Germania, sentenza storica: i chatbot di OpenAi non possono usare testi di canzoni senza pagare
OpenAi deve pagare un canone di licenza per usare testi di canzoni protetti dal diritto d'autore nei suoi modelli di intelligenza artificiale, compreso ChatGpt. Lo ha stabilito martedì un tribunale tedesco in una sentenza storica.
La giudice Elke Schwager ha dato ragione alla Gema (Society for musical performing and mechanical reproduction rights), la più grande organizzazione tedesca di gestione collettiva dei diritti musicali, che lo scorso anno aveva presentato un reclamo contro OpenAi, con sede negli Stati Uniti, per l'uso di testi protetti.
La giudice ha ordinato a OpenAi di risarcire Gema per tutti i danni, incluse le royalties non corrisposte e le spese legali, oltre agli interessi. Se la sentenza verrà confermata, OpenAi potrebbe dover versare al gruppo centinaia di migliaia di euro.
OpenAi non concorda con la decisione del tribunale tedesco sull'uso dei testi di canzoni
Un portavoce di OpenAi ha dichiarato a Euronews Next, in una email, che l'azienda non concorda con la decisione e sta valutando i prossimi passi.
“La decisione riguarda un insieme limitato di testi e non incide sui milioni di persone, aziende e sviluppatori in Germania che usano la nostra tecnologia ogni giorno”, ha affermato il portavoce.
“Rispettiamo i diritti dei creatori e dei titolari dei contenuti e stiamo portando avanti colloqui proficui con molte organizzazioni in tutto il mondo, così che possano beneficiare anche loro delle opportunità di questa tecnologia”, ha aggiunto il portavoce.
OpenAi può ancora fare ricorso.
Per OpenAi la responsabilità è degli utenti di ChatGpt
Il caso riguarda i testi di nove noti autori di canzoni tedeschi rappresentati da Gema, tra cui Kristina Bach e Rolf Zuckowski. Gema sostiene che il chatbot ChatGpt di OpenAi abbia memorizzato questi testi nei propri dataset e abbia riprodotto “ampie parti” di queste canzoni “alla lettera” su richiesta.
OpenAi ha sostenuto che i suoi modelli linguistici non conservano né copiano dati di addestramento specifici, ma apprendono schemi e generano nuovi contenuti sulla base di tali schemi.
L'azienda ha attribuito la responsabilità ai singoli utenti del chatbot, sostenendo che i testi delle canzoni non verrebbero generati senza l'input dell'utente, un'argomentazione che il tribunale ha respinto.
“I responsabili sono i convenuti, non gli utenti”, ha affermato il tribunale in una dichiarazione. “I modelli linguistici gestiti dai convenuti hanno influenzato in modo significativo gli output; il contenuto specifico degli output è generato dai modelli linguistici”.
È il primo caso di questa portata in Europa. Potrebbe creare un precedente su come nell'Unione europea vengono regolamentati i sistemi di Ai generativa, soprattutto quando si parla di arte.
“Per la prima volta, la decisione odierna chiarisce questioni giuridiche chiave sul modo in cui le nuove tecnologie interagiscono con il diritto d'autore europeo”, ha dichiarato in una nota il direttore legale di Gema, Kai Welp. “La sentenza rappresenta una tappa fondamentale verso l'ottenimento di una remunerazione equa per autori e creatori in tutta Europa”, ha aggiunto Welp.
Gema è una delle più grandi società per i creatori musicali al mondo: rappresenta oltre 95mila compositori, autori di canzoni ed editori in Germania e più di due milioni di titolari di diritti d'autore a livello globale.
Dal 2024 il gruppo offre un modello di licenza per l'Ai, pensato per consentire alle aziende tecnologiche di addestrare legalmente i propri sistemi sul suo catalogo, garantendo al contempo un compenso equo agli artisti.
Gema ha intentato una causa parallela contro SunoAi, un generatore di musica con Ai con sede negli Stati Uniti, accusando la società di addestrarsi sul suo catalogo. Quel procedimento dovrebbe essere discusso all'inizio del prossimo anno.