragazze e donne, provenienti soprattutto da Africa e Asia, sono state vittime di questa pratica e altre 180mila sono a rischio in 13 Paesi europei. A livello mondiale, la cifra è di 230 milioni.

Per Mgf si intende la rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni per motivi non medici.

Nel corso di una conferenza, organizzata presso il Parlamento europeo, sono state esplorate varie possibilità per rafforzare la prevenzione nei confronti di questa forma di violenza sessuale e sessista.

"Può accadere ovunque, anche in Europa"

“Sarebbe sbagliato dire che le mutilazioni genitali femminili non sono praticate in Europa. Possono essere praticate ovunque - afferma Valerie Lolomari, fondatrice di Women of Grace Uk - Le persone possono decidere di sottomettere le loro vittime a casa prima di trasferirsi altrove. Le donne possono essere riportate nei loro Paesi di origine per venire mutilate. Alcune famiglie benestanti fanno arrivare dei 'mutilatori' per adempiere alla pratica. Può accadere ovunque. Questo è il risultato. È una pratica molto dannosa. Deve essere sradicata".

I motivi per cui si praticano le mutilazioni genitali femminili

Le mutilazioni genitali femminili sono praticate principalmente su ragazze tra l’infanzia e i 15 anni. Le motivazioni sono collegate a una serie di ragioni culturali e sociali come la pressione sociale e la tradizione, insieme all’idea che sia una pratica sostenuta dalla religione e collegata a ideali di bellezza e purezza - ma in realtà la mutilazione genitale femminile precede la diffusione del Cristianesimo e dell’Islam e riflette profonde disuguaglianze tra i sessi.

Nonostante i progressi compiuti per combattere questa barbarie, la strada da fare è ancora molta.

Campagne di sensibilizzazione: il primo passo

Jasmina El Shouraky, responsabile giovani di Y-Act, Italia, sostiene che qualcosa sta cambiando: "Penso che stiamo iniziando a svegliarci e a capire che qualcosa non va. Forse non tutte le ragazze sanno cosa c'è di sbagliato, ma molte di loro, se non tutte, non vogliono che questa pratica venga fatta loro".

Di fronte ai numeri che non accennano a diminuire, Cristina Guarda, eurodeputata italiana, si appella alla sensibilizzazione su questo tema in Europa, in particolare al personale educativo e al personale docente.

L'europarlamentare del gruppo Verdi/Efa, definisce le priorità: "È assolutamente indispensabile formare il personale medico perché nelle emergenze ospedaliere, nell'assistenza quotidiana fornita dagli specialisti, è necessario riconoscere i segni della violenza per denunciarla e permettere alla donna di non rimanere sola. L'obiettivo è quello di gestire al meglio la sua sicurezza sanitaria, ma anche la sua incolumità e la sua tranquillità e serenità psicologica".

L'anno scorso l'Unione europea ha adottato una direttiva che impone agli Stati membri di inserire le mutilazioni genitali femminili come reato specifico nei diversi codici penali.