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Giornata mondiale contro l'AIDS: cronologia della lotta contro una delle epidemie più devastanti

Business • Dec 1, 2025, 6:01 AM
6 min de lecture
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Ogni anno dal 1988, scienziati, medici, famiglie e attivisti di tutto il mondo celebrano la Giornata mondiale contro l'AIDS il primo dicembre per ricordare le vittime dell'epidemia di HIV/AIDS e promuovere gli sforzi per porvi fine.

Dall'inizio della crisi, circa 44,1 milioni di persone nel mondo sono morte per cause legate all'HIV (virus dell'immunodeficienza umana), il virus che provoca l'AIDS (sindrome da immunodeficienza acquisita). Circa 91,4 milioni di persone sono state infettate dall'HIV.

Nonostante i grandi progressi scientifici nella prevenzione e nel trattamento dell'HIV negli ultimi decenni, gli esperti di salute globale hanno avvertito che i recenti tagli ai finanziamenti da parte dei Paesi ricchi potrebbero provocare una recrudescenza nelle regioni più colpite.

In occasione della 37ª Giornata mondiale contro l'AIDS, ecco otto tappe fondamentali nella lotta a una delle epidemie più devastanti della storia.

1981: primi casi segnalati

A giugno le autorità sanitarie statunitensi segnalarono una misteriosa malattia che colpiva un gruppo di giovani uomini gay, precedentemente sani, che sarebbero tutti morti. In breve furono identificati centinaia di altri casi, anche tra persone che usavano droghe, emofiliaci e pazienti sottoposti a trasfusioni di sangue.

Nel 1984 fu avviata la prima sorveglianza sull'AIDS in Europa e, alla fine del 1985, nel Regno Unito fu reso disponibile un test per l'HIV.

Fu l'inizio di quella che sarebbe stata conosciuta come l'epidemia di HIV/AIDS, destinata a impegnare la comunità scientifica e il mondo intero per decenni.

1996: una nuova terapia frena i decessi per AIDS

Dopo anni di tentativi, gli scienziati scoprirono che la terapia antiretrovirale altamente attiva (HAART), un cocktail di tre farmaci, era un trattamento molto efficace contro l'AIDS.

La HAART ripristina il sistema immunitario sopprimendo il virus, rallentando la progressione dall'HIV all'AIDS. Le terapie antiretrovirali hanno trasformato la diagnosi di HIV da una condanna a morte a una malattia cronica gestibile, per chi poteva permettersela.

Di conseguenza, i decessi legati all'AIDS sono diminuiti sensibilmente nei Paesi con accesso alle cure. Nel frattempo, il numero di persone che vivono con l'HIV è aumentato, complice l'incremento dei test e delle diagnosi e la continua diffusione del virus.

2003: nasce PEPFAR

Gli Stati Uniti lanciarono il President’s Emergency Plan for AIDS Relief (PEPFAR), inizialmente un piano quinquennale da 15 miliardi di dollari (13 miliardi di euro) per combattere l'HIV/AIDS nei Paesi con un forte carico di malattia.

Nel 2025 gli sono stati attribuiti più di 26 milioni di vite salvate in 50 Paesi, rendendolo il più grande programma di salute globale dedicato a una singola malattia mai realizzato.

2011: gli antiretrovirali prevengono la trasmissione dell'HIV

Durante una conferenza a Roma, gli scienziati annunciarono che i farmaci antiretrovirali non servono solo a curare l'HIV: riducono anche in modo significativo il rischio che una persona con HIV trasmetta il virus a un partner sessuale sieronegativo.

2012: primo farmaco PrEP approvato per ridurre il rischio di infezione da HIV

Le autorità statunitensi approvarono Truvada per la profilassi pre-esposizione (PrEP), seguite dall'Unione europea nel 2016.

La PrEP è una pillola quotidiana per le persone a maggior rischio di infezione da HIV – come uomini gay e bisessuali, persone trans e lavoratori del sesso – che riduce la probabilità di contrarre il virus. Gli studi mostrano che può ridurre il rischio di trasmissione sessuale di circa il 99 per cento e quello legato a iniezioni di circa il 74 per cento.

Insieme, antiretrovirali e PrEP hanno cambiato la traiettoria dell'epidemia di HIV nei Paesi ricchi. Nel Regno Unito, per esempio, hanno fatto crollare le nuove diagnosi di HIV tra uomini gay e bisessuali di due terzi tra il 2015 e il 2020.

2020: sfide nell'ampliare prevenzione e cura dell'HIV

Nel 2014 il Programma delle Nazioni Unite su HIV/AIDS (UNAIDS) fissò per il 2020 l'obiettivo che il 90 per cento delle persone con HIV nel mondo conoscesse il proprio stato sierologico, fosse in terapia antiretrovirale e avesse la carica virale soppressa. Due anni dopo l'Assemblea generale dell'ONU adottò questi obiettivi, noti come 90-90-90.

Secondo UNAIDS, raggiungere questo traguardo permetterebbe di porre fine all'epidemia entro il 2030.

La Svezia è stato il primo Paese a raggiungere questi obiettivi nel 2016. Ma nel 2020 solo 19 Paesi nel mondo li avevano centrati del tutto o quasi.

2024: l'iniezione PrEP semestrale considerata un punto di svolta

Gli studi hanno mostrato che una singola iniezione del farmaco antiretrovirale lenacapavir può proteggere dall'HIV per sei mesi alla volta, rispetto ai due mesi del precedente farmaco.

L'UE ha approvato l'iniezione l'anno successivo e i gruppi internazionali si sono subito mobilitati per portare versioni generiche a prezzi accessibili del farmaco nei Paesi a basso reddito nel 2027.

2025: i tagli ai finanziamenti minacciano i progressi

Quest'anno i servizi per l'HIV sono stati interrotti in molti Paesi poiché gli Stati Uniti hanno improvvisamente congelato o ritirato gli aiuti all'estero. Anche Paesi europei, incluso il Regno Unito, Germania e Francia, hanno inoltre tagliato i finanziamenti alla salute globale quest'anno.

Gli esperti di salute globale hanno avvertito che questi tagli rischiano di vanificare anni di lavoro contro l'HIV/AIDS e altre crisi sanitarie di lungo periodo, come malaria e tubercolosi (TB).

Oggi si stima che 40,8 milioni di persone vivano con l'HIV nel mondo e che l'anno scorso il virus abbia causato circa 630.000 morti. Il continente africano è il più colpito e rappresenta oltre due terzi di tutti i casi.

Questo testo è stato tradotto con l'aiuto dell'intelligenza artificiale. Segnala un problema : [feedback-articles-it@euronews.com].