Papa Leone: "Su Gaza Israele non ascolta nemmeno gli Stati Uniti"

"La parola genocidio viene usata sempre più spesso per Gaza. Ufficialmente, la Santa Sede non ritiene che si possa fare alcuna dichiarazione in merito in questo momento". Lo ha affermato Papa Leone XIV nel libro-intervista di Elise Ann Allen, pubblicato oggi in Perù con il titolo "León XIV: ciudadano del mundo, misionero del siglo XXI".
Il pontefice si è detto "preoccupato" per la situazione nella Striscia di Gaza, soprattutto vista l'inefficacia delle pressioni degli Usa su Israele. "Nonostante alcune dichiarazioni molto chiare del governo degli Stati Uniti, recentemente del presidente Trump, non c'è stata una risposta chiara in termini di ricerca di modi efficaci per alleviare le sofferenze della popolazione, degli innocenti di Gaza, e questo è ovviamente motivo di grande preoccupazione", ha detto Prevost.
"È così orribile vedere le immagini che vediamo in televisione, speriamo che qualcosa cambi la situazione", ha aggiunto il Papa.
Nella biografia pubblicata da Penguin Perù, il pontefice si è espresso anche sull'immigrazione, la comunità Lgbtq+, i rapporti con la Cina e la pedofilia. Ecco cosa ha detto.
Il Papa sui migranti: "sono preoccupato per ciò che accade negli Stati Uniti"
"Negli Stati Uniti stanno accadendo alcune cose che destano preoccupazione", ha detto Prevost, originario di Chicago, in riferimento al trattamento dei migranti nel paese.
"A volte le decisioni vengono prese più in base all'economia che alla dignità umana e al sostegno umano", ha sottolineato il Papa, "ma dobbiamo continuare a sfidare e a sollevare alcune questioni e a individuare il modo migliore per farlo".
Su Trump: "Leadership della Chiesa negli Usa si impegni con lui"
Sulle dinamiche politiche statunitensi, Prevost è stato particolarmente cauto. "Non ho alcuna intenzione di immischiarmi nella politica di parte", ha dichiarato.
In riferimento al presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, Prevost ha delegato l'impegno a dialogare con l'ex tycoon alla "leadership della Chiesa negli Stati Uniti", pur dicendosi pronto di intervenire personalmente su argomenti specifici.
Trump ha recentemente affermato di non avere intenzione di incontrare il Papa, anche se ha definito il fratello di Prevost "un bravo ragazzo" dopo averlo ricevuto alla Casa Bianca.
Sulla comunità Lgbtq+: "la dottrina della Chiesa non cambierà"
Papa Leone ha sottolineato che non ci sarà nessun cambiamento sulla posizione della Chiesa sulla comunità LgbqtGBTQ+ e sul matrimonio.
"Trovo altamente improbabile, certamente nel prossimo futuro, che la dottrina della Chiesa, in termini di ciò che insegna sulla sessualità, ciò che la Chiesa insegna sul matrimonio, cambierà", ha detto il pontefice.
La Chiesa è aperta a "tutti, tutti, tutti", ha detto Prevost, "Tutti sono invitati, ma io non invito una persona perché ha o non ha una specifica identità. Invito una persona perché è un figlio o una figlia di Dio".
La pedofilia è "una vera e propria crisi" per la Chiesa
Sul tema degli abusi sui minori, il Papa ha sottolineato che si tratta di "una vera e propria crisi" e che ci vorrà tempo perché la situazione è "difficile" e "le vittime devono essere trattate con grande rispetto".
Papa Leone ha però sollevato anche la questione delle false denunce: "Oltre il 90 per cento delle persone che si fanno avanti e muovono accuse sono autentiche vittime'', ma che ci sono state anche accuse false e che ad alcuni sacerdoti "è stata distrutta la vita".
"La questione degli abusi sessuali non può diventare il fulcro della Chiesa", ha affermato il Papa, "La stragrande maggioranza delle persone impegnate nella Chiesa, sacerdoti, vescovi e religiosi non ha mai abusato di nessuno".
I rapporti tra Chiesa e Cina sono in una "situazione molto difficile"
L'intervista ha coperto anche il capitolo Cina. "La situazione è molto difficile", ha dichiarato il Papa, che ha confermato di voler seguire la politica adottata già da Papa Francesco verso Pechino.
Con la Cina "a breve termine continuerò la politica che la Santa Sede ha seguito per alcuni anni", ha osservato Prevost.
Nessun cambiamento dunque nell'accordo tra Vaticano e Pechino del 2018, che prevede l'assenso da parte del governo cinese alla nomina dei vescovi nel paese. Prima dell'accordo, era Pechino a nominare i vescovi senza avere il consenso del Papa.
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