Francesca Albanese nel mirino: causa per diffamazione da gruppi pro Israele negli Usa

Il National jewish advocacy centre (Njac) ha annunciato di aver intentato una causa federale per diffamazione contro Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani nei territori palestinesi occupati. L'azione legale è stata avviata dopo che Albanese ha accusato alcune organizzazioni cristiane statunitensi di finanziare quello che ha definito un "genocidio" a Gaza.
Nel suo rapporto del giugno 2025, intitolato From Economy of Occupation to Economy of Genocide ("Dall'economia dell'occupazione all'economia del genocidio"), Albanese ha elencato tra i presunti finanziatori del conflitto le organizzazioni caritatevoli cristiane, tra cui Christian friends of Israeli communities (Cfoic) e Christians for Israel Usa (C4I Usa).
Secondo il rapporto, le loro donazioni contribuirebbero a progetti di sostegno agli insediamenti israeliani, tra cui la formazione di coloni estremisti. Albanese ha dichiarato che queste organizzazioni "sono state a lungo coinvolte nel sostegno all'occupazione coloniale" e continuano a "sostenere, beneficiare e normalizzare un sistema economico legato al genocidio".
Il Njac ha definito le accuse "false e antisemite", sostenendo che il rapporto non è una difesa dei diritti umani ma una campagna sistematica di diffamazione. Le due organizzazioni cristiane coinvolte hanno risposto con fermezza, dichiarando che le accuse mettono a rischio il loro personale e i loro donatori.
In una dichiarazione congiunta, hanno affermato: "La nostra missione è semplice: mettere in contatto i cristiani con le comunità ebraiche in Israele e promuovere la fraternità. Non permetteremo alle menzogne e all'antisemitismo di metterci a tacere".
Nel contesto internazionale, l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, ha dichiarato che la Striscia di Gaza è diventata un "cimitero" a causa delle "sistematiche violazioni israeliane", dalle uccisioni dirette al blocco dell'accesso umanitario.
Turk ha invitato la comunità internazionale ad "agire con urgenza per fermare la carneficina", ricordando la sentenza della Corte internazionale di giustizia (Cig) di gennaio che ha obbligato Israele a prendere provvedimenti per prevenire il genocidio. La Corte sta attualmente esaminando nuovi fascicoli che includono testimonianze e fatti che dimostrano che ciò che sta accadendo a Gaza va oltre i crimini di guerra, fino a diventare un "vero e proprio genocidio".
La catastrofe umanitarie a Gaza
Sul terreno, la catastrofe umanitaria continua: interi quartieri sono stati rasi al suolo, migliaia di famiglie sono state sfollate con la forza in cerca di un riparo che non esiste, e i sopravvissuti si rifugiano in campi sovraffollati che mancano delle più basilari necessità di vita come cibo, medicine e acqua pulita. Secondo il ministero della Sanità di Gaza, nelle ultime 24 ore sono arrivati negli ospedali di Gaza 83 corpi e 223 nuovi feriti, portando il bilancio della guerra israeliana dal 7 ottobre 2023 a 64.605 morti e 163.319 feriti.
Questo caso solleva interrogativi sulla libertà di espressione degli esperti Onu e sul conflitto tra la protezione dei diritti umani e le pressioni politiche internazionali. Mentre alcuni vedono nelle azioni di Albanese una difesa dei diritti dei palestinesi, altri le contestano come un attacco unilaterale a Israele. La comunità internazionale continua a monitorare da vicino gli sviluppi di questa vicenda.
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