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Hezbollah sfida il governo libanese: “Pronti a combattere, il Paese esploderà se ci disarmano”

• Aug 15, 2025, 12:24 AM
4 min de lecture
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Venerdì scorso, durante un discorso televisivo a Baalbek, il segretario generale di Hezbollah Naim Qassem ha respinto con forza la decisione del governo libanese di limitare la detenzione delle armi al solo Stato.

La delibera, approvata dal Consiglio dei Ministri il 7 agosto 2025, impone all’esercito di elaborare entro il mese un piano per disarmare le milizie, da attuare entro la fine dell’anno. Secondo Qassem, si tratta di “una mossa pericolosa” che “priva il Libano della capacità difensiva” e “applica fedelmente un diktat statunitense-israeliano.

“Senza resistenza non c’è sovranità”

Nel suo intervento, Qassem ha ribadito che Hezbollah non cederà le armi e che “non ci sarà vita in Libano se il governo cercherà di affrontare il partito”. Ha avvertito che la formazione è pronta a “combattere una battaglia di Karbala” pur di difendere la resistenza, ritenendo la decisione governativa “un attacco diretto alla sicurezza nazionale”. Il leader ha accusato l’esecutivo di voler consegnare il Paese “a un prepotente israeliano” e “a un tiranno americano senza limiti di avidità”.

Pur avendo rinviato per ora le manifestazioni popolari, Qassem ha lasciato intendere che le proteste potrebbero presto “diffondersi in tutto il Libano e arrivare fino all’ambasciata statunitense”. Ha invitato il governo a invertire la rotta, espellere Israele dal territorio libanese e avviare un dialogo strategico sulla sicurezza. In caso contrario, ha ammonito, “l’esecutivo si assumerà la piena responsabilità di qualsiasi esplosione interna o distruzione del Paese”.

Cos'è la battaglia di Karbala evocata da Qassem

La battaglia di Karbala è un episodio storico e religioso fondamentale per l’Islam sciita. Si svolse il 10 ottobre del 680 d.C., corrispondente al 10 di Muharram del calendario islamico, nei pressi della città di Karbala, nell’attuale Iraq. Lo scontro vide contrapporsi le forze del califfo omayyade Yazid ibn Mu'awiya e un piccolo gruppo guidato da Imam Hussein ibn Ali, nipote del profeta Maometto. Hussein si opponeva al potere di Yazid, che considerava illegittimo e corrotto, e per questo si rifiutò di prestargli giuramento di fedeltà.

La battaglia fu breve e drammatica. Hussein e i suoi compagni, tra cui numerosi familiari, furono circondati, privati dell’acqua per giorni e affrontarono un nemico numericamente e militarmente superiore. Nonostante la sproporzione di forze, combatterono fino alla morte. Hussein venne ucciso e i superstiti furono catturati o massacrati.

Per gli sciiti, Karbala è il simbolo eterno del sacrificio per la giustizia e della resistenza contro l’oppressione. La sua memoria è mantenuta viva ogni anno durante l’Ashura, con processioni, riti e rievocazioni. Nel linguaggio politico e religioso, evocare una “battaglia di Karbala” significa dichiararsi pronti a resistere a un nemico più forte fino alle estreme conseguenze, senza arrendersi, anche a costo della vita.

Nel discorso di Naim Qassem, il riferimento a Karbala è un richiamo diretto a questo ideale di lotta disperata e totale, usato per sottolineare che Hezbollah non intende cedere le proprie armi in nessuna circostanza.

Le armi di Hezbollah: nodo irrisolto della politica libanese

Hezbollah è l’unica formazione armata a non essersi disarmata dopo la guerra civile (1975-1990). Il partito lega ogni discussione sul proprio arsenale al ritiro israeliano da cinque posizioni strategiche occupate durante il conflitto del 2024, alla liberazione dei suoi prigionieri, alla fine delle violazioni aeree e alla ricostruzione delle aree colpite.

Dal 2023, Hezbollah è coinvolto in scontri diretti con Israele, innescati dall’offensiva su Gaza. La tensione è proseguita con bombardamenti e avanzate terrestri fino a settembre 2024. Nonostante il cessate il fuoco del 27 novembre 2024, il Libano denuncia oltre 3.000 violazioni israeliane, con un bilancio ufficiale di 266 morti e 563 feriti. Qassem ha concluso ringraziando l’Iran per il sostegno militare, politico ed economico, ribadendo che “il Libano si costruisce solo con tutte le sue componenti, o non si costruisce affatto”.


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