Gaza, Israele valuta proposta di cessate il fuoco: il Qatar parla di “risposta positiva” di Hamas

Mentre gli attacchi israeliani su Gaza non si fermano, Israele ha dichiarato di stare valutando quella che il Qatar, nel suo ruolo di mediatore, ha definito una “risposta positiva” di Hamas a una proposta di cessate il fuoco.
Il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majid al-Ansari, ha spiegato che l’intesa in discussione è “quasi identica” a quella presentata in precedenza dall’inviato statunitense Steve Witkoff e accettata da Israele in una fase preliminare.
Tuttavia, Israele non ha ancora fornito una risposta ufficiale.
L’accordo prevedrebbe una tregua di 60 giorni, il rilascio di alcuni ostaggi israeliani in cambio della liberazione di centinaia di prigionieri palestinesi, l’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia e colloqui volti a raggiungere un cessate il fuoco duraturo.
Israele, però, insiste sul fatto che la guerra continuerà fino alla restituzione di tutti gli ostaggi e al disarmo di Hamas.
Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha affermato che la minaccia di una possibile occupazione della città di Gaza ha spinto Hamas a tornare al tavolo dei negoziati.
La crisi umanitaria
All’inizio del mese, il premier Benjamin Netanyahu aveva annunciato l’intenzione di occupare Gaza City e altre aree densamente popolate, un’azione che rischierebbe di aggravare la crisi umanitaria.
Nel frattempo, gli ospedali di Gaza continuano a ricevere decine di vittime a causa degli attacchi. Martedì sono stati registrati i corpi di 34 palestinesi, tra cui donne e bambini. Un raid aereo ha ucciso una famiglia di cinque persone in una tenda a Muwasi, mentre altre nove persone sono morte tentando di raggiungere i convogli di aiuti.
Secondo testimoni e funzionari sanitari, le forze israeliane hanno ucciso centinaia di civili che si accalcavano ai punti di distribuzione di cibo e beni di prima necessità da quando, a maggio, è stato parzialmente allentato il blocco sulla Striscia.
L’Onu avverte che gli aiuti che entrano a Gaza non bastano per prevenire una crisi alimentare diffusa. “Il rischio di morire di fame è ovunque a Gaza. È la conseguenza diretta della politica israeliana di bloccare gli aiuti”, ha dichiarato Thameen Al-Kheetan, portavoce dell’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani.
Secondo i dati delle Nazioni Unite, nella Striscia si registrano già morti per fame, inclusi bambini, aggravando ulteriormente una crisi umanitaria senza precedenti.
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