Bosnia: Dodik promulga legge su divieto degli organi statali, è crisi politica

Il presidente della Republika Srpska (Rs), entità a maggioranza serba della Bosnia-Erzegovina, Milorad Dodik, ha introdotto nuove leggi per vietare l'attività di istituzioni statali del governo centrale bosniaco nella Republika.
Gli atti, precedentemente adottati dall'Assemblea nazionale della Rs, sono arrivati in risposta alla sentenza di primo grado emessa mercoledì scorso dal Tribunale statale della Bosnia-Erzegovina contro Dodik, provocando una crisi politica nel Paese.
Le leggi erano state adottate a fine febbraio dal parlamento dell'entità, in reazione alla condanna di Dodik a un anno di reclusione e sei di interdizione da ogni attività politica per disobbedienza alle delibere dell'Alto rappresentante internazionale in Bosnia-Erzegovina.
Bosnia: ricorso all'Alta Corte su legge 'secessionista' Dodik
La decisione del leader serbo-bosniaco Milorad Dodik di promulgare le leggi sul divieto dell'attività degli organi centrali giudiziari e di polizia bosniaci sul territorio della Republika Srpska è stata contestata con ricorso alla Corte costituzionale di Bosnia-Erzegovina. A rivolgersi all'Alta Corte sono stati il membro bosgnacco musulmano in seno alla presidenza tripartita bosniaca Denis Becirovic, il presidente della Camera dei rappresentanti in seno al parlamento federale bosniaco Denis Zvizdic, e il vicepresidente della Camera dei Popoli (l'altro ramo del parlamento) Kemal Ademovic, entrambi anch'essi di etnia bosgnacca musulmana.
Nel ricorso si sollecita una valutazione sulla costituzionalità della legge promulgata da Dodik e che entrerà in vigore venerdì. La norma è stata definita "secessionista" e frutto di un "colpo di stato" dalla dirigenza centrale a Sarajevo e dai rappresentanti della Federazione croato-musulmana, l'altra entità della Bosnia-Erzegovina. La Procura di Bosnia-Erzegovina da parte sua ha annunciato l'avvio di indagini sul reato di sospetto attacco all'ordine costituzionale.
Ue: leggi di Dodik minano l'ordine costituzionale in Bosnia
"Gli atti giuridici adottati il 27 febbraio 2025 dall'Assemblea nazionale della Repubblica Srpska e firmati dal presidente il 5 marzo 2025 minano l'ordine costituzionale e giuridico della Bosnia-Erzegovina e la funzionalità delle istituzioni del Paese e minacciano le libertà fondamentali dei cittadini. Queste azioni contraddicono gli impegni assunti dalla Bosnia-Erzegovina nel suo percorso verso l'Ue". Lo ha dichiarato un portavoce del Servizio europeo d'azione esterna (Seae), aggiungendo che "per difendere l'ordine costituzionale della Bosnia-Erzegovina si dovrebbero utilizzare tutti i rimedi giuridici interni".
La Rs "deve rispettare la Costituzione" e "le leggi del Paese, nonché le competenze e le decisioni delle istituzioni del Paese", ha osservato il portavoce, esortando la leadership della Rs ad "astenersi" e ad "abbandonare retoriche e azioni provocatorie e divisive". "Le pressioni politiche sui funzionari pubblici affinché lascino le istituzioni statali devono cessare", ha avvertito.
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