...

Logo Nextory

"Made in Europe"? I dubbi dietro le borse di lusso e il boom dei video cinesi su TikTok

• 2025年4月21日 下午3:00
3 min de lecture
1

Una borsa Hermès, Louis Vuitton o Prada può arrivare a costare anche centinaia di migliaia di euro. Per molti, il prezzo riflette l’artigianato europeo, la qualità dei materiali e una tradizione manifatturiera secolare. Ma una nuova ondata di contenuti virali su TikTok sta scalfendo questo mito.

Creatori cinesi che si dichiarano produttori OEM – ovvero fornitori di articoli originali – sostengono di essere loro i veri artefici delle borse di lusso. Il più noto tra questi è un utente chiamato Wang Seng, che in un video con oltre sei milioni di visualizzazioni ha affermato che “l’80 per cento delle borse di lusso al mondo è prodotto in Cina”.

Fabbriche cinesi e riconfezionamento europeo: il trucco del “Made in”

Secondo Seng, i marchi europei riportano le borse quasi finite nei loro Paesi per riconfezionarle e applicare il logo, così da poterle etichettare come “made in Italy” o “made in France”. Il trend è esploso con l’hashtag #chinesemanufacturer, sotto il quale circolano decine di migliaia di video. Alcuni mostrano elenchi di produttori, altri confrontano i costi reali di produzione con i prezzi di mercato. Molti creator, parlando in inglese e utilizzando dollari statunitensi, si rivolgono in modo mirato ai consumatori americani, uno dei principali mercati per il lusso europeo.

Marchi trasparenti o solo strategici? Cosa dicono davvero Hermès e Vuitton

Sul piano formale, la normativa europea è chiara: per poter essere definito "made in", un prodotto deve subire la sua “ultima trasformazione sostanziale” nel Paese indicato. E infatti marchi come Hermès e Louis Vuitton pubblicano sui loro siti informazioni dettagliate sui luoghi di produzione, escludendo la Cina. Tuttavia, il giornalismo investigativo getta ombre sulla totale trasparenza del settore. Alcuni brand, come Ralph Lauren o Prada, producono in Cina in fasi parziali, mentre su Hermès la giornalista Noëmie Leclercq esprime più scetticismo. E aggiunge: "Nessun marchio può dire al 100% di non produrre nulla in Cina".

Contraffazione o verità? Le ombre dietro i contenuti virali

Un altro punto delicato riguarda la veridicità delle affermazioni fatte dai creator su TikTok. Leclercq ritiene che la maggior parte dei prodotti mostrati nei video siano contraffazioni, e che i presunti produttori OEM non abbiano alcun legame ufficiale con i marchi. Il fenomeno dei video virali, secondo lei, va interpretato anche in chiave geopolitica: "Il governo cinese sta incoraggiando la produzione e la promozione di prodotti contraffatti come risposta ai dazi americani", ha dichiarato a Euronews.

Quando la contraffazione diventa una strategia geopolitica

Leclercq sostiene inoltre che la Cina stia rallentando il proprio impegno sul fronte della tutela della proprietà intellettuale, aprendo così spazi per un uso strategico della contraffazione come strumento di pressione politica. Il lusso contraffatto diventa così anche un affare internazionale. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, molti marchi di lusso si sono ritirati dalla Russia. Questo vuoto è stato riempito da un’ondata di falsi provenienti soprattutto dalla Turchia. La produzione di articoli contraffatti non è più solo una minaccia commerciale, ma anche un terreno di scontro tra interessi economici e geopolitici.