...

Logo Pasino du Havre - Casino-Hôtel - Spa
in partnership with
Logo Nextory

Ue, giro di vite allo spreco alimentare e alla moda usa e getta

• Feb 19, 2025, 3:21 PM
4 min de lecture
1

L'Ue ha fissato i primi obiettivi giuridicamente vincolanti per gli Stati membri in materia di riduzione degli sprechi alimentari: i legislatori hanno concordato una riduzione del 30% per commercio al dettaglio, ristoratori e famiglie entro la fine del decennio.

Per i trasformatori e i produttori di alimenti, l'obiettivo per il 2030 è una riduzione del 10%, con entrambi i target basati sulla media dei tre anni fino al 2023. Secondo le stime dell'Ue, ogni anno oltre 59 milioni di tonnellate di cibo vengono gettate nelle pattumiere, con una perdita di 132 miliardi di euro.

Norme anche per l'industria tessile

Le riforme della direttiva quadro sui rifiuti dell'Ue, approvate questa mattina dopo una maratona di negoziati a porte chiuse tra eurodeputati e delegati governativi, riguardano anche l'industria tessile.

Grazie alle nuove regole armonizzate sulla responsabilità estesa del produttore (Epr), i produttori tessili e i marchi di moda dovranno pagare una tassa per contribuire a finanziare la raccolta, lo smistamento e il riciclaggio dei rifiuti, in base al grado di circolarità e sostenibilità dei loro prodotti.

In una misura che prende di mira direttamente le pratiche di "fast fashion", come gli abiti a basso costo e quasi usa e getta delle piattaforme online, i governi dell'Ue hanno anche la facoltà di adattare queste tasse in base alla durata degli indumenti.

"Il mercato del commercio elettronico, in rapida crescita, offre molte opportunità, ma rappresenta anche una sfida significativa, soprattutto in termini di protezione ambientale", si legge nel testo concordato.

Per evitare la moda usa e getta

La legislazione dà spazio alla possibilità di penalizzare le strategie di marketing aggressive che incoraggiano a gettare i vestiti prima che siano consumati, pratiche che, secondo la normativa, "possono portare a un consumo eccessivo di prodotti tessili e, di conseguenza, a una produzione eccessiva di rifiuti".

I criteri che possono essere presi in considerazione includono l'ampiezza della gamma di prodotti offerti da un rivenditore e la fornitura o meno di servizi di riparazione e incentivi.

Norme poco ambiziose, secondo gli attivisti anti spreco

Gli attivisti anti spreco hanno accolto con favore l'azione dell'Ue, ma sono rimasti delusi dal livello di ambizione che si riflette negli obiettivi principali.

"L'Ue e i suoi Stati membri si sono impegnati 10 anni fa a raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, tra cui una riduzione del 50% dei rifiuti alimentari lungo l'intera catena di approvvigionamento", ha dichiarato Theresa Mörsen, responsabile delle politiche dell'Ong Zero Waste Europe con sede a Bruxelles.

Il gruppo ha anche criticato la mancanza di misure di riduzione dei rifiuti a livello di produzione, osservando che le statistiche dell'Ue indicano che circa l'11% del cibo viene sprecato prima che lasci l'azienda agricola.

Secondo Mörsen, anche l'azione sui prodotti tessili lascia "spazio a miglioramenti". "Speravamo che gli Stati membri si ispirassero ai programmi esistenti in Francia e nei Paesi Bassi e sostenessero l'Epr con obiettivi concreti per raggiungere la circolarità".

L'europarlamentare polacca Anna Zalewska, del gruppo di destra Ecr, si è presa il merito di aver protetto gli agricoltori dall'obbligo di ridurre gli sprechi alimentari. "Siamo riusciti a garantire agli Stati membri disposizioni fattibili e realistiche per l'attuazione di politiche di riduzione dei rifiuti alimentari e siamo riusciti a garantire che il settore agricolo non subisca un impatto negativo", ha dichiarato.

L'accordo è provvisorio, soggetto al via libera dei ministri del governo in occasione del vertice del Consiglio dell'Ue - una procedura che normalmente è una formalità.