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Come l'industria dell'auto ha diviso il Parlamento europeo per gli obiettivi sulla CO2

Business • Sep 9, 2025, 5:05 AM
6 min de lecture
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Il settore automobilistico sta respingendo con forza gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 imposti dall'Ue e sta cercando di posticipare le scadenze. I deputati europei sono divisi sulla questione, con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen che si sta preparando a un nuovo dialogo con i produttori di automobili il 12 settembre.

In una lettera inviata congiuntamente dall'Associazione europea dei costruttori di automobili (Acea) e dall'Associazione europea dei fornitori di automobili (Clepa) alla fine di agosto, si avverte che gli obiettivi di CO2 per auto e furgoni per il 2030 e il 2035 sono “semplicemente non più fattibili”.

Dato che i trasporti rappresentano il 25 per cento delle emissioni totali di gas serra nell'Ue, la Commissione punta a una riduzione del 90 per cento entro il 2050 per raggiungere l'obiettivo della neutralità climatica, fondamento del Green Deal, il grande piano europeo per la neutralità climatica entro la metà del secolo.

Le nuove regole europee per le automobili contestate

Questo si traduce in regole severe per le nuove auto immesse sul mercato dell'Ue. Un regolamento approvato nel 2019 ha stabilito limiti progressivi alle emissioni che ogni produttore di automobili deve rispettare per l'intera flotta, ossia tutti i veicoli venduti nei Paesi dell'Ue. In questo modo, i produttori sono incoraggiati a produrre modelli meno inquinanti.

Sebbene siano consentiti “aggiustamenti” basati sul numero di auto a zero emissioni vendute, i produttori che superano le regole sulle emissioni di CO2 devono pagare penali per ogni grammo extra di emissione di carbonio.

La Commissione ha dato più tempo ai produttori di automobili per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 fissati per il 2025, ma è rimasta ferma sull'obiettivo del 2035, quando dovrebbero essere venduti solo modelli di auto a zero emissioni nel mercato dell'Ue.

Il settore sta però respingendo, cercando maggiori concessioni per i veicoli ibridi e quelli con motori a combustione interna altamente efficienti, che producono comunque una certa quantità di emissioni di CO2.

I deputati di destra schierati a favore dell'industria automobilistica

Gli obiettivi di emissione di CO2 dividono il Parlamento europeo tra gruppi politici di destra e di sinistra, in un dibattito cruciale che coinvolge il futuro di oltre 13 milioni di lavoratori del settore automobilistico.

“Siamo d'accordo con l'industria automobilistica, perché questo obiettivo è sempre più irraggiungibile a medio-lungo termine”, ha dichiarato a Euronews l'eurodeputato italiano Salvatore De Meo, del Partito popolare europeo (Ppe). “Fin dal primo momento, il Ppe ha spinto affinché gli obiettivi di sostenibilità rispettassero anche gli aspetti sociali ed economici”.

De Meo considera la politica dell'Ue sulle emissioni “ideologica” e chiede più “pragmatismo” nelle scelte della Commissione. “Credo che (cambiare gli obiettivi) significhi dare la possibilità a quelle aziende che forse hanno maggiori difficoltà ad adattarsi di farlo in un arco di tempo diverso”, ha dichiarato l'eurodeputato del Ppe.

Il suo gruppo politico, il più grande del Parlamento europeo, ha presentato un piano in cinque punti a dicembre 2024 per aumentare la competitività del settore automobilistico, chiedendo tra l'altro un quadro normativo semplificato.

La posizione del Ppe è condivisa dai gruppi Conservatori e riformisti europei (Ecr) e Patrioti per l'Europa (Pfe), che sono solitamente molto critici verso tutte le misure del Green Deal.

Questi gruppi si sono tradizionalmente opposti a quella che descrivono come eccessiva regolamentazione e alla focalizzazione dell'Europa sulle auto elettriche. “Non possiamo immaginare un futuro esclusivamente elettrico per l'industria automobilistica. Dovremmo considerare soluzioni alternative come i biocarburanti”, ha detto De Meo, sfidando il regolamento dell'Ue che vieta la vendita di qualsiasi veicolo che produce emissioni di CO2 (inclusi i biocarburanti) dal 2035.

“Spero che le istituzioni riconoscano quelle che sono le preoccupazioni sollevate dal settore automobilistico”, ha detto De Meo del dialogo strategico, la cui struttura prevede incontri regolari con rappresentanti di produttori di automobili, fornitori, partner sociali e altri stakeholder, per sviluppare proposte dettagliate per garantire la “competitività, sostenibilità e resilienza a lungo termine” dell'industria automobilistica europea.

I gruppi di sinistra al Parlamento Ue contro un'eventuale riduzione degli obiettivi sulla CO2

Dall'altra parte dell'emiciclo, socialisti e democratici, Verdi-Alleanza libera europea e La sinistra respingono le richieste dei produttori di automobili di cambiare gli obiettivi. “Sono completamente in disaccordo”, ha detto a Euronews l'eurodeputata belga Sara Matthieu, sostenendo che farlo significherebbe “premiare i ritardatari e punire coloro che hanno effettivamente investito nel futuro”, e sarebbe anche “un segnale molto negativo” per l'intero Green Deal.

I sostenitori del Green Deal sottolineano l'importanza di mantenere limiti rigorosi alle emissioni delle auto per allinearsi alla tabella di marcia della decarbonizzazione complessiva. Questo è cruciale, secondo loro, anche alla luce di dati allarmanti sul riscaldamento globale: il 2024 è stato il primo anno in cui la temperatura media ha superato i livelli preindustriali di oltre 1,5 gradi, la soglia fissata nell'Accordo di Parigi sul clima.

Come molti dei suoi colleghi, l'eurodeputata belga riconosce le sfide future per l'industria automobilistica, ma propone soluzioni diverse per salvare l'industria automobilistica senza indebolire gli obiettivi climatici.

“Alcuni dei miei colleghi pensano che (cambiare gli obiettivi) salverà l'industria automobilistica. Io penso che sia esattamente il contrario. Se vuoi assicurarti di mantenere viva la nostra industria, (le auto a zero emissioni) è dove devi investire", ha dichiarato Matthieu.

“La greening delle flotte aziendali, ad esempio, sta aiutando a creare la domanda necessaria e anche un mercato dell'usato", ha aggiunto l'eurodeputata belga, che ha chiesto inoltre maggiori investimenti nelle infrastrutture di ricarica per le auto elettriche, per garantire che siano disponibili in tutta Europa e siano facili e convenienti per i consumatori.

Spostare la catena di produzione delle batterie in Europa e monitorare gli investimenti stranieri (cinesi) nei paesi dell'Ue aiuterebbe a “proteggere i nostri mercati dall'invasione delle auto cinesi”, ha affermato Matthieu.

L'eurodeputata ha osservato anche che alcuni marchi automobilistici europei “erano più orientati al futuro, hanno innovato e hanno fatto la scelta giusta.” Secondo Matthieu anticipare la scadenza per la fine delle vendite di auto a motore a combustione darebbe il mercato europeo ai cinesi su un piatto d'argento, cosa che né i deputati europei di destra né di sinistra vogliono.


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