Indonesia, oltre 500 morti per inondazioni e frane: villaggi isolati e migliaia di dispersi
Il numero delle vittime delle devastanti inondazioni e frane che hanno colpito l’Indonesia continua a crescere. Lunedì le autorità hanno aggiornato il bilancio, 502 morti, mentre più di 500 persone risultano ancora disperse.
Le operazioni di soccorso restano concentrate sull’isola di Sumatra, la più duramente colpita, dove intere comunità sono rimaste isolate e migliaia di residenti non ricevono più rifornimenti essenziali.
Il miglioramento del tempo nel fine settimana ha permesso ai soccorritori di recuperare altri corpi, ma l’accesso alle zone più remote è ancora estremamente difficile. L’assenza di attrezzature pesanti, soprattutto nelle prime ore dell’emergenza, ha rallentato gli interventi. Il bilancio è destinato ad aumentare: “Molte aree non sono ancora state raggiunte e molte persone risultano disperse”, ha dichiarato il capo dell’agenzia Bnpb, Suharyanto.
La furia delle piogge monsoniche
Le piogge monsoniche della scorsa settimana hanno fatto cedere gli argini dei fiumi, generando torrenti di fango che hanno travolto villaggi montani e sommerso migliaia di case nelle province di Sumatra Nord, Sumatra Ovest e Aceh.
Il bilancio è particolarmente drammatico nel Nord Sumatra, dove le vittime sono salite a 166, mentre in quello occidentale si contano 90 morti e nella provincia di Aceh sono stati recuperati 47 corpi. Oltre 59.600 famiglie hanno trovato rifugio in strutture temporanee allestite dal governo.
Nel distretto di Agam, nella provincia di Sumatra Occidentale, quasi ottanta persone risultano disperse in tre villaggi completamente invasi da fango e rocce. Nel villaggio di Salareh Aia i soccorritori continuano a estrarre corpi da case sepolte, sotto gli occhi dei familiari. Immagini provenienti dalla spiaggia di Air Tawar mostrano grandi quantità di tronchi trascinati a riva, alimentando il sospetto che il disboscamento illegale possa aver aggravato l’impatto delle frane.
Nella provincia di Aceh, sulla punta settentrionale dell’isola, le autorità hanno difficoltà a portare sul posto macchinari pesanti. Centinaia di poliziotti, soldati e residenti sono impegnati a scavare tra i detriti con le mani, pale e zappe, mentre la pioggia continua a cadere con intensità. Lo stato di emergenza è stato dichiarato fino all’11 dicembre.
Nel distretto di Bireuen, un ponte crollato ha interrotto i collegamenti tra Medan e Banda Aceh, costringendo gli abitanti a spostarsi tra i villaggi attraversando i fiumi in barca.
L’Indonesia, situata lungo l’“Anello di Fuoco” del Pacifico, resta uno dei Paesi più esposti a terremoti, eruzioni vulcaniche, tsunami e frane. Le autorità hanno utilizzato il cloud seeding per deviare le piogge lontano dalle zone in cui i soccorritori sono ancora al lavoro, ma il rischio di un ulteriore aggravamento del bilancio rimane alto mentre continuano le ricerche dei dispersi.
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