Taiwan, non passa il referendum sul riavvio del nucleare nonostante il rischio di blocco della Cina

Sabato a Taiwan si è tenuto un referendum sul riavvio dell'ultima centrale nucleare del Paese, a seguito di un'iniziativa dell'opposizione.
Ha vinto il no e dunque la centrale nucleare di Ma'anshan, chiusa tre mesi fa, non riaprirà, ponendo fine alla produzione atomica nell'isola.
Per passare il referendum aveva bisogno di almeno 5 milioni di sì fermatisi invece a 4,3 milioni.
Il presidente Lai Ching-te ha dichiarato di rispettare il risultato e di comprendere "le aspettative della società in merito a diverse opzioni energetiche".
"La sicurezza nucleare è una questione scientifica e non può essere risolta con un singolo voto", ha detto Lai, il cui Partito Democratico Progressista si è opposto alla riapertura di Ma'anshan in assenza di garanzie di sicurezza e di una soluzione per lo smaltimento dei rifiuti.
Era favorevole il principale partito di opposizione, il Kuomintang, convinto che la continuità dell'approvvigionamento energetico fosse necessaria per la sicurezza nazionale.
Il dibattito sul nucleare a Taiwan prima del referendum
Prima del referendum, si sono tenuti sei dibattiti pubblici che hanno dato agli elettori l'opportunità di ascoltare le opinioni a favore e contro l'uso dell'energia nucleare.
I critici argomentavano che sarebbe stato pericoloso riavviare la centrale, perché si trova in una zona a rischio sismico. Le preoccupazioni per la sicurezza sono fortemente aumentate dal disastro del 2011 alla centrale di Fukushima in Giappone.
Per gli oppositori inoltre Ma'anshan copriva solo una minima parte del fabbisogno energetico dell'isola.
I sostenitori del nucleare avevano messo in guardia invece dalla completa dipendenza energetica di Taiwan dalle importazioni energetiche che potrebbero essere paralizzate da un blocco cinese.
Inoltre, il fabbisogno energetico taiwanese è in continuo aumento per via dell'industria dei chip che alimentano tecnologia e intelligenza artificiale, di cui l'isola è leader a livello mondiale.
La maggior parte dell'energia locale viene da combustibili fossili, con il gas naturale liquefatto (Gnl) che ha rappresentato nel 2024 il 42,4 per cento del mix nazionale e il carbone il 39,3 per cento, mentre le rinnovabili si sono attestate all'11,6 per cento, ben al di sotto dell'obiettivo governativo del 20.
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