"Imperativo morale ed etico": i portoghesi si uniscono alla missione umanitaria Flotilla verso Gaza

La deputata e leader del Blocco di Sinistra, Mariana Mortágua, l'attivista Miguel Duarte e l'attrice Sofia Aparício formeranno l'equipaggio portoghese che prenderà parte alla Global Sumud Flotilla, la missione umanitaria che salperà per la Striscia di Gaza nel tentativo di portare aiuti umanitari, coinvolgendo decine di imbarcazioni e attivisti da oltre 40 Paesi.
"Israele impedisce al cibo di raggiungere i bambini che muoiono di fame a Gaza. Rompere questo blocco umanitario non è solo legale dal punto di vista del diritto internazionale, ma è anche un imperativo morale ed etico", ha dichiarato Mortágua.
La deputata portoghese ritiene che l'immunità diplomatica, di cui gode grazie alla sua carica politica, possa essere utile per il successo della missione, nonché per la sicurezza e il benessere degli occupanti della nave.
"Come parlamentare, la protezione diplomatica di cui dispongo è utile per questa missione. Questo è uno dei motivi per cui ritengo importante partecipare, in modo da poter usare questo status per proteggere la missione, rompere l'assedio e aiutare le imbarcazioni a raggiungere Gaza", ha spiegato la coordinatrice del Blocco di Sinistra durante una conferenza stampa.
La questione della sicurezza è una delle più controverse, soprattutto dopo che l'ultima missione della Flotilla, a cui ha preso parte anche l'attivista svedese Greta Thunberg, è finita per essere intercettata dalle forze israeliane, con diversi occupanti che hanno accettato la deportazione nei rispettivi Paesi.
La delegazione portoghese che ora vuole prendere il mare verso il Medio Oriente ha informato della missione il premier e il ministro e degli Affari Esteri. I tre occupanti hanno avanzato delle richieste minime al governo di Lisbona.
"Fare ogni sforzo possibile per garantire la nostra sicurezza e quella degli aiuti umanitari che stiamo portando a Gaza, questo lo considero il minimo indispensabile", ha spiegato Miguel Duarte a Euronews.
Su un piano più ampio, l'attivista spiega che è necessario che lo Stato portoghese "tagli le relazioni commerciali e i legami diplomatici con Israele, applichi immediatamente le sanzioni e rifiuti assolutamente qualsiasi tipo di contratto con le aziende israeliane, in particolare quelle che producono armi".
Queste sono richieste che applica al resto del mondo e che sono anche parte del motivo per cui fa parte della missione umanitaria della Flotilla.
Il ministro degli Esteri, Paulo Rangel, ha criticato la presunta inazione del partito Blocco di Sinistra sulla questione di Gaza durante gli anni del governo socialista.
"Il Bloco de Esquerda (Blocco di Sinistra), che sta partecipando a questa causa umanitaria - che è certamente lodevole - queste persone hanno avuto un'influenza sul governo socialista per sei anni. Un'influenza decisiva. E hanno fatto qualcosa? Cosa hanno fatto? È facile parlare quando si è fuori. Ma quando si è al governo, queste persone non lo fanno", ha detto.
"Ciò che ci motiva non è la garanzia di successo, ma l'assoluta necessità di ciò che stiamo facendo"
Le possibilità di successo della missione sono scarse.
"La cosa più probabile, viste le recenti missioni, è che non ci venga nemmeno permesso di raggiungere Gaza. In altre parole, quello che è successo negli ultimi anni è che le flotte si avvicinano a Gaza e vengono intercettate dall'esercito israeliano, l'equipaggio viene catturato illegalmente dall'esercito e le persone vengono deportate e, cosa più importante, gli aiuti umanitari non raggiungono Gaza nella maggior parte dei casi", spiega Miguel Duarte, descrivendo lo scenario più probabile e quello che si è verificato nelle missioni precedenti.
Nonostante ciò, c'è ottimismo tra gli occupanti, soprattutto grazie alla portata dell'operazione."Speriamo di riuscire a rompere il blocco perché si tratta della più grande flotta di imbarcazioni che cercherà di raggiungere Gaza", dice l'attivista.
La Global Sumud Flotilla comprenderà decine di imbarcazioni con delegazioni provenienti da oltre 40 Paesi.
"La società civile non è mai stata mobilitata a tal punto in una di queste missioni, quindi abbiamo qualche speranza di riuscire, e in particolare di aprire un corridoio umanitario che possa poi essere utilizzato per alleviare, anche solo un po', le sofferenze del popolo palestinese", ha detto.
Per quanto riguarda il suo stato d'animo, Miguel dice di essere impaziente di affrontare la missione umanitaria, rafforzando la mobilitazione della società civile per la situazione nella Striscia di Gaza. I risultati? Lo vedremo, ma le motivazioni vanno oltre.
"Penso che ciò che ci motiva non sia la garanzia di successo, né la sicurezza del viaggio, ma l'assoluta necessità di ciò che stiamo facendo", cocnlude.
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