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Spotify nella bufera: artisti boicottano la piattaforma per i legami del Ceo con l’industria bellica

• Jul 30, 2025, 11:04 AM
8 min de lecture
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Il gruppo psych-rock australiano King Gizzard & the Lizard Wizard è l’ultima band ad abbandonare Spotify, in segno di protesta contro i legami dell’amministratore delegato Daniel Ek con l’industria bellica, in particolare per i suoi investimenti in un’azienda di tecnologia militare basata sull’intelligenza artificiale.

Ek è co-fondatore della società di investimenti Prima Materia, che ha investito in modo massiccio in Helsing, un’azienda tedesca che sviluppa soluzioni di IA per l’uso in guerra, inclusi droni autonomi. Secondo il Financial Times, Prima Materia ha guidato un round di finanziamento da 600 milioni di euro per Helsing, e aveva già sostenuto l’azienda prima dell’invasione russa dell’Ucraina nel 2022.

La notizia ha scatenato reazioni forti nel mondo della musica: diversi artisti hanno dichiarato di non voler essere associati a una piattaforma i cui profitti finiscono indirettamente nel settore militare.

Stu Mackenzie dei King Gizzard & The Lizard Wizard si esibisce al Fox Theatre, il 19 novembre 2024, ad Atlanta, Georgia, Usa
Stu Mackenzie dei King Gizzard & The Lizard Wizard si esibisce al Fox Theatre, il 19 novembre 2024, ad Atlanta, Georgia, Usa Credit: AP Photo

I King Gizzard & the Lizard Wizard, noti per brani come “Work This Time” e “Robot Stop”, hanno rimosso quasi tutta la loro discografia da Spotify, lasciando solo alcune pubblicazioni per via di vincoli contrattuali. Hanno annunciato la decisione su Instagram, spiegando che i nuovi demo sono disponibili “ovunque tranne che su Spotify”, e concludendo con un esplicito: “f*** Spotify”.

Anche altri artisti si sono uniti alla protesta. Il gruppo indie americano Deerhoof ha affermato di non voler che la propria “musica uccida delle persone”, definendo Spotify una “truffa di estrazione dati”. Il gruppo rock sperimentale Xiu Xiu ha descritto la piattaforma come “un portale di armageddon nel buco dell’immondizia” e ha invitato i fan a cancellare l’abbonamento.

Le proteste si aggiungono a un crescente malcontento nei confronti della piattaforma di streaming. Di recente, Spotify è stata criticata per aver concesso il badge di "artista verificato" a Velvet Sundown, una band interamente generata dall’intelligenza artificiale, capace di ottenere milioni di ascolti.

Il giornalista culturale di Euronews, David Mouriquand, ha definito l’episodio “un primo esempio di fratelli tecnologici autocratici che cercano di ridurre la creazione umana a semplici algoritmi, progettati per sradicare l’arte”. E ha aggiunto: “Quando gli artisti sollevano preoccupazioni legittime sull’uso dell’IA in un mondo dominato dalla tecnologia, e sull’impiego delle loro opere per addestrare strumenti automatizzati, operazioni come questa suonano completamente fuori tono. Peggio ancora: moralmente spudorate”.

Spotify ha dichiarato nel suo rapporto Loud & Clear 2024 di aver versato oltre 10 miliardi di dollari (circa 9,2 miliardi di euro) all’industria musicale solo quest’anno. Tuttavia, i critici sostengono che la maggior parte di questi ricavi finisca nelle mani di un ristretto numero di grandi etichette e artisti, mentre la stragrande maggioranza dei musicisti continua a essere sottopagata e sfruttata.

La musicista islandese Björk ha riassunto così il malessere diffuso: “Spotify è probabilmente la cosa peggiore che sia capitata ai musicisti”.