Putin firma un decreto per confiscare beni stranieri in Russia

Il Cremlino ha deciso di accelerare la confisca dei beni stranieri in Russia. Il presidente Vladimir Putin ha firmato un decreto che introduce un nuovo meccanismo di privatizzazione, con l’obiettivo di facilitare e velocizzare la vendita delle società russe ed estere. Secondo indiscrezioni riportate da Bloomberg, la mossa è una risposta diretta alle sanzioni occidentali e alle discussioni in corso nell’Unione europea sull’utilizzo delle riserve congelate della Banca centrale russa per sostenere l’Ucraina. Circa 200 miliardi di beni statali russi sono tuttora congelati nei Paesi europei.
Il decreto riduce a soli dieci giorni la fase di valutazione pre-vendita degli asset e affida alla Promsvyazbank, istituto di proprietà statale, la responsabilità delle transazioni. In questo modo, la registrazione della proprietà da parte dello Stato sarà molto più rapida rispetto al passato.
Le multinazionali straniere ancora in Russia nel mirino di Mosca
Nonostante centinaia di aziende occidentali abbiano abbandonato la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022, alcune grandi multinazionali continuano a operare nel Paese. Tra queste figurano UniCredit, Raiffeisen Bank International, PepsiCo e Mondelez International, potenziali bersagli delle nuove misure.
La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha definito i piani dell’Ue sui beni congelati “un banale furto”, assicurando che Mosca dispone di “un arsenale sufficiente di contromisure politiche ed economiche”. Anche il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha ribadito che la Russia agirà per “tutelare i propri interessi”.
Da Bruxelles è arrivata una replica immediata. Balázs Ujvári, portavoce della Commissione europea, ha chiarito che le misure dell’Ue si concentrano solo sui beni statali russi, mentre il decreto di Putin riguarda anche asset privati di aziende occidentali. “Monitoriamo con attenzione la situazione”, ha dichiarato, definendo le misure di Mosca “ingiuste”.
Secondo alcuni analisti, però, l’impatto reale delle confische potrebbe essere limitato. L’economista Tatyana Mikhailova ha osservato che molte proprietà delle imprese straniere sono già state sequestrate o poste sotto gestione temporanea: “Quali beni possono essere confiscati, ad esempio, a UniCredit e Raiffeisen? I conti? Le società hanno probabilmente già detto addio. Non ci saranno certo asset per centinaia di miliardi di dollari”.
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