Israele, riunione gabinetto su occupazione Gaza, Netanyahu: non annetteremo la Striscia

La riunione del gabinetto politico di sicurezza israeliano oper discutere del piano di occupazione della Striscia di Gaza è in corso a Gerusalemme.
Il primo ministro Benyamin Netanyahu dovrebbe chiedere l'approvazione del gabinetto per ordinare all'Idf di occupare completamente la Striscia e che il gabinetto autorizzi lui e il ministro della Difesa Israel Katz a prendere decisioni sulle modalità di occupazione. Una prospettiva che incontra forti resistenze interne, comprese le critiche del capo di Stato Maggiore dell’Idf.
La riunione si tiene in un momento di forte indignazione internazionale per la situazione umanitaria a Gaza, dove le agenzie delle Nazioni Unite hanno lanciato l’allarme carestia.
In un'intervità rilasciata giovedì a Fox News Netanyahu ha detto che Israele non annetterà Gaza. A gestire la Striscia sarà "un governo civile" che non abbia nulla a che fare con Hamas.
"Vogliamo creare un perimetro di sicurezza", ha spiegato il primo ministro israeliano, poi consegnare Gaza "a forze arabe che lo governeranno correttamente, senza minacciarci, e che assicureranno agli abitanti di Gaza una buona qualità di vita".
Netanyahu ha incontrato questa settimana i suoi consiglieri più fidati e funzionari della sicurezza dopo lo stallo dei colloqui per il cessate il fuoco del mese scorso.
Un funzionario israeliano, che ha chiesto di restare anonimo, ha dichiarato che il gabinetto prevede un lungo dibattito per approvare un piano militare esteso, volto a conquistare le aree di Gaza ancora fuori dal controllo israeliano. Secondo la stessa fonte, ogni operazione approvata verrebbe attuata gradualmente per aumentare la pressione su Hamas.
Tale mossa rischia però di alimentare nuove condanne internazionali, in un momento in cui Gaza si trova sull’orlo di una catastrofe umanitaria.
Resistenze interne nell’Idf
Anche il capo di Stato Maggiore dell’Idf, il tenente generale Eyal Zamir, si è espresso contro l’ipotesi di un'occupazione. Zamir ha avvertito che il piano potrebbe mettere a rischio la vita degli ostaggi e sovraccaricare ulteriormente l’esercito israeliano.
"La cultura del disaccordo è parte integrante della nostra storia e dell’Idf", ha detto Zamir in dichiarazioni ufficiali. "Continueremo a esprimere le nostre posizioni in modo indipendente e professionale".
Negli ultimi giorni, il capo di Stato Maggiore dell'Idf Zamir ha avuto più di uno scontro diretto con il gabinetto di sicurezza, portando Netanyahu a scrivere su X che chi si oppone ai piani può scegliere di dimettersi.
Zamir ha replicato: "Non si tratta di teoria, ma di vita o di morte. Guardiamo negli occhi i nostri soldati e i cittadini quando prendiamo queste decisioni".
Ha aggiunto che l’Idf si sta avvicinando alle fasi finali della guerra contro Hamas: "Intendiamo sconfiggere e far crollare Hamas, ma senza dimenticare i nostri ostaggi. Faremo tutto il possibile per riportarli a casa".
L’appello delle famiglie degli ostaggi
I timori che una nuova offensiva possa mettere in pericolo gli ostaggi sono condivisi anche dalle loro famiglie.
Giovedì mattina, quasi due dozzine di familiari hanno salpato in barca dal sud di Israele verso il confine marittimo con Gaza, trasmettendo messaggi ai loro cari nella Striscia e protestando contro i piani di Netanyahu.
Yehuda Cohen, padre del soldato Nimrod Cohen, ha accusato il primo ministro di prolungare la guerra per motivi politici: "Netanyahu lavora solo per se stesso. Chiediamo alla comunità internazionale di fermarlo e salvare nostro figlio".
Denunce da parte di Ong internazionali
Sempre giovedì, due grandi organizzazioni umanitarie hanno pubblicato rapporti critici nei confronti delle azioni israeliane a Gaza.
Human Rights Watch (Hrw) ha chiesto la sospensione dei trasferimenti di armi a Israele, dopo che un’indagine ha escluso la presenza di obiettivi militari nei bombardamenti su due scuole palestinesi nel 2024, in cui morirono almeno 49 persone.
Le scuole colpite furono la scuola femminile Khadija a Deir al-Balah, il 27 luglio, e la scuola al-Zeitoun C a Gaza City, il 21 settembre.
Medici Senza Frontiere (Msf) ha invece accusato i punti di distribuzione alimentare della Gaza Humanitarian Foundation (Ghf) di aver causato "uccisioni orchestrate" anziché portare soccorso.
Secondo l’Onu, oltre 850 persone sono morte negli ultimi due mesi vicino ai siti Ghf. Msf, che gestisce due cliniche nelle vicinanze, ha dichiarato di aver trattato quasi 1.400 feriti tra il 7 giugno e il 20 luglio, inclusi 28 decessi all’arrivo.
La Ghf non ha commentato immediatamente, ma ha in passato affermato che i suoi appaltatori non hanno aperto il fuoco su civili.
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