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Il capo dell’FMI propone uno “zar del mercato unico” per attuare il rapporto Draghi

• Nov 14, 2025, 11:30 AM
4 min de lecture

L’Unione europea ha bisogno di uno “zar del mercato unico” con l’autorità e lo spessore internazionale necessari per attuare il rapporto Draghi, oppure rischia di perdere slancio. Lo ha dichiarato a Euronews, in un’intervista esclusiva, la direttrice del Fondo monetario internazionale, Kristalina Georgieva.

Georgieva ha elogiato il rapporto pubblicato lo scorso anno dall’ex presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, ma ha invitato a procedere con maggiore rapidità nella sua attuazione, definendo questo un “momento esistenziale” per l’Europa.

Ha sottolineato come le complessità di Bruxelles e l’ampio ventaglio di temi affrontati nel rapporto richiedano una “voce unica”, dotata dell’autorità di prendere decisioni per conto dei 27 Stati membri dell’UE e nei diversi settori, così da completare il mercato unico.

“Il problema ora è stabilire chi avrà l’autorità delegata, e questa autorità dovrà estendersi ai principali ambiti del mercato unico”, ha dichiarato Georgieva a The Europe Conversation, il programma di punta di Euronews dedicato alle interviste. “Al momento è troppo complesso e semplicemente non si procede abbastanza velocemente”.

Nel suo rapporto, Draghi racchiude un vero e proprio programma di riforme per l’UE, che descrive come un momento di cambiamento radicale o di lenta agonia per il blocco, toccando temi cruciali quali la concorrenza, l’energia e l’innovazione.

Prima di assumere la guida dell’FMI, Georgieva è stata commissaria europea dal 2010 al 2016.

“Sono stato commissaria e so cosa vuol dire. Se non ti viene data piena autorità, è molto difficile ottenere risultati concreti”, ha aggiunto. “Quando si guarda al mercato unico, è troppo diviso tra il Consiglio e i vari commissari che lo gestiscono”.

Mentre il Consiglio europeo, che rappresenta i 27 Stati membri, definisce la linea politica, la Commissione ne garantisce l’attuazione.

Georgieva ha fatto riferimento al modello Barnier durante i negoziati sulla Brexit.

All’epoca, Michel Barnier, politico francese con oltre cinquant’anni di esperienza, era stato nominato capo negoziatore dell’UE per la Brexit. Ha condotto i negoziati per conto del blocco, gestendo le trattative direttamente con i mediatori britannici e centralizzando il processo decisionale.

Secondo Georgieva, il modello Barnier ha funzionato perché “era una sola persona, con pieno accesso ai capi di Stato e a tutte le risorse della Commissione, e ha condotto i negoziati in modo diretto. Alla fine, tutti gli Stati membri hanno goduto dei risultati ottenuti”.

Dalla pubblicazione del rapporto Draghi lo scorso anno, l’ex governatore della Banca d’Italia è emerso come la voce più autorevole in Europa. I suoi discorsi sono seguiti con attenzione dai capi di Stato e suscitano grande risonanza negli ambienti diplomatici e all’interno della Commissione europea.

Draghi ha criticato il modo in cui l’UE ha condotto i negoziati commerciali. Da tempo sostiene che l’UE dovrebbe comportarsi come uno Stato federale in ambiti chiave come la difesa, e ha espresso frustrazione per il ruolo secondario dell’Europa nella diplomazia internazionale, dall’Ucraina al Medio Oriente.

Georgieva, dal canto suo, ha elogiato la leadership europea per aver evitato un’escalation della guerra commerciale innescata dal governo degli Stati Uniti dopo il cosiddetto “Liberation Day” di aprile, quando l’amministrazione Trump ha introdotto dazi unilaterali su vasta scala.

Nel corso dell’estate, l’UE ha accettato un accordo che fissava i dazi sulle esportazioni europee al 15%, considerandolo il male minore e sostenendo che un’aliquota unica e fissa avrebbe garantito certezza a imprese e consumatori. L’accordo ha causato una forte polemica politica dopo che la Commissione è stata accusata di “capitolare” a scapito degli interessi europei e a vantaggio degli Stati Uniti.

Georgieva ha espresso un parere contrario.

“Il mondo sarebbe precipitato in una spirale di ritorsioni”, ha affermato. “Se confrontiamo le aliquote annunciate durante il ‘Liberation Day’ con quelle effettive di oggi, queste ultime sono molto più basse. Evitare una guerra commerciale è stato ciò che ha salvato l’economia globale”.


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