La Lettonia "dovrà rispettare" le norme a tutela delle donne anche se esce dalla Convenzione di Istanbul
La Commissione europea ha dichiarato venerdì che la Lettonia sarà ancora obbligata a rispettare le regole internazionali per la protezione delle donne, mentre il Paese discute la mossa, alquanto controversa, di ritirarsi dalla Convenzione di Istanbul.
I commenti arrivano dopo che il parlamento lettone ha votato per uscire dal trattato sulla base del fatto che promuove "un femminismo radicale basato sull'ideologia del genere".
La decisione di lasciare la Convenzione di Istanbul è vista dalle organizzazioni della società civile come un passo indietro sui diritti fondamentali. Prima che entri in vigore, il presidente Edgars Rinkēvičs dovrà decidere se ratificare la decisione entro i prossimi dieci giorni.
La Convenzione di Istanbul è un trattato che mira a prevenire e combattere la violenza contro le donne, firmato da tutti gli Stati membri dell'Unione europea e da diverse altri Paesi come il Regno Unito e la Norvegia.
Bulgaria, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca e Lituania non l'hanno ratificata. Se la mozione sarà confermata dal presidente del Paese, la Lettonia sarà il primo Paese dell'Ue a ritirarsi dalla Convenzione dopo la sua ratifica nel gennaio 2024.
Il parlamento oggi chiede il ritiro è lo stesso che ha avallato la ratifica.
L'Ue nel suo complesso ha aderito alla Convenzione di Istanbul nel 2023, rendendola un accordo giuridicamente vincolante per i 27 Stati membri nelle aree che ricadono sotto l'ombrello delle competenze dell'Unione. Queste includono le istituzioni counitarie e la pubblica amministrazione, la cooperazione giudiziaria nella lotta al crimine e i diritti di asilo.
"Queste parti [...] fanno parte dell'ordinamento giuridico, il che significa che tutti gli Stati membri ne sono vincolati", ha dichiarato un portavoce della Commissione durante un briefing con la stampa tenutosi venerdì a Bruxelles.
La Commissione europea ha rifiutato di commentare il voto e, alla domanda di Euronews, ha risposto che è troppo presto per esprimere una valutazione.
"Dobbiamo rispettare i processi nazionali nei nostri Stati membri", ha dichiarato il portavoce.
In passato, l'Ue ha condannato il governo turco per aver abbandonato la Convenzione nel 2021. All'epoca, la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen aveva dichiarato che la mossa era "profondamente preoccupante".
La decisione del parlamento lettone scatena polemiche
La decisione di ritirarsi dalla Convenzione di Istanbul è stata approvata dal Parlamento unicamerale lettone all'indirizzo con 56 voti favorevoli, 32 contrari e 2 astensioni.
La mozione è stata promossa dal partito di estrema destra Latvia First, che sostiene che il diritto penale nazionale include già "le norme presenti nella Convenzione". Il partito ha anche sottolineato quelle che definisce motivazioni profondamente ideologiche alla base della mozione.
"La Convenzione di Istanbul è un prodotto del femminismo radicale basato sull'ideologia del genere", ha scritto Latvia First in una dichiarazione a Euronews.
Il partito contesta in particolare l'articolo 3 del trattato, che identifica il "genere" come "i ruoli, i comportamenti, le attività e gli attributi socialmente costruiti che una data società considera appropriati per le donne e gli uomini" senza fare riferimento al sesso biologico.
Il documento accusa inoltre la Convenzione di obbligare i firmatari "a includere l'ideologia di genere nei programmi scolastici".
Il testo esatto della Convenzione esorta i Paesi partecipanti a "includere materiale didattico su temi quali l'uguaglianza tra donne e uomini, ruoli di genere non stereotipati, rispetto reciproco [...]".
Gli esperti lettoni ritengono che la questione sia stata eccessivamente politicizzata e tolta dal contesto di quello che è un appello al rispetto dei diritti fondamentali delle donne.
I parlamentari dell'opposizione stanno usando il termine "genere" contro l'intera convenzione", ha dichiarato a Euronews Beata Jonite, responsabile delle politiche e dell'advocacy del Centro Marta, un'organizzazione lettone che aiuta le vittime di violenza domestica.
Ha aggiunto che, nonostante la Lettonia abbia alcune di queste disposizioni nel suo diritto penale nazionale, ritirarsi dal "miglior accordo internazionale conosciuto a livello globale, fatto specificamente per proteggere le vittime di violenza domestica, invia un segnale molto preoccupante".
Carline Scheele, direttrice dell'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere, ha dichiarato a Euronews che la mozione presentata dalla Lettonia dimostra che i diritti delle donne vengono smantellati.
"Allontanarsi da questo impegno condiviso invia un messaggio devastante: che la vita e i diritti delle donne sono negoziabili. Non lo sono", ha dichiarato.
Il Presidente della Lettonia Edgars Rinkēvičs ha scritto venerdì ache avrebbe preso in considerazione la decisione "tenendo conto di considerazioni statali e legali, piuttosto che ideologiche o politiche". Non ha specificato quando o se la ratificherà, passo necessario per rendere effettivo il ritiro.
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