L'Assemblea generale Onu vota a favore della soluzione a due Stati per Israele e Palestina

Venerdì l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha appoggiato a larga maggioranza una soluzione non vincolante a favore di una soluzione a due Stati per Israele e Palestina, poche ore dopo che il primo ministro Benjamin Netanyahu aveva respinto l'idea di uno Stato palestinese.

Dei 193 membri dell'organismo mondiale, 142 Paesi hanno votato a favore della Dichiarazione di New York, 10 contro e 12 si sono astenuti.

Cosa prevede la risoluzione a due Stati

La risoluzione, presentata da Francia e Arabia Saudita, prevede che l'Autorità Palestinese governi e controlli tutto il territorio palestinese, con un comitato amministrativo transitorio istituito immediatamente dopo il cessate il fuoco a Gaza.

"Hamas deve porre fine al suo dominio a Gaza e consegnare le sue armi all'Autorità Palestinese", si legge nella dichiarazione, aggiungendo che deve anche liberare tutti gli ostaggi.

Suggerisce inoltre l'invio di una missione sostenuta dalle Nazioni Unite per proteggere i civili palestinesi e fornire garanzie di sicurezza sia ai civili palestinesi che a quelli israeliani, sostenere il trasferimento pacifico del governo all'Autorità palestinese e monitorare il cessate il fuoco e un futuro accordo di pace.

Il documento di sette pagine condanna "gli attacchi commessi da Hamas contro i civili" nel sud di Israele il 7 ottobre 2023, quando i militanti guidati da Hamas hanno ucciso circa 1.200 persone, molte delle quali civili, e hanno preso 250 ostaggi. Di questi, 50 sono ancora trattenuti, tra cui circa 20 che si ritiene siano vivi.

Il documento condanna anche gli attacchi di Israele contro i civili e le infrastrutture civili a Gaza e il suo "assedio e la fame, che hanno prodotto una devastante catastrofe umanitaria e una crisi di protezione". Dopo il 7 ottobre, la successiva offensiva israeliana ha ucciso fino a oggi più di 64.000 palestinesi, per lo più donne e bambini, secondo il ministero della Salute di Gaza, la cui cifra non distingue tra combattenti e civili. Le cifre sono ripetutamente citate dalle istituzioni internazionali, come le Nazioni Unite.

Ampie zone di Gaza sono state rase al suolo e la maggior parte degli oltre 2 milioni di abitanti del territorio sono stati sfollati. Le Nazioni Unite hanno dichiarato che la carestia si sta verificando nel governatorato di Gaza e prevedono che si estenderà a Deir al Balah e Khan Younis entro la fine del mese.

Uno Stato palestinese come "componente essenziale e indispensabile" per la soluzione a due Stati

Infine, la dichiarazione invita i Paesi a riconoscere lo Stato di Palestina, in quella che definisce una "componente essenziale e indispensabile" per raggiungere una soluzione a due Stati.

Senza fare nomi, ma con un chiaro riferimento a Israele, il documento recita: "Le azioni unilaterali illegali costituiscono una minaccia esistenziale alla realizzazione dello Stato indipendente della Palestina".

All'inizio di questo mese, il Belgio ha annunciato che si sarebbe unito al Regno Unito e alla Francia nel riconoscere uno Stato palestinese e nel corso della riunione annuale dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. I palestinesi sperano che almeno altri 10 Paesi riconoscano lo Stato di Palestina, aggiungendosi agli oltre 145 Paesi che già lo riconoscono.

L'ambasciatore palestinese alle Nazioni Unite, Riyah Mansour, ha dichiarato che il sostegno della maggioranza alla risoluzione indica "il desiderio di quasi tutti, della comunità internazionale, di aprire la porta all'opzione della pace".

Senza nominare Israele, ha detto: "Invitiamo una parte che sta ancora spingendo l'opzione della guerra e della distruzione, e i tentativi di eliminare il popolo palestinese e di rubare la sua terra, ad ascoltare il suono della ragione, il suono della logica di affrontare la questione in modo pacifico, e per il messaggio schiacciante che è risuonato in questa Assemblea Generale oggi".

La reazione di Israele e Usa alla risoluzione

Israele ha respinto la risoluzione venerdì scorso, sostenendo che essa avvantaggia solo Hamas.

"Questa dichiarazione unilaterale non sarà ricordata come un passo verso la pace, ma solo come un altro gesto vuoto che indebolisce la credibilità di questa Assemblea", ha dichiarato l'ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite Danny Danon.

Durante una visita a un insediamento israeliano nella Cisgiordania occupata, il premier Netanyahu ha confermato di non volere uno Stato palestinese, "questo posto appartiene a noi", ha dichiarato.

Il più stretto alleato di Israele, gli Stati Uniti, si è opposto, con il consigliere della missione statunitense Morgan Ortagus che l'ha definita una "trovata pubblicitaria sbagliata e inopportuna che mina i seri sforzi diplomatici per porre fine al conflitto".