Gli inquirenti dell'Onu: a Gaza Israele sta commettendo un genocidio contro i palestinesi

«Israele sta commettendo un genocidio». A giungere a tale conclusione, senza appello, è stata la commissione d’inchiesta del Consiglio dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite, in un rapporto pubblicato martedì 16 settembre.
"Siamo giunti alla conclusione che a Gaza si sta verificando un genocidio e che la responsabilità ricade sullo Stato di Israele", ha dichiarato Navi Pillay, a capo della Commissione d'inchiesta internazionale indipendente.
Gli atti commessi da Israele a Gaza coincidono con la definizione ufficiale di genocidio
Il rapporto in questione è estremamente dettagliato: gli inquirenti dell’Onu hanno mostrato come il conflitto abbia provocato appunto un “genocidio”, secondo la definizione contenuta da una convenzione adottata nel 1948 dagli Stati membri, all’indomani della Seconda guerra mondiale e della Shoah.
Nello specifico, il documento indica la fattispecie come “un crimine commesso con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”.
L’intento, in questo caso, secondo gli investigatori delle Nazioni Unite, è stato quello di distruggere il popolo palestinese.
In particolare attraverso quattro azioni specifiche: uccidere membri del gruppo nazionale; causare gravi danni fisici o mentali ai membri del gruppo; infliggere deliberatamente condizioni di vita volte a provocarne la distruzione fisica, totale o parziale; misure volte a impedire le nascite.
Ad essi si aggiunge un quinto parametro, quello della deportazione di bambini da un gruppo all’altro: si tratta del solo a non essere stato ravvisato dagli esperti dell’Onu.
“È chiaro che l'intenzione è di distruggere i palestinesi”
“È chiaro che esiste l'intenzione di distruggere i palestinesi nella Striscia di Gaza attraverso atti che rispondono ai criteri fissati dalla convenzione”, ha aggiunto Pillay.
Il cui rapporto sottolinea come l’83 per cento delle vittime sia costituita da civili, a causa dei bombardamenti su abitazioni e una “politica sistematica” di distruzione del sistema sanitario.
Le forze israeliane avrebbero inoltre tendenza a colpire i bambini “con l’intenzione di ucciderli”, scrivono gli inquirenti.
Il rapporto accusa in particolare il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il presidente Isaac Herzog e l'ex ministro della Difesa Yoav Gallant di avere "incitato al genocidio" nella Striscia di Gaza.
Sapendo che l’elemento dell'intento è essenziale per configurare il crimine, dal momento che è una fattispecie che va prevenuta.
Già la Corte di Giustizia internazionale aveva chiesto a Israele misure preventive
La stessa Corte di Giustizia internazionale, intervenuta nel caso intentato dal Sudafrica contro Israele, ha stabilito che lo Stato ebraico ha posto in essere tutte le condizioni affinché si possa considerare la configurazione di tale crimine, e ha chiesto per questo alle autorità di Tel Aviv di fermare immediatamente le operazioni militari.
La stessa Corte aveva chiesto, all’inizio del 2024, di adottare alcune misure volte proprio a prevenire un genocidio, dopo essere stata adita dal governo di Pretoria. Lo Stato ebraico, però, non lo ha fatto, secondo l’Onu.
Per questo ora la commissione d’inchiesta raccomanda di cessare le politiche che causano la fame a Gaza, di fermare l’assedio sul territorio, di assicurare l’ingresso di aiuti umanitari, delle Ong e delle agenzie internazionali come l’Unrwa.
Chiesto lo stop alle attività della Gaza Humanitarian Foundation
Si chiede inoltre di “porre fine immediatamente alle attività della Gaza Humanitarian Foundation”, la struttura sostenuta da Israele e Stati Uniti che distribuisce (pochi) aiuti umanitari in condizioni prive di sicurezza per la popolazione palestinese: sono più di 1.400 i civili morti mentre si trovavano in fila nel disperato tentativo di ottenere cibo e beni di prima necessità.
Le conclusioni della commissione indipendente non costituiscono una posizione dell'Onu fino all'adozione formale da parte degli organi ufficiali. Ma rappresentano senz’altro un elemento estremamente rilevante dal punto di vista politico nei confronti del governo di Israele e del suo esercito.
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