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Esclusiva: la creazione del Tribunale speciale per l'Ucraina a rischio per problemi di budget

• 11 nov 2025, 06:00
3 min de lecture
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La creazione del tribunale speciale incaricato di perseguire i crimini di aggressione contro l’Ucraina sta affrontando importanti difficoltà finanziarie. Lo confermano a Euronews diverse fonti coinvolte nel processo negoziale, che parlano di un progetto “fragile” e oggi messo in discussione dalla mancanza di impegni economici chiari da parte dei Paesi donatori, soprattutto dopo la riduzione del sostegno statunitense.

Il tribunale è stato concordato nel giugno scorso tra il Consiglio d’Europa e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, con l’obiettivo di colmare un vuoto giuridico: la Corte penale internazionale (Cpi), infatti, può indagare su crimini di guerra e crimini contro l’umanità, ma non ha giurisdizione sul crimine di aggressione, cioè sull’atto stesso di aver avviato una guerra. Da qui la richiesta di Kiev di un secondo meccanismo giudiziario internazionale.

Il tribunale sarà aperto a qualsiasi Paese voglia aderire, anche non appartenente ai 46 membri del Consiglio d’Europa, ma senza un numero sufficiente di Stati partecipanti non potrà essere operativo. Secondo fonti diplomatiche, non esiste ancora un accordo sul numero minimo, anche se storicamente per tribunali analoghi il quorum è stato di 16 Paesi. Nel caso dell’Ucraina, sostengono alcuni esperti, sarà necessario un gruppo più ampio, sia per legittimità politica sia per garanzie finanziarie.

Bilancio incerto: l’Europa da sola non basta

Il Consiglio d’Europa ha predisposto una prima bozza di budget: circa 75 milioni di euro l’anno per coprire costi operativi, personale, indagini e raccolta prove. A questi si aggiungono ulteriori fondi per sicurezza e infrastrutture: i Paesi Bassi hanno infatti dato disponibilità a ospitare la corte.

Fonti diplomatiche indicano che l’Unione europea dovrebbe contribuire con 10 milioni di euro l’anno. Restano però da coprire almeno due terzi del fabbisogno. I Paesi europei membri del G7 — Francia, Germania, Italia e Regno Unito — non hanno ancora preso impegni formali, e secondo quattro fonti consultate da Euronews non starebbero nemmeno partecipando attivamente al processo di raccolta fondi.

La situazione si è complicata con il ridimensionamento del sostegno degli Stati Uniti alle istituzioni multilaterali e alla stessa Ucraina. Euronews ha chiesto all’amministrazione Trump se Washington intendesse contribuire al tribunale, senza ricevere risposta.

“Il Consiglio d’Europa non ha commenti da fare in questa fase. I colloqui con gli Stati membri sono in corso”, ha dichiarato un portavoce.

Kiev chiede un impegno concreto

La creazione del tribunale è una delle priorità diplomatiche di Zelensky. Per l’Ucraina, il crimine di aggressione rappresenta la base legale per perseguire la leadership politica e militare russa per aver avviato l’invasione del 24 febbraio 2022, un atto considerato una violazione della Carta delle Nazioni Unite.

Senza finanziamenti certi, però, il progetto resta sulla carta. Le fonti diplomatiche parlano di “resistenze politiche e timori di ritorsioni”, soprattutto da parte di Paesi che temono un deterioramento dei rapporti con Mosca.

Il rischio ora è concreto: senza un sostegno internazionale coordinato, il tribunale speciale — presentato da Zelensky come uno strumento chiave per assicurare giustizia — potrebbe non vedere mai la luce.