Siria, nella conferenza di Hassakeh le minoranze chiedono uno Stato decentralizzato e pluralista

Venerdì centinaia di rappresentanti dei vari gruppi etnici e religiosi siriani hanno chiesto la formazione di uno Stato decentralizzato e la stesura di una nuova Costituzione che garantisca il pluralismo religioso, culturale ed etnico.
La dichiarazione è giunta al termine di una conferenza di una giornata in cui circa 400 rappresentanti delle minoranze etniche e religiose siriane si sono riuniti nel tentativo di affermare i diritti delle loro comunità in un quadro politico incerto, dopo la caduta del presidente Bashar al-Assad.
La transizione guidata dal presidente ad interim Abu Mohammad al Jolani. ex leader del ramo di al-Qaeda in Siria, comprenderà le elezioni previste per settembre e l'eventuale stesura di una costituzione, un processo che potrebbe richiedere anni.
Il post-Assad è stato finora contrassegnato da numerosi episodi di violenza contro le minoranze, che sollevano non pochi timori per il futuro.
Nelle loro dichiarazioni, i rappresentanti delle minoranze hanno condannato i recenti atti di violenza compiuti da uomini armati filogovernativi contro le minoranze del Paese, principalmente alawiti, drusi e cristiani, sostenendo che si tratta di crimini contro l'umanità.
La conferenza di Hassakeh chiede uno stato pluralista
Ghazal Ghazal, leader spirituale della minoranza alawita siriana, ha affermato che l'ideologia estremista in Siria si sta imponendo. Ha chiesto la creazione di un sistema decentrato o federale nel Paese per proteggere i diritti religiosi e culturali di tutte le componenti del popolo siriano.
La conferenza si è tenuta a Hassakeh, una città del nord-est della Siria sotto il controllo delle Forze Democratiche Siriane (Sdf) guidate dai curdi e sostenute dagli Stati Uniti.
Elham Ahmad, un alto funzionario dell'amministrazione autonoma nel nord-est della Siria, ha dichiarato che spera di veder emergere una Siria costruita sul pluralismo culturale ed etnico. "Questa conferenza invia un messaggio di pace civile e di riconciliazione nazionale", ha dichiarato.
Le violenze contro le minoranze che hanno fatto seguito alla caduta della dinastia al-Assad, hanno causato centinaia di vittime, provocando scosse in tutto il Paese. Si sono verificate nonostante le promesse di Al-Jolani, secondo cui tutti i siriani sarebbero stati trattati in modo equo.
Hakemat Habib, uno degli organizzatori della conferenza, ha affermato che i governi centrali e i "regimi tirannici" degli ultimi decenni hanno fallito e che uno Stato democratico e decentralizzato condiviso da tutti i siriani è l'unico modo per procedere.
"L'identità siriana comprende tutti i siriani", ha affermato.
Il leader spirituale druso Sheikh Hikmat Al-Hijri, i cui combattenti si sono scontrati con uomini armati filogovernativi il mese scorso, ha detto alla conferenza in un discorso televisivo che "il pluralismo non è una minaccia ma un tesoro che rafforza l'unità".
Sempre venerdì, un comandante di primo piano delle Sdf, Sipan Hamo, ha criticato il governo di al-Sharaa accusandolo di continuare la decennale "dittatura" siriana.
In un'intervista rilasciata a un media locale, Hamo ha dichiarato che l'Sdf vuole unirsi all'esercito nazionale, ma il governo di al-Sharaa non dà speranza per uno Stato democratico.
Il governo provvisorio di Damasco non ha commentato la conferenza.
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