Israele avanza su Gaza city con tank e raid aerei, ministro Katz: "Gaza brucia"

La nuova offensiva di terra su Gaza City, annunciata da giorni dal governo di Israele, è partita nelle prime ore di martedì con carri armati, aerei ed elicotteri. "Gaza sta bruciando" ha scritto il ministro della Difesa, Israel Katz.
"Abbiamo avviato un'intensa operazione a Gaza", ha confermato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ''lo Stato di Israele si trova in un momento cruciale, oggi stanno accadendo cose molto importanti''.
L'avanzata militare per il controllo completo del nord della Striscia è cominciata da settimane, con bombardamenti su Jabalyia e Beit Hanoun e le prime incursioni in quartieri della principale città del territorio palestinese. Le autorità militari israeliane avevano invitato a più riprese la popolazione di Gaza city ad evacuare.
L'intensificarsi delle operazioni di martedì segna tuttavia l'attacco massiccio annunciato e arriva a poche ore dagli incontri a Gerusalemme tra il premier Benyamin Netanyahu con il segretario di Stato americano, Marco Rubio e nonostante le condanne e gli ammonimenti lanciati a Israele da decine di leader arabi e islamici riuniti a Doha.
Secondo il sito statunitense Axios, Rubio non ha frenato l'operazione di terra ma ha chiesto al premier israeliano che sia attuata rapidamente.
Gaza city sotto attacco, la popolazione scappa
Il bilancio delle vittime degli attacchi israeliani di martedì è salito a 41 di cui 31 a Gaza City, secondo fonti ospedaliere e media palestinesi. Alcune testimonianze parlano di diverse vittime in abitazioni bombardate nella zona nord della città di Gaza.
In un altro attacco ha preso di mira il campo profughi di Al-Shati, nella parte occidentale della città di Gaza. L'attacco, effettuato con due missili, ha causato più di 15 feriti, per lo più donne e bambini.
Residenti della città hanno testimoniato all'emittente qatarina, Al Jazeera, di bombardamenti “intensi e incessanti” nel centro urbano, mentre migliaia di persone fuggono verso il sud della Striscia.
L'esercito israeliano (Forze di difesa israeliane, o Idf nell'acronimo inglese) afferma che circa 300mila palestinesi hanno già lasciato la città nelle ultime settimane, ma le Nazioni Unite stimano che centinaia di migliaia di persone siano ancora a Gaza city.
I vertici militari israeliani vogliono eliminare i miliziani di Hamas che si sono riorganizzati nel nord della Striscia, dove ritengono sia tenuta la cinquantina di ostaggi ancora in mano ai miliziani, di cui meno della metà vivi.
Per questo l'avanzata è stata preceduta dalla distruzione sistematica di edifici, in particolare di decine di grattacieli, a Gaza City.
Il gruppo armato palestinese ha emesso un comunicato in cui accusa Netanyahu della "piena responsabilità della vita dei suoi prigionieri nella Striscia di Gaza" e il presidente Usa, Donald Trump, di "palese parzialità" e di avere una "responsabilità diretta'' dell'escalation del conflitto con il suo sostegno a Israele.
Inchiesta Onu: "Israele sta commettendo un genocidio a Gaza"
Gli investigatori incaricati dalle Nazioni Unite di accertare quanto accaduto a Gaza dall'ottobre 2023 hanno stabilito che Israele ha commesso un "genocidio" a Gaza con "l'intento di distruggere i palestinesi" presenti nel territorio.
"Siamo giunti alla conclusione che a Gaza si sta verificando un genocidio e che la responsabilità ricade sullo Stato di Israele", ha dichiarato martedì Navi Pillay, a capo della Commissione d'inchiesta internazionale indipendente Onu.
Per gli esperti Israele ha messo in atto quattro azioni che configurano questo crimine: uccidere membri del gruppo nazionale; causare gravi danni fisici o mentali ai membri del gruppo; infliggere deliberatamente condizioni di vita volte a provocarne la distruzione fisica, totale o parziale; e misure volte a impedire le nascite.
Il rapporto accusa il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il presidente Isaac Herzog e l'ex ministro della Difesa Yoah Gallant di avere "incitato al genocidio" nella Striscia di Gaza.
L'elemento dell'intento genocidario è essenziale per configurare il crimine di genocidio, dal momento che è una fattispecie che va prevenuta.
La stessa Corte di Giustizia internazionale, intervenuta nel caso intentato dal Sud Africa contro Israele, ha stabilito che quest'ultimo ha posto in essere tutte le condizioni per questo crimine chiedendo alle autorità israeliane di fermare immediatamente le operazioni militari.
Le conclusioni della commissione indipendente non costituiscono una posizione dell'Onu fino all'adozione formale da parte degli organi ufficiali.
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