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Come mantenere un rapporto sano con il cibo anche durante le feste natalizie

• Dec 22, 2025, 2:41 PM
4 min de lecture
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Durante il periodo natalizio, nelle conversazioni, sui social media e nelle pubblicità iniziano a circolare numerosi messaggi sul "recupero dopo gli eccessi". Ovvero su diete miracolose e sui piani detox. Per molte persone, d'altra parte, questo momento dell'anno non porta solo festeggiamenti, ma anche sensi di colpa, necessità di controllo e un rapporto teso con il cibo. Anche prima di sedersi a tavola.

Tuttavia, sempre più specialisti propongono un'alternativa più realistica e sana: smettere di pensare al cibo come a una punizione o a una prova di forza di volontà e iniziare a considerarlo come parte della cura di sé.

Il problema non è il Natale, ma la cultura della dieta

La nutrizionista e imprenditrice Olga Alejandre, autrice di "The beauty of being you" e fondatrice della piattaforma Obylagom, sostiene che il problema non sia in ciò che si mangia in pochi giorni specifici, insignificanti se paragonati al cibo che si consuma per un anno intero, ma nella costante pressione nel controllare il proprio corpo e la propria alimentazione.

Alejandre, specializzata in disturbi alimentari e rapporto con il cibo, riassume il suo approccio con un'idea chiara: "Non crediamo nelle diete o nelle restrizioni", ma in un metodo "a lungo termine" che integri anche fattori come il riposo, l'autostima e il rapporto con lo sport.

Come spiega la dottoressa, le festività natalizie spesso innescano un circolo vizioso ben noto: restrizione calorica prima del Natale, permissivismo durante i festeggiamenti e sensi di colpa o punizioni dopo. Un sistema che, lungi dal migliorare la salute, può deteriorare il rapporto con il cibo e aumentare l'ansia. "La restrizione porta sempre a una sensazione positiva, un falso senso di controllo", avverte la dottoressa.

Prendersi cura di sé senza diete o sensi di colpa

Alejandre sottolinea che migliorare il rapporto con il cibo non significa mangiare meno né eliminare il cibo: piuttosto imparare ad ascoltare il corpo, rispettando la fame e la sazietà e riducendo il rumore mentale intorno al cibo.

Uno dei pilastri di questo approccio è smettere di etichettare gli alimenti come "buoni" o "cattivi", una dicotomia che si intensifica soprattutto in questo periodo dell'anno. Il torrone, gli altri dolci o i grandi pasti in famiglia non devono diventare, appunto, una fonte automatica di sensi di colpa. "Non tutto è bianco o nero", insiste la nutrizionista.

Evitare le restrizioni "a priori"

L'esperta mette in guardia da un errore comune: tagliare i pasti prima della cena di Natale per "arrivare affamati". Secondo la sua esperienza, questo tende a produrre l'effetto opposto: più ansia e meno piacere.

"Se ci limitiamo, poi perdiamo il controllo", riassume. E si concentra su un concetto pratico: la sazietà come protezione. "È come un firewall", spiega: quando arriviamo a un pasto con la fame accumulata, è più probabile che mangiamo velocemente, con senso di colpa e senza registrare ciò che vogliamo davvero.

Normalizzare gli alimenti ed evitare "detox" e diete estreme

Un'altra strategia consiste nel normalizzare consapevolmente e in modo pianificato alcuni dei dolci o dei cibi che generano più desiderio in questo periodo dell'anno, anziché vietarli fino al giorno della festa. L'obiettivo non è dunque di "mangiare per il gusto di mangiare", ma di "togliere peso emotivo" a quel cibo.

Dopo le feste, Alejandre sconsiglia inoltre il digiuno, il famoso "detox" e le diete estreme. L'obiettivo è tornare alla calma: pasti regolari, riposo, un po' di organizzazione e routine realistiche facili da sostenere nel tempo. "Quanto più la normalità è garantita, tanto più facile sarà trovare l'equilibrio", afferma l'esperta.

È bene poi ricordare che "il Natale è un momento di connessione e divertimento". Ridurre il tutto al conteggio delle calorie, avverte l'esperta, spesso ha ripercussioni sulla salute mentale.

Inoltre, la nutrizionista ricorda l'importanza di cercare un aiuto professionale, se necessario: "Se c'è un rapporto compromesso con il cibo, per quanto si cerchi di goderselo senza sensi di colpa, sarà difficile farlo se non ci si è lavorato prima". In questi casi, sottolinea l'autrice, un supporto professionale "sarà la chiave".


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