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In un posto di lavoro su quattro in Europa a decidere orari e salari è l'IA

Business • Oct 27, 2025, 6:45 AM
8 min de lecture
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Mentre l'intelligenza artificiale (IA) e gli strumenti di gestione algoritmica si diffondono nei luoghi di lavoro europei, i professionisti del settore sollecitano l'Unione europea a introdurre una nuova direttiva per salvaguardare i diritti dei lavoratori.

Decisioni assunte normalmente dai manager vengono sempre più automatizzate

Secondo uno studio condotto dall'agenzia di ricerca lituana Visionary Analytics per conto della Commissione europea, un quarto dei luoghi di lavoro europei utilizza algoritmi o IA per automatizzare decisioni lavorative normalmente assunte dai manager. Si prevede che questa quota "crescerà rapidamente nei prossimi dieci anni", avverte il rapporto.

Il rapporto afferma che gli strumenti sono utilizzati per le assunzioni, la programmazione delle attività lavorative, le indicazioni fornite ai lavoratori su come completare i loro compiti, il controllo e la valutazione dei lavoratori, soprattutto per coloro che lavorano con grandi piattaforme come Uber o Lyft.

Ora però il fenomeno si sta diffondendo anche nei lavori più tradizionali. Uno studio congiunto della Commissione europea e dell'Organizzazione internazionale del lavoro ha mostrato come il settore logistico francese utilizzi strumenti di pianificazione dei percorsi basati sull'intelligenza artificiale per fornire agli autisti informazioni come il traffico stradale e la posizione delle consegne in tempo reale, ma ha avvertito che ciò può portare a "un monitoraggio e una sorveglianza estesi dei lavoratori".

Il rischio di lavoratori sottoposti a vigilanza continua, perfino sulla loro salute mentale

La Confederazione europea dei sindacati (Ces) ha dichiarato che i suoi membri stanno lottando per negoziare accordi collettivi che garantiscano che i lavoratori siano a conoscenza degli algoritmi utilizzati nei loro luoghi di lavoro e del loro impatto. "È un argomento nuovo, impegnativo, e molti sindacati non hanno le competenze o le capacità per affrontarlo", ha dichiarato Tea Jarc, segretaria confederale della Ces, a Euronews Next.

Gli algoritmi diventeranno sempre più "pervasivi" sul lavoro. La gestione algoritmica può decidere le condizioni di lavoro di un dipendente, come gli orari, il salario, i turni e la valutazione delle prestazioni.

Jarc sottolinea come in alcuni casi gli algoritmi raccolgano anche dati che non dovrebbero, come quelli sulla salute mentale. Ha quindi aggiunto che le piattaforme tracciano i dipendenti anche quando si disconnettono. In molti casi, questi luoghi di lavoro stanno introducendo nuovi sistemi o metriche per misurare le prestazioni dei dipendenti "senza informare i sindacati" né i lavoratori, ha aggiunto.

"Nei prossimi anni algoritmi più sofisticati e più pervasivi sul lavoro"

Nella sua relazione, la Commissione ha affermato che la legislazione europea esistente si concentra su alcune questioni relative al luogo di lavoro interessate dalla gestione algoritmica, come l'intensità del lavoro, la trasparenza e la prevedibilità, ma che rimangono ancora alcune lacune, come la distinzione tra tempo di lavoro e tempo di riposo. "È ora che le aziende capiscano che non possono nascondere le decisioni di gestione dietro gli algoritmi", ha detto Jarc.

Alessio Bertolini, ricercatore presso l'Oxford Internet Institute nel Regno Unito, ha affermato che la gestione algoritmica esiste in qualche modo dagli anni Novanta, ma sta avendo una rinascita con la recente ondata di AI sul lavoro: "Quello che vedremo nei prossimi anni è solo una versione più sofisticata degli algoritmi, decisamente più pervasiva sul posto di lavoro", ha osservato.

I sindacati spesso non hanno i mezzi finanziari per assumere esperti di algoritmi

I dati di Uni Europa, sindacato che rappresenta più di 7 milioni di lavoratori nell'Unione europea, indicano che ci sono 23 accordi firmati in tutta Europa in cui si parla di gestione algoritmica. Tra i sindacati che hanno negoziato con successo questi accordi ci sono la Commissione dei lavoratori (Cooo) e l'Unione generale dei lavoratori (Ugt) in Spagna e la Federazione unita dei lavoratori (3F) in Danimarca.

Queste sigle hanno chiesto l'aiuto di esperti esterni per la loro stesura e dispongono di un budget adeguato per poterlo fare, ha sottolineato Jarc. Ma la maggior parte dei sindacati dell'Unione europea non dispone delle stesse risorse necessarie: "Temiamo che molti altri sindacati non abbiano i mezzi finanziari", ha osservato la sindacalista, sottolineando che gli esperti dovrebbero essere condivisi a livello transfrontaliero per aiutare le organizzazioni di lavoratori con meno risorse a mettere in atto gli accordi.

Anche per i lavoratori coperti da un contratto collettivo, Jarc ritiene che l'applicazione sia "molto bassa" e spesso dipenda dal fatto che i dipendenti si rivolgano alla direzione per chiedere maggiori informazioni su come potrebbero essere monitorati sul lavoro.

Secondo Jarc, qualsiasi aggiornamento della normativa sulla gestione algoritmica deve dare "più diritti collettivi" ai sindacati, in modo che possano intervenire in queste controversie e far rispettare i contratti collettivi sottoscritti.

I legislatori europei sono in ritardo

Finora, la normativa europea è limitata a coloro che lavorano nella gig economy per piattaforme popolari come Uber o Amazon, concordano Jarc e Bertolini. Nel 2024, l'Unione europea ha approvato la direttiva sui Lavoratori delle piattaforme, secondo la quale il personale "non può essere licenziato o allontanato sulla base di una decisione assunta da un algoritmo o da un sistema decisionale automatizzato".

Le leggi nazionali approvate dagli Stati membri in base alla direttiva garantiranno inoltre ai dipendenti il diritto alla supervisione umana di qualsiasi decisione presa da un algoritmo. Inoltre, si obbligano le aziende a dichiarare se e quando hanno apportato modifiche ai loro algoritmi.

Jarc e Bertolini hanno affermato che, sebbene la direttiva rappresenti un ottimo primo passo per coloro che lavorano per le piattaforme di Big Tech, è già un po' "datata" in quanto si rivolge solo a molti altri lavoratori. Entrambi indicano la necessità di una nuova direttiva della Commissione europea o emendamenti a quella esistente che garantiscano ai lavoratori dell'Ue la possibilità di rivedere qualsiasi decisione algoritmica presa dai loro dirigenti.

Perché occorre una normativa ad hoc

"Siamo in ritardo", ha dichiarato Jarc. "La tecnologia sta già prendendo il sopravvento... è già una realtà per milioni e milioni di lavoratori in tutta Europa, ma non viene regolamentata". Idealmente, la Ces chiede che ciò prenda la forma come una normativa ad hoc, da lanciare in concomitanza con l'iniziativa della Commissione europea Quality Job Roadmap entro la fine dell'anno. Si tratta di una delle raccomandazioni presentate alla Commissione europea da Andrzej Bula, relatore della commissione per l'occupazione e gli affari sociali, all'inizio di quest'anno.

Le norme generali sulla protezione dei dati (Gdpr) e la legge europea sull'intelligenza artificiale prevedono alcune disposizioni a tutela dei cittadini europei, come la possibilità di richiedere i dati in possesso delle aziende tecnologiche e la loro collocazione. Ma molto, appunto, resta da fare.


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