Giornata contro la violenza sulle donne, il Parlamento discute il reato di femminicidio
L’Italia si unisce oggi alle celebrazioni della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, con iniziative istituzionali, manifestazioni e una rinnovata attenzione politica su un tema diventato ormai emergenza nazionale. Parlamento, Palazzo Chigi e numerosi edifici simbolo in tutto il Paese si illuminano di arancione, il colore scelto dalle Nazioni Unite per simboleggiare un futuro libero dalla violenza di genere.
Le proposte per una reale parità di genere
Alla vigilia del 25 novembre, il comitato scientifico di UN Women Italy ha presentato il suo primo report, contenente dieci proposte per accelerare il percorso verso una reale parità di genere.
Il documento punta in particolare su una forte crescita dell’occupazione femminile, che secondo il comitato dovrebbe raggiungere il 70 per cento attraverso un mix di formazione professionale e modelli di lavoro più flessibili.
Un altro obiettivo centrale è l’azzeramento del divario retributivo ancora presente tra uomini e donne, insieme a un potenziamento significativo dei servizi educativi per l’infanzia: l’offerta di asili nido, sostiene il report, dovrebbe arrivare almeno al 50 per cento entro i prossimi cinque anni.
Il comitato propone anche una svolta culturale e sociale, con l’introduzione di percorsi di educazione all’affettività nelle scuole e con un rafforzamento del ruolo paterno attraverso un congedo di paternità obbligatorio di tre mesi entro il 2028. L’idea di fondo è che la violenza contro le donne non possa essere affrontata solo sul piano repressivo, ma debba essere contrastata alla radice, eliminando gli squilibri che la rendono possibile.
Il delitto di femminicidio
Intanto, il tema del femminicidio torna oggi al centro del confronto istituzionale. In Parlamento prosegue l’esame di nuove misure per rafforzare la risposta dello Stato alla violenza di genere. Nei mesi scorsi sono stati presentati diversi progetti che mirano ad aumentare la protezione delle vittime, accelerare gli interventi delle forze dell’ordine e rivedere il quadro sanzionatorio nei confronti degli autori di abusi e recidivi.
La discussione sul disegno di legge per l'introduzione del delitto di femminicidio e altri interventi normativi per il contrasto alla violenza nei confronti delle donne rimane aperta, ma la volontà politica di un intervento più organico appare sempre più condivisa.
Il disegno di legge in discussione
Il disegno di legge dedicato all’introduzione del reato autonomo di femminicidio punta a riconoscere esplicitamente, nel codice penale, la specificità della violenza che colpisce le donne in quanto donne. L’idea centrale è distinguere questa forma di omicidio dall’omicidio volontario tradizionale, definendola come l’uccisione di una donna in un contesto segnato da violenza domestica, relazionale, sessuale o comunque radicata in motivazioni di genere.
La norma prevederebbe pene più severe, con un inasprimento delle circostanze aggravanti e la limitazione delle attenuanti, in particolare quelle che storicamente hanno contribuito a ridurre le condanne in casi di violenza maschile, come la presunta “provocazione” o la “tempesta emotiva”.
Sul piano processuale, il progetto mira a rafforzare l’intero sistema di prevenzione. Si discutono tempi più rapidi per l’applicazione delle misure cautelari, l’obbligo di valutazioni del rischio più accurate e standardizzate, e un coordinamento più stretto tra forze dell’ordine, procure, servizi sociali e centri antiviolenza. La logica è quella di evitare che segnali già emersi – denunce, richieste di aiuto, precedenti episodi di maltrattamento – restino isolati o non producano interventi tempestivi.
Il disegno di legge si collega anche alla necessità di una maggiore protezione delle vittime prima che la violenza degeneri. Oltre a prevedere percorsi obbligatori per gli uomini maltrattanti, include il potenziamento dei braccialetti elettronici, l’estensione dell’ammonimento, e un miglior utilizzo delle banche dati che raccolgono episodi di violenza domestica, affinché la situazione di rischio sia visibile a tutte le autorità coinvolte.
Non manca, infine, un capitolo dedicato all’aspetto culturale. La creazione di un reato autonomo di femminicidio ha anche un valore simbolico: riconoscere che la violenza di genere non è un fatto privato, ma un fenomeno strutturale che merita una risposta altrettanto strutturale. Per questo, il dibattito parlamentare lega spesso la nuova fattispecie di reato a investimenti in prevenzione, educazione nelle scuole, formazione degli operatori e campagne di sensibilizzazione permanente. L’obiettivo è costruire un sistema che non intervenga solo dopo la violenza, ma agisca prima, sulle sue cause più profonde.
Al Senato il consenso "libero e attuale"
Il Senato si prepara ad approvare all’unanimità una riforma destinata a segnare una svolta nella tutela delle donne: la modifica dell’articolo 609-bis del Codice penale, che introduce l’assenza di consenso “libero e attuale” come elemento fondante del reato di violenza sessuale. Una pagina di consenso trasversale che si inserisce in un percorso iniziato negli anni Novanta e rafforzato dal recepimento della Convenzione di Istanbul nel 2013, che riconosce la violenza contro le donne come violazione dei diritti umani. Da allora, il quadro normativo si è via via consolidato, trovando nel Codice rosso del 2019 un passaggio cruciale per la protezione e l’ascolto delle vittime.
Il nuovo testo sul consenso, frutto dell’intesa tra maggioranza e opposizione, amplia i presupposti del reato affermando un principio chiaro: solo sì è sì. Alla violenza, minaccia o abuso di autorità si aggiunge ora la mancanza di un consenso esplicito, libero e revocabile in ogni momento.
"Orange the World"
In tutta Italia, associazioni, scuole, centri antiviolenza, università e amministrazioni locali organizzano manifestazioni, flash mob, letture pubbliche e inaugurazioni di nuove panchine rosse. Molti comuni hanno scelto di illuminare i propri monumenti per ribadire l’adesione alla campagna delle Nazioni Unite “Orange the World”, trasformando per una notte strade e piazze in un messaggio visivo di solidarietà.
La giornata del 25 novembre si conferma così un momento di mobilitazione collettiva, ma anche un’occasione per ribadire che la lotta alla violenza sulle donne richiede interventi concreti, continui e strutturali. Le proposte di UN Women e i lavori parlamentari sul femminicidio rappresentano due fronti diversi ma convergenti di una stessa battaglia: costruire un Paese in cui la violenza non sia più considerata un destino possibile, ma un’ingiustizia da prevenire e sradicare.
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